Sarà perchè ti amo.

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Dopo una notte passata a sognare fiamme e volti disperati mai visti prima, Massimo si sveglia all'alba con la fronte imperlata di sudore freddo e un'idea. Un'idea che sembra stupidissima e del tutto poco coerente rispetto ai suoi canonici comportamenti ma che è anche l'unica che ha, per cui non può che metterla in atto, anche se forse lasciarla andare sarebbe meglio, poi si guarda allo specchio, ha la barba lunga di tre giorni e le occhiaie viola, chi vuole prendere in giro? Di certo non se stesso, anche se ammettere di avere così visceralmente bisogno di qualcuno non gli succedeva dai tempi in cui sua madre cercava di staccarlo dal seno per fargli mangiare qualcosa di più corposo, anche se tutto ciò lo imbarazza più di quella volta in cui fece ad Alice il regalo per il loro anniversario una settimana prima perchè non ricordava la data esatta, decisamente di più, ma non può farci nulla, Sara, con la sua incredibile vitalità e forza d'animo è riuscita ad insinuarsi nel suo cuore con l'intero bagaglio di casini ed insicurezze e ora tentare di cacciarla via sarebbe inutile così come tentare di allontanare questa consapevolezza, ora che deve fare una doccia e aspettare che si faccia un orario più fattibile per telefonarle, ora che non sa assolutamente come convincerla a non partire ma sa che ci deve riuscire, perchè è vero, gli ci sono voluti mesi per capire davvero fino a che punto lei fosse indispensabile, come predetto da Sara, ma alla fine aveva avuto ragione, però su una cosa si è sbagliata, non ha vinto lui, ma lei, lei che è riuscita a dimostrargli che a volte le decisioni di un'intera vita si concentrano in una notte di sonno agitato, lei che se vuole davvero attraversare nuovamente quella porta senza di lui, ora dovrà passare sul suo corpo e improvvisamente, mentre la immagina, l'idea di stringerla tra le braccia una volta e per sempre, non gli fa più così paura.

E' quasi mezzogiorno e la camera di Sara è immersa nel buio ovattato delle serrande abbassate quando un ronzare fastidioso accanto all'orecchio sinistro la costringe a svegliarsi, accende la lampada sul comodino e legge il display del cellulare e quando si rende conto di che cosa ci sia scritto sullo schermo luminoso, sbianca e sfiora il tasto verde con dita tremanti "Pronto, professore?" Massimo sorride accorgendosi che si è appena svegliata, alla fine ha davvero fatto come diceva, non ci è andata a scuola, ha saltato il primo giorno con la chiara intenzione di saltare anche tutti gli altri, maledetta testarda che non è altro "Sara, potresti venire a casa mia? Devo parlarti di una cosa importante!" neppure il tempo di registrare la richiesta per intero che Sara si è già alzata dal letto, sa cosa voglia chiederle Massimo e improvvisamente sa anche che è pronta a sentirselo dire e che forse lo è sempre stata, sa che non sono bastate tre settimane di frequentazione con un'altra persona per dimenticarlo, anche se era una frequentazione seria, sa che non le sarebbe bastata neppure una vita se anche fosse davvero partita, perchè ora, soprattutto sa che le basterebbe che lui le dicesse "Non farlo" per lasciar perdere tutto, e sta già pensando a come dirlo a Daniele, quando si rende conto che gli deve una risposta "Arrivo, professore! Dammi mezz'ora e sono da te!". 

Quando entra nello studio, lo trova seduto in poltrona, dietro la scrivania, come un avvocato, sfoglia delle carte e la guarda avanzare con ironia, con così tanta ironia che quando gli siede di fronte, Sara per un secondo teme di aver preso un grosso granchio. "Allora?" gli chiede impaziente, lui si lascia andare contro lo schienale e intreccia le mani sulla pancia "Mi ha chiamato la tua insegnante di storia, dice che oggi non sei andata a scuola!" Sara annuisce "Infatti, mi pare che te lo avessi già detto che non ci sarei andata, ma si può sapere per quale motivo lo avrebbe detto a te invece che a mia madre?" Massimo tamburella con le dita sul profilo in mogano della scrivania e si apre in un sorriso sornione "Perchè io sono quello che ha permesso che tu passassi l'anno precedente senza essere rimandata, di conseguenza, mi ha chiesto quest'anno di fare lo stesso e io ti ho chiamata per dirti che secondo me sarebbe inutile interrompere gli studi adesso che sei quasi vicina al diploma, che ne dici se ti do una mano a conseguirlo e poi farai quello che ti pare?" Sara lo guarda ad occhi sgranati "Cioè tu mi hai fatto venire qui per chiedermi questo? Non potevi dirmelo semplicemente per telefono?" Massimo è preso in contropiede ma si riprende al volo "Scusami tanto se pensavo di fare una cosa buona per te e per la tua istruzione!" Sara scuote la testa "La sai una cosa, professore? Mi dispiace per te ma ti conosco, ormai, e so che almeno in questo momento della mia istruzione non te ne frega niente, è solo una scusa, una stupida scusa per non farmi partire, dico bene?" ora è Massimo a sgranare gli occhi "Ma che stai dicendo? Vorresti forse insinuare che io mi sia inventato tutto? Guarda che non funziona così, con me! Se dico una cosa, è quella, ora, se vuoi il mio aiuto, bene, altrimenti fai quello che vuoi, pensavo solo di fare una cosa buona!" di fronte al suo solito tono accondiscendente, simile a quello di un qualsiasi lord inglese annoiato, Sara perde le staffe, si alza in piedi e batte la mano sulla scrivania "Ma perchè non ti prendi le tue responsabilità, per una volta? Che ti costa? Ti fai male a dire che vorresti che restassi?" e perde le staffe anche Massimo, sentendosi messo alle strette, convinto com'era che il suo piano fosse geniale, messo alle strette da una ragazzina che non ha fatto altro che metterlo di fronte ad un'estrema verità da quando lo conosce, la sua verità, quella che senza di lei è un uomo finito. Si alza anche lui e la fronteggia "Ma perchè non capisci?" lei quasi gli ringhia in faccia "No, sei tu che non capisci! Sei una continua contraddizione! Prima mi ami, poi però non vuoi stare con me, prima mi baci però poi sarebbe meglio che andassi via con Daniele, prima mi lasci andare e poi inventi qualche scusa del cazzo per tenermi qui, no dico, ma tutto bene, professore? Sei sano di mente o mi devo preoccupare?" e di fronte a quell'evidente affronto, Massimo fa il giro della scrivania e avanza verso di lei con una faccia così arrabbiata che Sara indietreggia, un passo alla volta, sempre più lontana mentre lui è sempre più vicino e si rende conto di aver sbagliato completamente tutto e di essere in trappola quando sente il muro alle proprie spalle, bloccarle ogni tentativo di fuga, Massimo le si avvicina tanto da premere la fronte contro la sua "Prima di conoscerti, ero convinto di essere una delle persone più sane di mente che esistessero, poi sei arrivata tu e tutto hai fatto tranne che confermare questo mio pensiero, ogni notte è stato un andare a dormire pensando a cosa rispondere ad uno dei tuoi tanti impossibili quesiti, per essere all'altezza delle tue aspettative, ogni giorno era un cercare di capire chi fossi e secondo te l'ho mai capito? No, mai! Perchè quando sembra che tu abbia finalmente compreso che tra noi non potrà esserci nulla, ecco che torni all'attacco e non serve a niente che io ti ripeta sempre le stesse cose, tu sei irritante, sei provocatrice e mi mandi fuori di testa e io non ti sopporto, te lo giuro Sara, tu me lo hai detto tante volte e io nemmeno una ma è arrivato il momento: io ti odio! Se non ti avessi mai conosciuta, adesso starei meglio!" Sara lo spinge via "Sì, anche io, staremmo meglio tutti e due, peccato che non si può perchè purtroppo sono mesi che ho davanti la tua faccia che mi fa stare male nemmeno avessi una gastrite acuta..." poi fa per colpirlo ma lui le blocca i polsi e glieli alza sulla testa, inchiodandola al muro "La gastrite l'hai procurata tu a me quando mi sono dovuto rimettere in discussione da capo, dopo trent'anni, ma ti rendi conto? Trent'anni passati a pensare che fossi una roccia e tu mi hai fatto sentire un bambino indifeso, tu mi fai sentire sempre un bambino indifeso..." poi abbassa la voce e la lascia andare, posandole le mani sulle spalle "Ma se adesso te ne vai, essermi messo in discussione non sarà servito a niente, perchè è vero, mi fai venire il mal di pancia, mi fai arrabbiare, mi mandi fuori di testa, ma sei l'unica persona per cui valga la pena provare tutte queste emozioni sgradevoli, perciò, se ancora un po' ti sta a cuore questo vecchio decrepito, non farlo, non andare Sara, resta qui!" e tutto si aspetta da quel monologo tranne che di essere baciato, così, con forza e calore, un calore che lo cattura e lo ingloba per intero e non gli lascia spazio per le paure e i sensi di colpa, ma solo per la consapevolezza che sia stato un errore pensare che lasciare che lei gli sfili la camicia e infilarle le mani sotto quella gonna rosa che lo fa impazzire fosse sbagliato, ora che la può incollare veramente al muro e non perchè ne ha un disperato bisogno fisico ma perchè ne ha un disperato bisogno sentimentale, ora che non ha paura, ora che il fatto che lei lo guardi e lo veda veramente per quello che è, e  non solo fisicamente, lo rende felice e fragile, ora che l'idea di immergersi nelle sue profondità gli dà sicurezza e non instabilità, ora che un secondo prima che succeda Sara si ferma e lo guarda, rossa come un peperone ma incredibilmente sensuale e donna "Se ti blocchi adesso, giuro che non mi vedi mai più..." ora che Massimo la bacia ancora, affamato, poi, con le labbra ad un centimetro dalle sue, sussurra "Se mi bloccassi adesso, vorrebbe dire che io della vita non ci ho davvero capito un cazzo..." ora che finalmente le allarga le gambe e tutto quello che avverte è un enorme senso di pace e di benessere prodotto da quello che sente nel punto più sensibile del suo corpo, da quello che sente sotto i polpastrelli e sulle labbra, prodotto da quell'odore che assomiglia tanto all'odore che dovrebbe avere l'amore anche se lui non ci mai fatto caso prima, vero, fatto di puro istinto, di pura passione, al punto che anche i colpi contro la parete e il respiro di Sara nell'orecchio, ritmico, roco e sempre più forte, che si fonde con il suo, gli sembra la melodia più bella mai ascoltata prima, al punto che se arrivasse qualcuno e li trovasse così, gli chiederebbe semplicemente di chiudere la porta e di lasciarli in pace, al punto che quando lei gli si contorce contro, lasciandosi andare al sospiro definitivo, lui si sente molto più appagato che se quel sospiro l'avesse emesso prima di lei, al punto che non si allontana mai, nemmeno quando l'ondata finale lo coglie, lasciandolo esausto contro il petto di Sara, contro la sua camicetta spalancata e il reggiseno gettato chissà dove, contro le sue labbra che gli baciano i capelli e la sua voce che stanca e felice gli sussurra "Lo sapevo che alla fine ce l'avremmo fatta, non ho mai avuto dubbi, amore mio!". 

Tre ore dopo...

Sara è nuda tra le braccia di Massimo, così stretta e felice, come una bambina, che sarebbe impossibile renderla triste, qualunque cosa accada, se anche cadesse il mondo, lei darebbe credito ai Ricchi e Poveri e si sposterebbe, sono stesi sul divano e guardano fuori dalla finestra dello studio, immersi in un profondo silenzio, come per paura di rovinare l'atmosfera con qualsiasi parola superflua, poi, purtroppo, a interrompere la magia ci pensa il cellulare di Sara, lei si stacca a malincuore del suo nuovo rifugio meraviglioso e va a rispondere "Mamma? Dimmi!" ascolta, poi alza gli occhi al cielo mentre Massimo scuote la testa, divertito "Arrivo!" poi attacca e lo guarda dispiaciuta "Amore, scusa, devo andare, mia madre dice che ha la febbre e non le va di stare sola in casa, mi perdoni?" per tutta risposa Massimo ride, lei si acciglia "Perchè ridi?" e un'alzata di spalle "Sempre per lo stesso motivo, sei buffa!" Sara scuote la testa "Chissà se mi dirai mai quello che ti passa per la testa..." poi torna indietro, gli passa le braccia intorno al collo e gli si siede a cavalcioni, baciandolo appassionatamente, Massimo la stringe e fa per incollarsela nuovamente addosso quando ricorda che ha una nuova possibile suocera (che forse non saprà mai di lui) ammalata "Mi sa che devi andare..." le dice poi, con riluttanza, Sara annuisce e si alza, piegando la testa di lato e guardandolo sfacciatamente "Ci vediamo domani?" chiede poi e Massimo annuisce "Sì, mi sa che ormai sono condannato a vita!" e lei annuisce ancora "Mi sa anche a me!" poi si riveste con calma e prima di sparire si volta verso di lui "Ti chiamo dopo, risponderai?" e lui le rivolge un sorriso sghembo "Ho scelta?" poi ride nuovamente quando lei sbuffa esasperata e gli lancia un bacio prima di chiudere la porta. Massimo inizia a rivestirsi quando improvvisamente gli squilla il cellulare, chiedendosi che  cosa abbia dimenticato Sara, risponde senza neppure vedere chi sia "Pronto?" e meno male che non ha detto il suo nome perchè la voce che risponde dall'altra parte è la voce dell'ultima persona che avrebbe voluto sentire in questo momento: Alice. 

"Max, scusami se ti disturbo ma non avrei chiamato se non fosse stato importante, sono a Roma, sei a casa? Se sì, posso passare?" lui boccheggia mentre si infila in fretta camicia e pantaloni "Sì, certo che puoi passare!" Alice sospira "Grazie, tra due minuti sono lì". E mantiene la promessa, quando va ad aprire Massimo se la trova davanti e la prima cosa che nota è un dettaglio che l'ultima volta che l'ha vista non c'era ma che ora si rende conto che magari c'era ma era ancora troppo presto per poterlo notare, un dettaglio costituito da una bella pancia rotonda che spunta sotto il seno di Alice, una pancia di tre mesi, ad occhio e croce, ma poi si rende conto che non tutte le donne hanno la stessa confermazione fisica e che Alice è molto magra, ciò vuol dire che potrebbe anche essere una pancia di quattro o addirittura cinque mesi, una pancia che potrebbe essere, purtroppo, anche facilmente attribuibile a lui e mentre la osserva vede le sua vita con Sara sfumare lentamente e infrangersi contro il muro della realtà, vede se stesso salutare gli spettatori della favola che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, inchinarsi e scendere dal palcoscenico, togliere la maschera da tragico Romeo e indossare quella di Massimo Lombardi, il rigido professore di storia che ora non può fare altro che seguire un solo consiglio, sempre e comunque datogli da Sara: prendersi le sue responsabilità.

Le prigioni di Garibaldi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora