12 - vivere trascinandosi con i gomiti

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«c-c'è qualcuno?» la corvina si fermò appena vide un'ombra tra l'erba alta. Era molto buio, era difficile quindi capire chi fosse la presenza con la sola luce lunare a illuminare il campo.
Kasai si irrigidì appena sentì quella voce vagamente familiare un po' in lontananza. Si voltò quindi verso Jikan con aria confusa e leggermente agitata. Cosa sarebbe successo se qualcuno al di fuori di lui avesse visto la Dea? Questo dubbio occupava irrimediabilmente la mente di Kasai da un po' di tempo, ma la Dea sorrise allo sguardo preoccupato del ragazzo.
«no, non ho fermato il tempo. Se lo avessi fatto anche il controllore si sarebbe fermato e non avremmo potuto vederlo; quando non fa nulla non si illumina. E comunque lei non può vedermi...» Kasai si rassicurò ricordandosi anche delle parole di Jikan di qualche minuto prima. Si alzò e guardò verso la direzione di Hikari per rassicurarla.
«sei Hikari, giusto?» quella voce non si sa perché era rimasta ben presente alle orecchie di Kasai, nemmeno lui ne conosceva la ragione.
«t-tu come sai che s-sono io?» disse lei preoccupata. Lei, al contrario di Kasai, non si ricordava molto bene la voce dell'altro e non si aspettava comunque nemmeno di trovarlo proprio lì.
«sono Kasai... Ti ricordi di me?» La mente di Hikari si illuminò e subito la ragazza andò verso il ragazzo.
«come mai qui?» domandò lei.
«potrei farti la stessa domanda» disse scherzosamente lui.
«beh potrei chiamare questo il mio "posto segreto" che tuttavia ormai non è più segreto» disse lei ridacchiando alla fine della frase.
«beh io volevo solo...» Kasai tentennò prima di rispondere, guardando nella direzione di Jikan che, tuttavia, era andata via di nascosto lasciando i due ragazzi da soli.
«volevo ammirare questa bellissima luna, è raro trovare il cielo così sereno e le stelle cosí brillanti nonostante l'inquimento luminoso...» il ragazzo sorrise e guardò la corvina che sorrise a sua volta timidamente.
«sai, spesso chi da motivazioni cosí precise sta mentendo...» Kasai sgranò gli occhi e guardò con stupore la ragazza accanto a lui che stava contemplando la splendida luna, quel giorno anche piú grande e luminosa del solito.
«c-c-cosa?!» Hikari ridacchiò dolcemente e provò a tranquillizzare il ragazzo.
«stavo scherzando, e comunque perché mai dovresti mentirmi?» la corvina continuò a ridere e Kasai tirò un sospiro di sollievo, questa proprio non se l'aspettava.
«comunque... "Posto segreto" hai detto? Come mai?» Hikari smise di ridere e abbassò lo sguardo facendo un sorriso amaro.
«ti risparmio la storia della piccola Hikari sognatrice, tanto so per certo che non interessa a nessuno...»
«Ti sbagli!» disse Kasai percependo la malinconia della ragazza e la sua bassa autostima.
«a me interessa invece» disse il rosso in modo dolce e la corvina ne rimase semplicemente sorpresa; apparte suo padre, nessuno si era mai interessato a lei, nemmeno le "amiche" che aveva avuto in passato.
«oh... Ecco... Venivo qui da piccolina con i miei genitori prima che mia madre... Impazzisse ecco. Ancora non ne conosco il motivo, volevo tanto bene a mia madre, ma quando avevo sette anni è letteralmente impazzita, ha tentato molte volte di suicidarsi e cosí l'hanno rinchiusa in un manicomio, sono arrivati addirittura alla camicia di forza... Ma quando venivamo tutti insieme qui era cosí bello... Questo posto, confinato da tutto, mi ha sempre messo molta speranza. Da quando mia madre è in manicomio nè io, nè mio padre e nemmeno i suoi famigliari e amici siamo potuti andare a farle visita, sarebbe troppo pericoloso, da quel momento quindi mio padre è caduto in depressione e esce pochissime volte da casa, tuttavia io continuo a venire qui, sognando come sarebbe stata la mia vita con ancora mia madre, con una vera famiglia... Con dei veri amici... Eccola la mia tragica storia...» Kasai non sapeva davvero cosa dire, era rimasto senza parole, non sentendosi nemmeno degno di stare accanto a una ragazza che aveva sofferto cosí tanto nonostante, forse, la storia del ragazzo fosse anche piú tragica, nel loro piccolo ovviamente.
«e tu?» disse Hikari riportando alla realtà il ragazzo.
«e io... Cosa?»
«la tua storia, c'è sicuramente un piccolo Kasai sognatore che aspetta solo di venire allo scoperto.» a quella affermazione il ragazzo rimase nuovamente sorpreso, in effetti era proprio come diceva lei, Kasai non aveva mai raccontato a altri i fatti della sua vita, gioie o dolori che siano stati e, forse, era venuto il momento di uscire allo scoperto e condividere la sua vita con qualcuno.
«ecco... In effetti qualcosa da raccontare ce l'ho anch'io... Da piccolo sono cresciuto con mia madre, mio padre aveva relazioni con moltissime donne e non c'era mai per me. Poi, però, mia madre è venuta a mancare. Avevo 15 anni, cosí mi ha cresciuto mia sorella. Lei era figlia di un'altra donna ma nostro padre è lo stesso, ma sua madre era una donna di mondo e l'ha abbandonata appena mia sorella, a 16 anni, ha trovato lavoro. Lei ha sempre lavorato per me, mi da sempre molti soldi per proseguire i miei studi, a cui lei tiene perché anche lei avrebbe voluto studiare... A causa di questo mi do da fare sia con l'università, sia con il lavoro part-time che sono riuscito a trovare, ma se mia sorella lo scoprisse mi farebbe una ramanzina di alcune ore...» il ragazzo ridacchiò alla fine della frase guardando Hikari negli occhi, la quale era ammirata dalla forza con cui lui e sua sorella avevano superato tutto.
«quindi... Ecco la mia storia...»
«direi che la mia in confronto è una passeggiata... Mi dispiace per te e tua sorella, vorrei aiutarvi, se posso»
«non devi dispiacerti, non è colpa tua, non devi nemmeno sentirti in debito e aiutarci, non preoccuparti per noi. Abbiamo superato tutto e continueremo a farlo... Per quanto riguarda te...»
«sai cosa si potrebbe fare? Darci a vicenda ciò che ci manca...»
«ovvero?» Hikari sorrise dolcemente e si mise proprio di fronte a Kasai.
«so che ci conosciamo da poco, ma in un modo molto semplice possiamo aiutarci a vicenda. A entrambi manca una cosa fondamentale: un vero amico. Beh, possiamo essere veri amici, no?» Kasai rimase sorpreso per la terza volta ma ricambió il sorriso della ragazza, quella non era per niente una brutta idea, anzi, tutt'altro.
«quindi, Kasai, vuoi essere mio amico?» Hikari tese la mano al ragazzo, che gliela strinse con sicurezza.
«certo che sí. Tu?»
«ovviamente!»

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