25 - verità nascoste

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I tre ragazzi erano seduti zitti nella stanza e i loro due prigionieri erano fermi, con la pistola sempre perennemente puntata alla tempia da Hikari. Kasai si teneva la testa tra le mani e Shiori non faceva che starsene lì, zitta, aspettando quando il rosso sarebbe esploso. Cosa che non sarebbe tardata ad accadere. Il ragazzo alzò la testa quasi sussurrando.
«con tutte le belle persone di cui eri circondata... Chi ti ha insegnato questo?» domandò a bassa voce. La bionda teneva sempre lo stesso sguardo privo di emozioni o sentimenti, parlando con tutta tranquillità.
«tutte le belle persone... Di cui ero circondata. Ormai morte, o lontane... Ero circondata da odio. Tu parli così perché tu... Non hai mai conosciuto... Mio padre.» il ragazzo guardò la sedicenne confuso, aveva sempre saputo che loro padre era scomparso e che nessuno lo aveva mai più visto... Eppure...
«i miei compagni di classe non mi hanno mai picchiata, io non sono mai caduta per terra per sbaglio... Io non sono mai stata maltrattata da persone di cui non mi fidavo... Fuori da scuola mio padre mi prendeva e mi picchiava, diceva che io ero un errore e che per farmi perdonare dovevo sentire e sopportare il dolore. Era giusto così. Diceva che Koichi era anche lui un errore ma avrebbe avuto una diversa punizione. Era giusto così. Papà ha ucciso Yuuji ma è giusto così. Io sono un errore, io devo sopportare il dolore.» continuò tranquillamente la ragazza fissando il vuoto. Kasai si alzò arrabbiato facendo cadere la sedia.

«li hai uccisi e... Non senti nessun rimorso? Hai spento delle vite e non ti senti nemmeno un po' in colpa?»


«no... In fondo... La morte non li farà soffrire più di quanto lo abbia fatto la vita... E il dolore... prima o poi passa...»


«ma tu... Come fai? Come fai a pensare a una cosa simile? Sei una persona viva sì o no?»


«chi lo sa... Sorridere non significa essere felici... Piangere non vuol dire essere tristi... Respirare non significa essere vivi...»

Shiori si girò e se ne andò via dalla stanza. Hikari provò a fermarla ma non fece in tempo. I giorni successivi non si fece più vedere da nessuno.

~~~

Jikan tornò all'assalto contro sua sorella sferrando un colpo con la spada, che la corvina parò con l'asta della falce.
«nostra madre non ti odiava, lei era solo preoccupata per te!»
«ti sbagli, lei mi odia da quando sono nata per colpa dei miei stupidi capelli neri, uguali a quelli di sua sorella!»
«la zia lasciala stare!»
«quella troia da cui ho preso il nome e che ha ucciso i suoi genitori dovrei ignorarla e fare finta di nulla?! Il fatto che nostra madre mi abbia chiamata come qualcuno che odia non significherebbe nulla?!»
«Shinju non odiava la zia Shūryō! La mamma non odiava nessuno!»
«che coraggio che hai a chiamarla zia! Sono lieta di vederla marcire nel Nulla Eterno!»
Shūryō respinse la spada di Jikan spingendola con la falce e facendo cadere indietro l'albina.
«vedo che il dolore non ti ferma» disse la corvina guardando compiaciuta la ferita sanguinante all'altezza dell'intestino di Jikan. L'albina si alzò da terra tornando in posizione di combattimento.
«ad un certo punto... Passa pure il dolore.» e così la ragazza scattò in avanti e sferrò un altro colpo verso la testa di Shūryō, il quale venne nuovamente parato dai riflessi pronti della corvina.
«la vostra stupida malattia che vi faceva diventare due dee del clan, e io il demone dal sangue di mio padre, tu e Shinju mi fate schifo!»
«stai parlando della tua famiglia!»
«purtroppo è così!» le due fecero un salto all'indietro in contemporanea e si guardarono negli occhi, drizzandosi sulla schiena.
«sarebbe stato meglio se Shinju fosse rimasta in Giappone e non fosse partita per la Scozia, noi non saremmo mai nate...»
«adesso non fare la melodrammatica Jikan. Tu non avresti dovuto nascere. Se così fosse stato avrei mantenuto una buona reputazione, ma la dolce e gentile bimba albina come la sua divina madre doveva nascere. La cara bambina sempre sorridente e entusiasta della vita dallo sguardo angelico e solare doveva arrivare. E allora la sua sorella dai capelli neri tormentata e depressa doveva cadere nell'oblio. Mi dispiace ma resto comunque fermamente convinta che quello che ho fatto sia più che giustificato.» Jikan abbassò lo sguardo e strinse i denti, iniziando a sentire il dolore al fianco bruciare sempre di più, era insopportabile. Strizzò gli occhi e strinse le mani all'impugnatura della spada, respirando a fatica. Se fosse stata viva sarebbe già morta, infatti...
«i-io... Non ero così felice e spensierata come sembravo...» disse a denti stretti cadendo in ginocchio.
«ah sì?» chiese beffarda Shūryō.
«mi stai dicendo che era tutta una farsa? Tsk, mi dispiace ma...» Shūryō avanzò in avanti e raggiunse sua sorella, estraendo un pugnale affilato dal fondo dell'asta della sua falce. Un pugnale da cui colava lo stesso liquido nero immateriale che colava dalla falce. Lo stesso liquido che poteva uccidere qualsiasi cosa, scomporre qualsiasi anima.
«tu sei mia sorella e ti conosco da quando sei nata» la corvina conficcò la lama del pugnale nella schiena di Jikan.
«quindi so che quando menti, le tue pupille si restringono.» Jikan inspirò e sospirò a fatica iniziando a vederci male, la vista si stava appannando, i contorni si sbiadivano, i rumori erano ovattati, le palpebre si facevano pesanti. L'albina si aggrappò all'abito della sorella, chinata davanti a sé, e le abbracciò le gambe.
«e... Se anche fosse come dici tu... Su una cosa ci puoi giurare... I-io... Ti volevo bene... Shūryō... Io voglio bene a mia sorella...» disse con un fil di voce Jikan, mentre una piccola e indifesa lacrima le solcava il viso dissolvendosi, mentre la sua figura iniziava a sbiadirsi, mentre i suoi occhi si chiudevano, mentre il suo respiro cessava, mentre il suo corpo cadeva nel vuoto.
Shūryō guardò impotente il taglio che si era fatta accidentalmente con il suo pugnale al polso. Quel liquido poteva uccidere qualsiasi cosa, scomporre qualsiasi anima. Anche la Dea della morte. La ragazza sorrise leggermente guardando il suo polso che iniziava pian piano a sbiadirsi. Si tolse la benda, rivelando un occhio completamente bianco, senza iride e senza pupilla.
«in fondo... Qualcosa di bianco... Lo avevo anche io...» e il suo corpo cadde nel vuoto. Si dissolse nel Nulla Eterno, accanto a quello di sua sorella.

"Non riusciamo proprio a non ucciderci a vicenda eh, sorellina?"

"Evidentemente non siamo fatte per esistere... Ma almeno, dopo un secolo abbiamo fatto pace..."

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