Capitolo 4

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1 giorno prima

Chiuse gli occhi. Un grido. Li riaprì di scatto. Silenzio.

Guardò il soffitto nell'oscurità della stanza. Un fascio di luce lunare penetrava dalla finestra e le tende svolazzavano a causa degli spifferi.

Si girò di lato nel letto e provò a riaddormentarsi. Ma ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva sangue e sentiva urla strazianti.

"Elisabeth."

Una voce le si insinuò nella testa. Si mise a sedere e si guardò intorno.

"Chi parla?" chiese in un sussurro con voce tremante. La voce non rispose, ma Elisabeth si sentì inspiegabilmente attratta verso il corridoio.

Si alzò da letto, posando i piedi scalzi sul pavimento di pietra freddo.

Uscì dalla sua stanza e subito fu avvolta dall'ambiente tetro e inospitale dei lunghi corridoi. Aveva freddo, tremava, ma continuò a camminare. Non sapeva nemmeno dove stesse andando.

La voce tornò a farsi sentire nella sua mente e la ragazza fu percorsa dai brividi. Quella voce non era di nessuno. Era come se non avesse un suono, come se le lettere del suo nome fossero state pronunciate dall'aria. Aveva un suono tetro, quasi vuoto.

Deglutì e fece un passo indietro, ma una forze interiore la costrinse a proseguire.

A un tratto vide qualcuno in fondo al corridoio immerso nel buio. Sentì una risatina e cercò di scrutare meglio quella figura. Sentì dei tonfi e vide una ragazza dai capelli neri correre via, avvolta in un abito nero stracciato.

Elisabeth avrebbe voluto tornare indietro, stendersi sul suo letto e sprofondare nel sonno, ma le sue gambe iniziarono a muoversi più velocemente. Poco dopo si rese conto che stava correndo anche lei.

Le pareti e le porte delle stanze scorrevano veloci accanto alla ragazza, mentre i suoi piedi battevano contro la pietra sempre più veloci, cercando di raggiungere quella figura spettrale.

Ancora quella risata, questa volta più vicina a lei, molto più vicina.

Scese una rampa di scale e svoltò un angolo, quando si ritrovò di fronte una ragazza dai capelli neri.

Era Susanne. Indossava ancora l'abito nero del funerale, ora strappato in fondo e nelle maniche, lasciando scoperta la pelle ricoperta di lividi e di graffi. Sorrise, scoprendo i denti ricoperti di sangue.

Elisabeth gridò, arretrando velocemente. Ma Susanne azzerò nuovamente le distanze e le prese la testa tra le mani. No, non era Susanne. Quella cosa non poteva essere umana.

"Non opporre resistenza, devo farti vedere."

Gli occhi le diventarono neri e li fissò in quelli di Elisabeth. Le sue mani facevano così tanta pressione che la ragazza per un istante temette che la testa le sarebbe esplosa. Devo farti vedere. Ma che cosa? Cosa voleva farle vedere?

"Che cosa sei?" riuscì a chiedere tra i denti, mentre tentava invano di liberarsi e di tenere gli occhi chiusi.

Susanne sorrise e il sangue iniziò a colarle anche dagli occhi che ora erano diventate solo due cavità vuote.

"Sono te."

"

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