8 - chiudere gli occhi non vuol dire aver perso

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"cavolo non funziona!!" Pensò Kasai scuotendo l'orologio d'argento che stava provando ad ascoltare, nonostante il ticchettio era molto piú debole e lento rispetto al solito.
"Le sarà successo qualcosa?" Si domandò il ragazzo iniziando a preoccuparsi, accucciato in un angolino del giardino davanti alla corte dove si tenevano i processi.
«AHH PERCHÉ NON FUNZIONI???» il ragazzo urlò di getto attirando l'attenzione di tutti quelli che stavano passeggiando nel parco nell'arco di cinquanta metri, ma soprattutto l'attenzione di una ragazza dai capelli neri e lisci che stava casualmente passando proprio davanti alla panchina dietro alla quale il rosso era accucciato.
«qualche problema?» domandò curiosa la corvina rivolta a Kasai, notando qualcosa di familiare nel suo aspetto. Kasai intanto ridacchiò imbarazzato arrossendo leggermente per le attenzioni che la ragazza gli stava riservando.
«n-no ecco... Solo le batterie di questo piccolo orologio si stanno scaricando e l'ora è sbagliata hehe» Kasai, visibilmente imbarazzato si portò una mano dietro la testa sorridendo alla ragazza, che lo guardò stranita.
«beh non serve mica gridare per questo... Comunque sono le tre del pomeriggio...» la corvina stava ancora provando a capire dove avesse già visto quel ragazzo dai capelli rosso fuoco, ma ancora non riusciva a ricordarlo.
«beh grazie mille ma sai, ci tengo molto a questo orologio e se si dovesse rompere mi arrabbierei molto» il ragazzo era sempre piú imbarazzato soprattutto perché doveva sostenere lo sguardo della ragazza fisso su di lui intenta a capire dove lo avesse incontrato.
«se è cosí, mio padre fa l'orologiaio, se si dovesse rompere puoi tranquillamente portarlo a lui. Comunque io sono Hikari, piacere!» la corvina si presentò porgendo la mano al ragazzo, il quale gliela strinse ancora leggermente rosso in viso.
«io mi chiamo Kasai, piacere mio.» Hikari gli sorrise e i due si salutarono; Kasai tornò quindi a ascoltare il debole ticchettio dell'orologio cercando di far arrivare Jikan.

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La Dea del tempo stava lí, ferma immobile sdraiata sul suo pontile mentre fiumi di sangue le uscivano dalla vita e delle piccole e innocenti lacrime le solcavano le guance alla vista della grande quantità di acqua che stava evaporando senza che lei potesse fare nulla.
"Tutti loro stanno morendo... Per colpa mia..." Pensò Jikan provando sempre piú sconforto e dolore.
"Forse è meglio se... Ne pagassi ora le conseguenze..." La Dea stava per chiudere gli occhi quando la voce di Kasai che la chiamava giunse alle sue orecchie. Lei si alzò allora a fatica e pose le mani davanti a sè, sforzandosi per trasportarsi dove stava il ragazzo e intanto bloccare il tempo nell'universo.
"Se avessi saputo che sarebbe stato cosí difficile avrei trovato un altro modo per ripagare il debito..." Pensò la ragazza iniziando a dissolversi.

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Il ticchettio dell'orologio si fermò per un secondo, ma Kasai si concentrò sul debole suono dell'ultimo ticchettio e pensò insistentemente a Jikan, urlando il suo nome nella sua mente, e cosí, dopo qualche istante, la scheggia di luce apparve davanti a Kasai e tutto si fermò, subito dopo anche la Dea fece la sua comparsa.
Il viso di Kasai sbiancò, vedendo il corpetto del vestito di Jikan intriso di sangue e la ferita profonda della giovane donna aperta. L'albina vide immediatamente il viso pallido del giovane, tuttavia non sapeva davvero come tranquillizzarlo; in fondo come si poteva oggettivamente pensare che un taglio profondo e sanguinante potesse guarire senza lasciare traccia? Eppure era proprio cosí, quel taglio si sarebbe presto rimarginato, forse solo  un po' piú lentamente rispetto a tutte le altre volte. Il rosso guardò il viso sciupato e pallido oltre che sofferente della ragazza che si stava sforzando in un sorriso dolce, iniziando a tremare.
«ORA TU MI DICI CHE CAZZO SUCCEDE JIKAN!» urlò Kasai e Jikan rimase scossa dal comportamento protettivo e serio del ragazzo, non riusciva a capirne la ragione.
«non sono cose che ti riguardano Kasai. Tu hai già la tua vita a cui badare, quindi non preoccuparti per me.» disse la Dea con la massima risolutezza e tornando a usare il tono apatico del primo giorno che era andato scemando durante il tempo. Kasai si alzò in piedi mettendosi proprio davanti alla ragazza e guardandola dall'alto al basso con serietà, cosa che intimorí leggermente Jikan che però si mise ben dritta e guardò negli occhi del ragazzo con sicurezza.
«sarai anche una Dea, ma non puoi vietarmi di preoccuparmi per te»
«in ogni caso, Kasai, io sono solo il mezzo che hai per utilizzare il potere che ti ho dato, i tuoi interessi verso di me sono esclusivamente in questo contesto, e comunque sia io sono la Dea del tempo, non metterti contro di me» Jikan spinse Kasai indietro e il giovane non pose resistenza, leggermente arrossito per ciò che aveva colto dal discorso dell'albina, spesso e volentieri quel ragazzo legge tra le righe anche ciò che non è effettivamente scritto, ha un modo di comprendere gli altri tutto suo.
«dunque, ora vuoi dirmi cosa devo fare?» domandò Jikan facendo tornare Kasai con i piedi per terra.
«dovresti andare avanti di tre giorni.» disse il rosso abbassando lo sguardo ancora imbarazzato.
E cosí, Jikan fece nuovamente il rituale utilizzando la formula adeguata e riportando al giorno "giusto" il tempo, per poi andarsene senza dire nulla. Kasai era ancora scosso per la loro discussione ma andò presto a cercare sua sorella che, dato il cambiamento di giudice che era riuscito a causare durante il processo, avrebbe dovuto essere riuscita a farsi liberare indenne.

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«no ma io non ho parole davvero!!!!» Hikari era appena tornata a casa e, nonappena vide la data sul suo cellulare, tornata sul 7 Novembre, si buttò sul divano coprendosi il viso con le mani in segno di rassegnazione.
«PAPÀ!» Tatsuko raggiunse la figlia nel soggiorno domandandosi cosa le stesse succedendo ultimamente con molta preoccupazione.
«dimmi tesoro»
«papà io non ce la faccio piú!! Oggi era il 7 Novembre, poi è diventato misteriosamente il 4 e ora è tornato il 7!»
«ma tesoro, il 4 era tre giorni fa, e tre giorni fa tu mi avevi detto che era il 7»
«ma- Hikari si ricordò della discussione avvenuta con suo padre quella mattina, quindi il giorno era cambiato davvero, e la percezione dei giorni passati il padre ce l'aveva proprio come tutti, ma come era possibile? -non è possibile, allora il giorno è cambiato ed è tornato poi al giorno giusto...» la ragazza rimase a fissare il vuoto pensando a una possibile spiegazione per tutti quegli eventi che stavano accadendo in quel periodo.
«papà, giuro che non sono pazza, troverò una motivazione a tutto e allora capirai che non sono impazzita!» Hikari si alzò dal divano e si chiuse nella sua camera sbattendo la porta e lasciando suo padre interdetto, sempre piú preoccupato per sua figlia.

時間の庭 - Il Giardino Del TempoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora