6 - pelle graffiata

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«hai visite. Forza in piedi» la guardia in divisa aveva aperto la cella dove una donna con dei lunghi capelli biondi era rinchiusa, prendendo per un braccio lei e strattonandola con delicatezza inesistente verso il corridoio fuori dalla cella, ammanettandola.
«hey, non sai che non si tratta così una signora?» disse con voce innocente la donna guardando maliziosamente l'uomo che la stava ammanettando. Lui la guardò stizzito e facendo una smorfia di disgusto.
«stai zitta, Naomi» la donna fece un sorrisetto malizioso e una piccola risatina acida.
«allora, è il mio caro fratellino a farmi visita?» disse con voce da ubriaca ridendo mentre la guardia la spingeva dalla schiena per farla muovere.
«e tu non sei geloso?» chiese lei guardando verso l'uomo.
«tsk, perché mai dovrei esserlo?» disse lui con apatia e guardando altrove.
«da come mi tocchi ogni volta per farmi camminare si deducono molte cose sai?» disse lei fermandosi di colpo, cosi che l'uomo, distratto dalla situazione imbarazzante si scontrasse con la donna, non molto alta ma magra e slanciata e con l'uniforme del carcere strappata in punti definibili "strategici". Quella donna faceva cosí con tutti, con la sua follia riusciva a sedurre chiunque e a trascinarlo nelle sue grinfie, ecco come faceva a non farsi incarcerare dopo le sue malefatte, riusciva a sedurre pure il giudice, anche se a volte la corte riusciva a resistere e a far vincere la giustizia, ecco perchè questa volta era in carcere, anche se probabilmente l'avrebbero lasciata andare pur di non vederla nè sentirla piú, nonostante fosse lí da soli tre giorni: i detenuti si eccitavano ogni volta che la vedevano.
«comunque sí, c'è tuo fratello»
«awwwww chissà come sta il mio piccolo Kasaiiii, AAH mi manca tanto il mio fratelliiiinooooo» disse Naomi stiracchiandosi. La guardia tirò un sospiro di solievo non appena furono arrivati davanti alla porta dello stanzino dove si svolgevano le visite. I due entrarono nella stanza, ove era presente un tavolo di alluminio, due sedie dello stesso materiale e delle guardie armate appena fuori da ogni entrata. La guardia sbattè la detenuta nella stanza e lei si sedette su una sedia, mettendo i piedi sul tavolo. A quel punto fecero entrare Kasai e Naomi si alzò saltellando ad abbracciare il fratello con eccitazione.
«AWWWWW KASAI DA QUANTO TEMPO FRATELLINO MIOOOO» Urlò Naomi con voce stridula gettando le sue braccia al collo del ragazzo, che abbracciò la sorella dopo due mesi che non si vedevano.
«mi sei mancata anche tu ma cosí mi rompi i timpani» disse il ragazzo divertito sciogliendo l'abbraccio, mettendosi a sedere e facendo sedere la sorella.
«AAAH NON SAI DAVVERO QUANTO CI SI ANNOIA QUIIIII SONO TUTTI COSÍ NOIOSIIII» la voce acuta di Naomi faceva una cantilena che rimbombava nella vuota stanza rendendo il fatto di esserci dentro stressante e fastidioso.
«devi solo resistere un mesetto sorellona» Kasai fece un sorriso alla ragazza che si buttò sul tavolo sbuffando rumorosamente.
«che paaaaalleeeeeee noooon ho vooooglia di stare quiiiii»
«comunque... Non vuoi sapere perchè sono qui?» Naomi alzò la testa e fece un grande e dolce sorriso al fratello aprendo le braccia.
«MA È OVVIO CHE SEI VENUTO QUI PER LA TUA SORELLONA!!! TI VOGLIO TANTO BENE FRATELLINO MIOOO!!!» la ragazza chiuse gli occhi e si gongolò quando ricevette come risposta dal suo fratellino un sorriso e tirò tanti piccoli gridolini di felicità.
«beh sí anche ma non c'è solo questo hehe» Kasai adorava sua sorella, la verità è che voleva fare di tutto per liberarla. Intanto le guardie erano sempre piú irritate dalla vocetta di Naomi, cosí Kasai approfittò della situazione per sbarazzarsi di loro.
«scusate, se volete potete anche uscire cinque minuti, so quanto può dare fastidio la mia sorellona» disse innocentemente e ridacchiando Kasai rivolto alle due guardie, i quali si guardarono, costatando che quella svampita non avrebbe mai potuto fare nulla di pericoloso, quindi decisero di lasciare la stanza per una decina di minuti. Appena i due uomini uscirono, Kasai guardò la sorella, la quale era leggermente irritata, ma sempre tenera nel parlare con il fratellino.
«hey perchè gli hai detto questo, avrei potuto corromperli e farmi liberare!»
«io avrei un metodo migliore» disse Kasai e Naomi lo guardò incuriosita.
«però, devi dirmi una cosa»
«ti dirò tutto quello che vuoi fratellino!»
«perchè questa volta non sei riuscita a uscire indenne dal processo come al solito?» domandò Kasai. Naomi si gettò sulla sedia sbuffando.
«tsk... C'era uno stupido giudice vecchiaccio che non sono riuscita a far cadere ai miei piedi... Che odio gli uomini all'antica...» la ragazza fece una smorfia sprezzante e si sdraiò con il busto sul tavolo.
«molto bene, grazie per l'informazione» Kasai sorrise e si alzò dalla sedia e subito Naomi lo raggiunse stritolandolo in un abbraccio.
«MA DAIIIII GIÀ VAI VIA FRATELLINO?»
«sí, ma tornerò presto sorellona, stai pure tranquilla» Kasai si divincolò dall'abbraccio salutando con la mano la donna.
«CIAO CIAO FRATELLINO MIOOOOOO!»

~~~

«Oh Jikan... Quando imparerai a accettare la sconfitta? Il tuo tempo è finito da un pezzo ormai»

«smettila Shūryō, smettila»

«sei solo un'egoista, smettila di farlo soffrire»

«gli ho dato un potere ambito da chiunque!»

«tu non gli hai dato solo il potere, ma anche la responsabilità che ne consegue.»

«basta Shūryō, ti prego smettila. Dovevo solo ripagare il mio debito e questo sto facendo; come lo sto facendo è un problema mio.»

«questa storia non finirà bene, e questo lo sai anche tu Jikan»

«HO DETTO BASTA!»

~~~

Kasai portò l'orologio al suo orecchio, ascoltando le sue lancette che segnavano i secondi che scorrevano uno dopo l'altro, finchè Jikan non apparve davanti al ragazzo dalla piccola scaglietta di luce; tuttavia, e questa volta Kasai se ne accorse, la ragazza aveva la pelle graffiata e la vita sanguinante sul lato destro con un taglio profondo che prendeva anche la stoffa del vestito, che però era coperto da un piccolo telo attaccato al corpetto dell'abito, che abbracciava dal lato destro al sinistro lo sterno passando per la schiena. Il telo era dello stesso tessuto del sottile e quasi trasparente mantellino arioso di un color bianco candido che volava al minimo filo d'aria.
«dimmi pure Kasai» disse la dea sorridendo al ragazzo, anche se era evidente che stesse provando dolore per via del taglio che si stava tuttavia lentamente rimarginando.
Kasai rimase basito dalla profonda ferita, impallidendo irrimediabilmente.
«c-cosa ti è successo J-Jikan?» domandò il ragazzo balbettando dallo stupore e dalla preoccupazione.
«n-non ti preoccupare» gli occhi di Jikan diventarono lucidi dal dolore ma la giovane si trattenne.
«p-passerà»

時間の庭 - Il Giardino Del TempoWhere stories live. Discover now