Capitolo 2

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1 settimana prima

"Liz, non dovresti tormentarti tanto per quella ragazza."

La voce di Ryan appannò il vetro della finestra. Erano seduti sulla cassapanca nella stanza di lei, i piedi intrecciati per riscaldarsi.
Elisabeth lo fissò per qualche istante, non sapendo bene cosa rispondere.
Per tutta la settimana non aveva fatto altro che pensare e ripensare a ciò che era successo e a ciò che aveva visto.
Sapeva che non avrebbe dovuto farsi tutti quei problemi, ma non riusciva a togliersi dalla mente quei due occhi neri come l'oblio che le avevano lasciato un senso di vuoto dentro.
Non aveva incontrato Susanne per tutta la settimana, e questo l'aveva portava a pensare che forse non era stata sorpresa a spiarla come aveva invece temuto. Ma non ne era ancora sicura totalmente.

"Lo so, ma hai visto anche tu come mi guarda. Sembra che mi odi come non ha mai odiato nessuno prima."

Si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi. Quella notte non aveva dormito bene a causa degli incubi. Di solito quando accadeva si rifugiava tra le braccia di Ryan, ma quella sera lui stava già dormendo e non aveva voluto disturbarlo. Non gliene parlò nemmeno: si sarebbe sicuramente preoccupato troppo inutilmente.

"Fra un anno cambierà tutto. Potremo lasciare questo posto e allora non sarai più costretta a vederla ogni giorno."

Sorrise come solo lui sapeva fare e lei fu pervasa dalla sicurezza.
Ryan in realtà avrebbe potuto lasciare l'orfanotrofio pochi mesi dopo, ma aveva rassicurato Elisabeth dicendole che avrebbe aspettato che anche lei avesse compiuto diciotto anni.
Che mancava un anno alla loro libertà se lo ripeteva ogni notte, ma il tempo sembrava non passare mai. Solo Ryan rendeva sopportabile l'attesa.

I suoi occhi scuri la osservavano timorosi. Credeva forse che lei avrebbe cambiato idea da un giorno all'altro? Non l'avrebbe mai fatto. Non voleva perderlo. Avrebbe preferito passare il resto della sua vita chiusa lì dentro con lui che essere libera ma vivere senza poterlo vedere ogni giorno. Sarebbe stato straziante. Aveva già perso i suoi genitori, non voleva che anche l'unica persona che rappresentava la sua famiglia sparisse dalla sua vita.

Lei sorrise e lui allungò la mano verso il suo viso per sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lo faceva spesso e lei non si lamentava mai. Il suo tocco la tranquillizzava. E la sicurezza era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

"Ryan..."

Quando qualcuno bussò alla porta, le parole le morirono in gola. I due ragazzi si scambiarano uno sguardo preoccupato: venivano a cercarti nella tua stanza solamente se avevi infranto un divieto oppure se c'era un grave problema di cui discutere.

"Forse hanno sbagliato stanza" sussurrò Ryan.

"Elisabeth Bennet?" Una voce di donna pronunciò con tono neutro ma deciso il nome della ragazza.

"Oppure no" ribatté lei sospirando.

Elisabeth si alzò a fatica, come se un peso la tenesse ancorata lì, a quel ragazzo che rappresentava la sua salvezza. Lui le prese il polso prima che potesse allontanarsi troppo e la guardò dritto negli occhi.

"Torna subito da me, d'accordo?"

"Sai che l'avrei fatto."

Era davvero agitato, più di quanto lo fosse Elisabeth, e questo la preoccupò ulteriormente.

Elisabeth venne scortata dalla donna, che si era rivelata essere una delle tante suore che amministravano l'orfanotrofio, fino all'ufficio della direttrice al piano superiore.

La ragazza non aveva fatto altro che chiedersi quale fosse il problema e ripercorse mentalmente gli eventi dell'ultima settimana per cercare qualcosa che potesse esserle sfuggito. Ma l'unico ricordo amaro che persisteva nella sua mente era quella notte in cui aveva spiato Susanne.

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