11 - misteri svelati

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Dalla piccola lucina di fronte a Kasai Jikan apparve in tutto il suo splendore sotto al chiaro di luna, lasciando il ragazzo senza fiato. Dopo il loro incontro nel Giardino del tempo, Kasai passò tutto il tempo a rimproverarsi per non aver consolato a sufficienza Jikan quando era in lacrime; in fondo, se lei era cosí distrutta, era solo colpa sua.
«allora, questo controllore?» domandò Kasai curioso.
«lo vedremo tra poco» rispose Jikan sorridendo al ragazzo che stava fissando la Dea incantato, mettendola anche a disagio dopo un po'.
«non avevi alcune domande da farmi?» disse Jikan riportando Kasai con i piedi per terra.
«ah... Già hai ragione... Volevo chiederti alcune cose...»
«tipo?»
«prima di tutto, perché oggi l'orologio che mi hai dato ha iniziato a scaldarsi e scottava?» dopo quella domanda Jikan abbassò lo sguardo sorridendo leggermente.
«la risposta potresti averla già intuita, ma te lo dico subito. In parole povere, quell'orologio è il clone dell'ombra del mio cuore» Kasai prese tra le mani il piccolo oggetto d'argento accarezzandolo con il pollice per poi tornare a guardare la ragazza.
«è il clone del mio orologio- disse prendendo tra le dita il piccolo orologio appeso alla catenina che portava al collo -quale orologio è l'ombra del mio cuore...» Jikan sospirò sorridendo ma Kasai la guardò con aria leggermente confusa nonostante avesse capito a grandi linee la situazione.
«quindi tu... Eri viva?»
«già... Quasi un secolo fa' ormai... Sono stata uccisa ma lei mi ha trasformata in quello che sono ora... Ecco la ragione della mia ferita che ogni tanto si riapre...» Jikan abbassò ancora lo sguardo e chiuse gli occhi, non era pronta per dire tutto a Kasai, si limitò quindi a tornare al discorso originale.
«se sto male e sono triste, disperata, come oggi, l'orologio diventa caldo, se sono felice diventa fresco, se sto soffrendo dal dolore inizia a creparsi e se sto per spegnermi per sempre i battiti, il ticchettio delle lancette, si indebolisce e quasi si ferma... Come è già accaduto piú di una volta» Kasai si ricordò di quell'episodio e della paura che aveva provato di perderla, ma non solo, si ricordò anche della sua ferita alla vita.
«posso sapere anche un'altra cosa nonostante... Sia un argomento... Delicato?»
«prova a farmi la domanda, vedrò io se risponderti o meno.» disse lei seccamente deglutendo nervosamente.
«ecco... "Jikan" significa tempo* quindi... Tu quando eri viva ti chiamavi Jikan o è un nome che ti è stato conferito da quando sei la Dea del tempo?»
«anche quando ero viva mi chiamavo cosí. Mi avevano dato questo nome perché, quando sono nata i dottori hanno sentito i battiti del mio cuore e hanno subito notato che i miei battiti corrispondevano esattamente ai secondi che segnava l'orologio. Un battito, un secondo. Preciso come un orologio svizzero, come si suol dire, il mio cuore. Quindi, ecco perché mi hanno chiamata cosí...» Jikan sorrise e cosí anche Kasai, la Dea alzò poi la testa guardando il suo orologio.
«bene, è ora» la giovane indicò verso degli alberi. Kasai come posto aveva scelto un campo appena fuori città circondato da una piccola foresta, e tra quegli alberi una piccola figura luminosa con la forma di volpe di colore giallo aranciato fece la sua comparsa.
«eccolo, lo strumento divino per eccellenza, il controllore. Ogni divinità ha i suoi controllori che vagano nell'universo ovunque ci siano forme di vita per dare informazioni alle divinità che servono. Sono la nostra servitú, le anime degne di tornare tra i viventi.» Kasai guardò ammirato la figura che andava dritto per la sua strada senza interessarsi di niente e nessuno, come se lo stesse muovendo qualcun'altro.
«ogni divinità a i suoi controllori e si distinguono per il colore e forma. I miei sono di questo arancione chiaro ma quelli delle altre divinità sono di altri colori...»
«strano, non li ho mai notati in giro...»
«questo perché gli occhi dei vivi non possono vedere gli strumenti divini, come non possono vedere le anime, se non sono mai entrati in contatto con una divinità. Noi siamo fatti di una immagine a frequenza non visibile a occhi di viventi, solo le divinità si possono vedere ma solo con l'intenzione di vederle. Se io mi fossi rivelata a te per la prima volta qui sulla terra tu non mi avresti vista perché non sapevi della mia esistenza. Ma io ti ho portato nel mio giardino, in quel posto hai preso coscienza del fatto che avresti sicuramente visto qualcuno o qualcosa di strano, le frequenza visibili ai tuoi occhi sono aumentate di conseguenza. Hai "ampliato i tuoi orizzonti", visto oltre gli schemi. Dopo avermi vista, quindi, le frequenze visibili sono aumentate esponenzialmente per te e dunque puoi vedere anche gli strumenti divini, anime trasformate in strumenti utilizzabili all'occorrenza grazie a particolari caratteristiche in loro. Ora è tutto piú chiaro?» Kasai annuí, un po' sconvolto dalle nuove scoperte fatte.
«quindi, io ho sempre avuto intorno i controllori ma non me ne sono mai accorto... Figo...» Jikan ridacchiò e guardò Kasai che intanto stava seguendo con gli occhi il controllore mentre spariva dalla loro vista.
«i controllori non hanno una coscienza propria, vero?» Jikan scosse la testa e si sedette per terra guardando la luna alta in cielo.
«certo che no, la coscienza è nel cervello, è una parte della mente, non fa parte dell'anima. Quando un essere vivente muore, la sua anima si libera ma la mente muore con il corpo. Ecco perché le anime non ricordano la loro vita.»
«ma tu ricordi la tua vita, vero Jikan?»
«già, perché quello che è successo nella mia vita ha scalfito la mia anima. Ecco perché sono stata trasformata in divinità, perché il contenuto della mia mente, i miei ricordi, la mia coscienza, sono rimasti parte della mia anima. Io non avevo nulla di speciale, sono diventata una divinità solo per questo... Se mi ricordo della mia vita? Oh sí... Fin troppo bene...»

Note:
* : 時間 (Jikan) in giapponese si traduce in Italiano in "tempo".

時間の庭 - Il Giardino Del TempoWhere stories live. Discover now