Una giornata quasi romantica

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È un freddo pomeriggio di Febbraio e Sara e Massimo sono nel bel mezzo della rivoluzione agraria quando lei solleva la testa dal paragrafo e lo fissa come se avesse appena avuto una grande idea.
Massimo, che ormai un po' la conosce ed ha imparato a temere quegli sguardi, le chiede "Che hai?" e Sara, non deludendo le sue aspettative, chiede "Ti va di uscire insieme, domani?".
L'uomo sospira "Certo! Che ne dici se ti vengo a prendere nel pomeriggio? Magari salgo anche un attimo su, così tua madre si fa un'idea del ragazzo con cui esci e sta più tranquilla!" Sara assume l'espressione più scocciata delle espressioni scocciate della storia "Perché fai sempre lo scemo?" Massimo risponde piccato "Mi pareva che avessi iniziato tu!" lei sta per rispondere, dando vita all'ennesimo dei loro tanti battibecchi quando, per la felicità della ragazza, Alice apre la porta "Massi, ha chiamato mia sorella, dice che ha bisogno di aiuto con la mamma questa settimana perché deve assentarsi per lavoro, ti dispiace se vado via per un po'?".
Alice ha una sorella che vive in Toscana e fa l'avvocato, non è sposata e abita in casa con la madre malata di Alzheimer, Sara lo ha scoperto un giorno in cui era in bagno ed ha ascoltato accidentalmente una delle tante telefonate della signora Lombardi, così una volta tornata da Massimo ha chiesto spiegazioni e lui le ha raccontato tutto, con l'amarezza nella voce di chi non sopporta neppure più quel lato da crocerossina della propria consorte.
Massimo la fissa senza espressioni "Un po', sarebbe? Tutta la settimana?" Alice annuisce, lui anche "D'accordo! Come vuoi!" Alice non risponde altro, si limita ad uscire, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta.
Sara si sente improvvisamente di troppo "Ehm, prof, non è per fare la guastafeste eh! Ma perché non gliel'hai detto che non t'andava?" Massimo si volta verso di lei, con gesti lenti e misurati, soppesando la stilografica che usa per sottolineare i paragrafi, tra le mani. "Qualcuno ti ha chiesto di intervenire? Va bene che siamo abbastanza in confidenza ma stai al tuo posto quando non sei chiamata in causa!" improvvisamente nella testa di Sara esplode un tuono, l'aria si fa gelata e accade una cosa che Massimo pensava non potesse accadere mai, non ad una come Sara: gli occhi le si riempiono di lacrime.
La ragazza si alza in fretta e inizia a raccogliere le sue cose e quando lui si rende conto dell'errore è troppo tardi "Sara, ti prego, io..." ma quando fa per fermarla, lei si volta e lo fissa con uno sguardo da leonessa che lo inchioda sul posto, tanto che Massimo si chiede persino perchè non abbia ancora ruggito, poi esce, sbattendo la porta.
Massimo non la segue, non gli sembra il caso con Alice nelle vicinanze ma si odia, che diavolo gli è saltato in mente? Come ha potuto risponderle così? A lei che tutto merita tranne che essere trattata male?

Quella stessa notte Massimo non dorme, fissa il cellulare ogni due secondi ma esso resta muto, non una chiamata ne un messaggio, quando di solito deve nasconderlo nel cassetto del comodino per evitare che sua moglie veda la molteplicità di messaggini e foto che gli invia Sara, a cui ovviamente lui non ha mai risposto se non per concordare gli orari delle lezioni.
Il giorno dopo ha una conferenza all'università e vi si reca già di malumore, al punto che anche i suoi colleghi stentano a rivolgergli la parola per paura di essere mandati a quel paese.
Dopo il suo discorso, in un momento di pausa, gli si avvicina una stagista e gli sussurra con voce flebile "Ehm...professor Lombardi...c'è sua figlia, ha detto che vorrebbe parlarle con urgenza!".
A Massimo per poco non va il caffè di traverso. Lui non ha figli. Non ha fratelli ne nipoti. C'è solo una persona che può spacciarsi per sua figlia in quel momento, maledetta ragazzina! Massimo guarda la ragazza che gli ha consegnato il messaggio "Grazie, dica ai miei colleghi che sono dovuto assentarmi per un problema famigliare e che mi scuso, buona giornata!" poi esce in corridoio, pronto ad affrontare il ciclone Sara.
Mentre raggiunge il portone d'ingresso della facoltà, non sa cosa aspettarsi, che cosa diranno quelli che lo vedranno andare via con una piccola punk mancata? Ma quando la vede, stenta a credere che quella ad attenderlo sia davvero lei.
Sara indossa un jeans completamente cucito, senza il minimo strappo, una semplice camicetta bianca abbottonata fino al collo e un paio di scarpe da ginnastica anch'esse bianche, ha messo solo un po' di eye liner e un filo di lucido sulle labbra e ha acconciato i capelli in un austero chignon che nasconde le ciocche rosse, sembra quasi una brava ragazza, già, se lo zaino di pelle e il cipiglio battagliero non la tradissero.
Massimo la raggiunge e le si ferma davanti, stupito "Che ci fai qui? Come facevi a sapere della conferenza?" le chiede, lei gli sorride, sembra aver dimenticato il litigio della sera prima "Volevo vederti, così ho spiato la tua agenda quando sei andato in bagno! Che ne dici se andiamo a fare un giro? Niente di particolare, va bene anche un gelato!". Un gelato, ci sono momenti nella sua vita con Sara in cui lei ha solo diciassette anni e sono i momenti in cui Massimo si rende conto della persona con cui ha a che fare! Ma stavolta non può dirle di no, Sara ha preso due tram e si è sforzata di apparire presentabile per lui e lui non può deluderla "D'accordo! Andiamo!" e quasi gli cedono le ginocchia quando Sara gli fa il sorriso più indescrivibile che abbia mai visto.
Purtroppo, una volta fuori, si accorgono che tanto per cambiare, piove, così Massimo ha un'idea e, anche se non dovrebbe, la comunica ugualmente alla ragazza "Guarda, per il gelato al parco mi sa che dobbiamo fare un'altra volta, ma se vuoi e se non hai pranzato, possiamo andare a casa, mangiare qualcosa e fare due chiacchiere, per oggi niente ripetizioni, va bene?" Sara annuisce "Va bene, Prof!" e mentre raggiungono la macchina lei gli prende un braccio e se lo allunga sulle spalle, cingendogli la vita a sua volta, Massimo si guarda intorno, consapevole di ciò che sta vivendo e per la prima volta da quando aveva vent'anni, gli gira di nuovo la testa per colpa di una donna.
Arrivati a casa si accorgono che Alice è già uscita, cosa che mette in allarme tutti i sensi di Massimo, era convinto che sarebbe andata via nel pomeriggio, non si aspettava di trovarsi improvvisamente in una casa vuota con il nemico.
Alice ha lasciato un biglietto sul forno che dice che ha messo le cotolette già impanate e l'insalata in frigo, per il resto Massimo deve provvedere da solo.
Sara lo legge con occhio critico, poi lo getta nella spazzatura "Siediti prof, oggi cucino io! So cucinare eh! Mia madre si è messa con uno che la porta sempre in giro, mia sorella fa l'università fuori, prima tornava almeno il fine settimana, da quando si è fidanzata non più ed è come se vivessi sola! All'inizio è dura ma poi ci fai l'abitudine e ti arrangi!" e Massimo ascoltandola sente il cuore farsi più piccolo, quella ragazzina che non ha nemmeno conosciuto suo padre, non si arrende mai, conserva la sua vitalità in ogni momento, girandogli intorno come se lui quella vitalità davvero la meritasse, come se lui, nonostante il suo terribile carattere, fosse degno di essere spettatore del suo dolore.
Mentre la guarda spadellare, Massimo si lascia sfuggire una considerazione che poteva evitare ma che in quel momento gli sembra quasi un peccato non esternare: "Ma guardaci, sembriamo quasi sposati!" Sara si volta e gli sorride, poi gli fa assaggiare il sugo, porgendogli il cucchiaio di legno "Attento che scotta, e poi di che ti meravigli, Prof? Sei l'uomo della mia vita, lo sai già!" e ammicca.
Massimo si sente improvvisamente un'idiota, sta facendo l'adolescente quando tutto quello che dovrebbe fare sarebbe smorzare tutte le speranze di Sara e rendersi conto che il loro rapporto dovrebbe essere un semplice confronto alunna/docente, cosa che davanti a lei non riesce a fare più.
Dopo pranzo, si chiede cosa fare della loro giornata e quando Sara sbadiglia, capisce che sta inevitabilmente per scivolare verso il baratro.
"Che ne dici di andare a fare un riposino, Prof?" un riposino, loro due, insieme.
"Sara cosa mi stai chiedendo?" le dice, sull'attenti, lei si alza e gli si siede sulle gambe, quel peso caldo manda Massimo fuori di testa "Dormiamo insieme, Prof?".
No!
"Non mi pare il caso!" Sara si agita, il peso si acuisce, Massimo inizia a sudare freddo "A te non pare mai il caso di fare nulla ma poi puoi fare tutto, basta volerlo! Vuoi dormire con me, Prof?".
Vuole dormire con lei? La immagina stretta accanto a lui sotto le coperte, mentre gli si raggomitola tra le braccia e sprofonda nel mondo dei sogni, là dove niente può farle del male e loro smettono di essere quello che sono e diventano solo Massimo e Sara, liberi di fare del loro sentimento quello che vogliono.
Improvvisamente, Massimo si rende conto di ciò che sta pensando, Sara strofina il naso contro il suo "Dai, professore, andiamo!" sussurra con voce suadente, poi si alza o lo prende per mano, Massimo non veniva preso per mano da tempo, la segue in camera da letto e sta quasi per cedere quando, d'un tratto, rinsavisce e si divincola.
"Sara, non posso! Forse è meglio se vai a casa!" esclama, affranto, lei ci pensa su un secondo, chiedendosi se sia il caso di abbandonare la spedizione sul più bello, ma poi capisce di aver esagerato e annuisce "Va bene, professore! Scusa, a domani!" infine si alza sulle punte, gli bacia la guancia e va via, lasciandolo solo a fissare il suo riflesso nello specchio e a chiedersi se quello che lo lega a Sara sia semplice affetto paterno che sta confondendo con altro o qualcosa che sarebbe meglio non raccontare a nessuno, nemmeno sotto tortura.

Le prigioni di Garibaldi.Where stories live. Discover now