Capitolo 8

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Appena aprì gli occhi fu circondata dal buio. La luce della lampada non illuminava più il piccolo spazio in soffitta e lei tremava dal freddo.

Cercò con la mano destra il corpo di Ryan accanto a sé, ma trovò solo il tessuto ancora profumato delle lenzuola. Si alzò dal letto barcollando e orientandosi nel buio raggiunse gli zaini. Indossò la mantella e cercò a tentoni la lanterna.

Prese un fiammifero e accese la candela ormai consumata. Si aggrappò al comodino e si mise in piedi. Riusciva a stento a muovere le gambe, tanto da sembrarle di avere delle catene di ferro legate ai piedi.

"Ryan." Chiamò il ragazzo illuminando la soffitta quanto più possibile.

Appoggiò la lanterna su un mobile ancora ricoperto dai teloni bianchi e si impose di mantenere il controllo. Probabilmente era uscito di casa e sarebbe tornato a breve.

Elisabeth approfittò della situazione per sbirciare tra le vecchie cose rimaste in soffitta. In effetti voleva accertarsi che quella casa fosse realmente disabitata.

Si sedette sul letto e aprì il primo cassetto del comodino. La prima cosa che trovò fu una foto sbiadita incorniciata che raffigurava un uomo in giacca e cravatta e una donna in abito da sposa. La ragazza fece scorrere le dita sulla superficie impolverata. Lei era veramente bellissima. Il lungo abito bianco arrivava a terra coprendole i piedi e le fasciava il busto in maniera perfetta, come se fosse stato cucito direttamente sul suo corpo.

Appoggiò la fotografia accanto a sé e prese dal cassetto un vecchio diario dalla copertina nera. Le pagine erano ingiallite e odoravano di muffa. Elisabeth lesse le parole scritte a mano sulla prima pagina.

Diario di M

Era indubbiamente la calligrafia di una donna, probabilmente della sposa raffigurata nella fotografia.

Elisabeth provò un senso di angoscia. Le sembrò di avere in qualche modo violato i diritti di quella donna, entrando nella sua vecchia casa. Ma che cosa ci facevano ancora lì tutte quelle cose? Perché dopo aver lasciato la casa non le avevano portate con loro?

La ragazza non seppe spiegarsi il perché, ma si sentì in dovere di scoprire qualcosa di più sulla vita di quelle persone. Aveva una strana sensazione, in più Ryan non era ancora rientrato e stava iniziando a preoccuparsi per lui.

Voltò pagina e lesse le prime righe.

9 luglio 1856
"Questa casa è perfetta per noi. Vicino ad Hereford, immersa nel silenzio del bosco, avvolta dalla pace. È tutto ciò che ho sempre sognato per mio marito e per i miei figli. Spero che vivremo sempre così, senza preoccupazioni né grossi problemi. Adoro la mia famiglia. Ringrazio Dio per questo piccolo miracolo che mi ha concesso con tanta grazia"

La ragazza fece un mezzo sorriso e sfogliò diverse pagine. La sua attenzione venne catturata da una scrittura molto diversa da quella delle prime pagine. Era la stessa calligrafia, ma per niente elegante. Le lettere erano fitte e poco comprensibili, come se quelle parole fossero state scritte in fretta e furia. Elisabeth si sforzò di leggere, avvicinandosi maggiormente alla lanterna.

20 settembre 1858
successo di nuovo. Mi ha aggredita. Non so più cosa fare, non so a chi rivolgermi. Ultimamente succedono cose strane e lui si comporta così molto più spesso di prima. Non capisco cosa gli stia accadendo. È così piccolo... Mio marito ha detto che dobbiamo sbarazzarcene, ma... come potremmo mai? È nostro figlio, mio figlio. No, non posso farlo. Non posso nemmeno chiedere aiuto a qualcuno. Ce lo porterebbero via se sapessero ciò che fa, ciò che dice. Devo... devo solo aspettare, le cose si risolveranno da sole prima o poi. Sì, sarà così. Piccolo mio, che cosa..."

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