5 - scherzi del Destino

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«hey amico, tutto bene?» domandò preoccupato Koichi rivolgendosi a Kasai, il suo migliore amico.
«certo che sì, perché me lo chiedi?»
«beh sei un po' strano oggi... Sicuro che vada tutto bene?»
«sì. Comunque, cambiando discorso, sei riuscito a parlarle?»
«no... Non riesco mai a trovare un pretesto per parlarle... Non penso riuscirò mai a dichiararmi...»
«oh andiamo amico, vai lì e falle un complimento, così inizierete a parlare e tu ti dichiarerai appena ce ne sarà l'occasione»
«sì ma...»
«niente "ma", questa storia sta andando avanti già da troppo tempo per i miei gusti, devi solo farti avanti!»
«già, forse hai ragione» Koichi abbassò il viso per il leggero imbarazzo che stava provando a discutere su quell'argomento, poi si alzò dal tavolino della gelateria e salutò il suo migliore amico, incamminandosi verso casa.

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"Mhmh... Ma chi abbiamo qui? Koichi Arima, eh? Benvenuto carissimo, non aspettavo altro che conoscerti..."

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«Koichi? Amico? Rispondimi!» urlò Kasai in preda alla disperazione, inginocchiato accanto al corpo del ragazzo ormai deceduto mentre l'ambulanza, chiamata da un passante, stava finalmente arrivando. Il medico chirurgo con gli infermieri caricarono sulla barella Koichi e lo portarono velocemente in ospedale, nonostante avessero già capito che quel giovane non ce l'avrebbe fatta, anzi, era già ormai all'altro mondo; Nonostante la loro consapevolezza, tuttavia, nessuno disse nulla a Kasai, il quale era ancora in ginocchio, soffrendo alla vista dell'amico ridotto in fin di vita. "PERCHÉ ANCHE TU?? PERCHÉ???" continuava a domandarsi il rosso con le lacrime agli occhi, provando a convincere le guardie mediche a farlo salire sull'ambulanza con il suo amico, ma queste non cedettero e portarono velocemente il ragazzo biondo in ospedale, dove avrebbero fatto di tutto per salvarlo, nonostante ogni tentativo sarebbe stato vano. Kasai corse a casa sua e si buttò sul divano, portandosi all'orecchio l'orologio d'argento e concentrandosi per quanto poteva sul suono delle piccole lancette. E cosí Jikan apparve davanti al ragazzo, con aria triste rispetto al solito, anche se il giovane non ci fece caso.
«di cosa hai bisogno, Kasai?» domandò Jikan guardando il ragazzo in lacrime e disperato davanti a lei.
«IL TEMPO DI KOICHI È FINITO PER DAVVERO?» Jikan guardò confusa Kasai per poi chiudere gli occhi un secondo e riaprirli un attimo dopo.
«Koichi Arima?»
«SÍ!» La giovane richiuse gli occhi concentrandosi. Ad un certo punto Jikan iniziò a sudare freddo e si portò le mani sulla testa facendo una smorfia di dolore e strizzando gli occhi. Tirò poi un urlo gelido, che nessuno però avrebbe potuto sentire perchè tutti fermi e incoscenti. Alla fine del grido della ragazza, lei si portò la mano destra sulla parte destra della sua vita mentre appoggiò l'altra mano al pavimento, respirando faticosamente.
«s-sí» disse lei con il fiatone. «per lui è f-finita» continuò Jikan togliendo la mano dalla vita, la quale, stranamente, era intrisa di sangue che si dissolse in un attimo. Ma, anche di questo, Kasai non se ne accorse, era infatti disperato per la notizia appena ricevuta, cosí disperato da non riuscire nemmeno a piangere o urlare. Lui stava lí, fermo a fissare il vuoto, mentre Jikan, ancora leggermente sofferente, stava guardando il ragazzo con aria interrogativa; lei non sapeva cosa fosse per lui Koichi. A Kasai riemersero infatti tanti splendidi ricordi del suo passato, meravigliosi momenti, felici e spensierati con il suo unico vero amico, colui che lo aveva salvato da tutti gli incubi della vita e che era quasi sempre rimasto accanto a lui.
«ti serve altro?» domandò la Dea, sperando di poter tornare nel suo giardino. Ma Kasai continuava a fissare il vuoto, con la testa bassa sostenuta dalle sue mani che la stringevano; questo era l'unico sfogo che riusciva a far uscire da quel groviglio di emozioni incastrate tra loro. Jikan prese quel silenzio come un sí, lasciando solo il ragazzo e tornando sul suo pontile, vedendo una piccola goccia evaporare dallo specchio d'acqua.
"Certe cose le deve scoprire da solo" continuava a pensare Jikan, provando a giustificare le sue azioni.
"Certe cose si possono comprendere solo vivendole sulla propria pelle" pensò con fermezza provando a convincersi.
"Chi meglio di me può sapere questa cosa?!"
"Tu sei un'egoista Jikan" a sentire questa voce nella sua testa la dea sgranò gli occhi e cacciò un grido tagliente urlando «VATTENE VIA!» Con tutta la forza che aveva per poi cadere distrutta sul vecchio pontile di legno.
"So di essere un'egoista" Jikan iniziò a singhiozzare "non serve certo che me lo dica tu, Shūryō..."

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"Se lo sai davvero, cara Jikan, allora perchè non fai nulla per cambiare? Ti indebiti sempre con me e mi ripaghi fingendo, anche se in realtà ti stai servendo di qualcun'altro, un innocente che soffrirà soltanto per colpa tua e lo hai convinto a lavorare per te con la scusa più futile del mondo! Pensavo che tu fossi degna di essere quello che sei, invece mi sbagliavo. Ma comunque, staremo a vedere, hai ancora un anno intero, chissà se riuscirai a farmi cambiare idea..."

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"Certo che ce la farò" Jikan si tirò in piedi.
"Anche a costo di combattere contro di te!"

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«Papà, io sto impazzendo!» Hikari sbattè la porta di casa sua correndo da suo padre che stava cucinando la cena.
«È SUCCESSO ANCORA!»
«Continuo a dirti che devi riposarti! Vattene subito a riposare e guai a te se tocchi anche un solo piccolo e insignificante libro Hikari, ti rovinerai continuando cosí!» disse con fermezza il padre della corvina e sua figlia rimase stupefatta, non aveva mai visto Tatsuko cosí serio e severo, allora la ragazza, senza fiatare o controbattere, andò sul divano del suo salotto e si stese, provando a rilassarsi.
"Davvero non riesco a capire... Non è possibile che il tempo si fermi! Ma perché poi lo vedo solo io? Forse papà ha ragione, forse sto studiando troppo, anche se in realtà mi sembra un effetto un po' esagerato per essere del troppo studio... Forse sono pazza per davvero..." E Hikari si addormentò.

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«pronto?»
«buona sera, parlo con il signor Kasai Tamaka?»
«sí...»
«sono spiacente ma devo informarla che il signor Koichi Arima ci ha lascati, sembra che sia morto sul colpo a causa di una malformazione cardiaca che lo a portato a morte istantanea. Per quanto ne sappiamo, aveva prenotato una visita recentemente ma per un imprevisto qui in ospedale non è stato possibile riceverlo, dunque la visita era stata spostata al prossimo mese. Se solo avessimo saputo che la situazione si stava molto aggravando avremmo certamente potuto fare qualcosa in precedenza, mi dispiace davvero.»
«d'accordo, grazie per l'informazione» Kasai chiuse la telefonata prima che l'infermiere potesse dire nulla.
"La visita era fissata per il giorno del mio esame di statistica, alla stessa ora..." Il ragazzo abbassò la testa e si coprí il viso con le mani singhiozzando.
"Ecco cos'altro dovevo sapere" pensò lui piangendo.

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"E non è finita qui... Questa non era l'unica cosa che dovevi scoprire, Kasai..." Pensò Jikan guardando la scena dallo specchio d'acqua che formava il suo giardino.
"Questo è nulla in confronto..."

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