Capitolo 1

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2 settimane prima


Appena venne spenta la luce del corridoio principale, la ragazza uscì dalla sua stanza e si intrufolò in quella di Ryan. Lo vide steso a letto, intento a leggere quel vecchio libro dalla copertina consunta che teneva sempre fra le mani. Aveva lo sguardo concentrato, gli occhi che scorrevano veloci tra le pagine. Non si era cambiato; indossava ancora il suo gilet nero e i pantaloni a quadri troppo larghi tenuti su dalle bretelle di stoffa.

Non la sentì entrare, perciò la ragazza si avvicinò silenziosamente e gli mise le mani sugli occhi. Lui sussultò, poi sbuffò e sorrise.

"Liz, cosa fai qui?" Si voltò verso di lei, posando il libro a faccia in giù sulla logora coperta che rivestiva il materasso.

"Non sei contento che la tua migliore amica ti venga a trovare ogni sera prima di dormire?" chiese lei fingendosi indignata. Lui scosse la testa, in modo tale che una ciocca di capelli castani gli ricadesse sulla fronte, e scoppiò a ridere.

"Certo che sono contento, ma prima o poi ti farai scoprire."

"Non mi hanno scoperto fino ad ora, non lo faranno di certo questa sera."

Elisabeth sorrise e il ragazzo le fece cenno di sedersi accanto a lui.

"No, questa è una di quelle sere" disse guardandosi intorno. Da quando Ryan era arrivato lì, la stanza era rimasta sempre uguale, come quella di Elisabeth d'altronde. Un semplice letto appoggiato alla parete, vecchie tende impolverate troppo grandi per una finestra piccola e stretta come quella, un cassettone quasi vuoto e una scrivania in legno che cadeva a pezzi e che non era mai stata usata. Solo quel libro, sempre posato sul letto, poteva far pensare che la stanza appartenesse realmente a qualcuno.

"Dove hai intenzione di andare questa volta?" le chiese con sguardo interrogativo.

"Agli archivi."

Lui spalancò gli occhi e si alzò dal letto. "Gli archivi? Ne sei sicura?"

La ragazza annuì decisa e gli sorrise per rassicurarlo. Erano anni che non metteva piede là sotto. La prima volta che ci era andata, non l'aveva fatto volontariamente. Era piccola e si era persa in quell'enorme edificio tutto uguale. Ricordava di aver visto le scale che portavano ai piani inferiori e di averle scese fino in fondo. Quando l'avevano trovata a rovistare tra i fogli imbrattati di inchiostro racchiusi dentro alle migliaia di cartelline poste sugli scaffali, l'avevano riportata immediatamente nella sua stanza e l'avevano messa in castigo per una settimana intera. Le avevano detto che era vietato, che nessun bambino poteva scendere fin laggiù. In effetti, nessuno voleva entrare negli archivi: gli altri bambini erano spaventati da quel luogo così buio e isolato. Ma Elisabeth no; lei voleva sapere come era finita lì dentro. E molto spesso si svegliava malinconica e con l'intenzione di tornare laggiù, come quella mattina.

"Vuoi che venga con te?" chiese Ryan.

"No, non preoccuparti. Preferisco andare da sola."

Lui le prese una mano e posò le sue labbra calde sulla pelle gelida della ragazza, facendole correre un brivido lungo la schiena. Dopodiché tornò a letto, riprendendo il libro e posandolo sulle ginocchia.

"Stai attenta." Sorrise e lei si perse nei suoi occhi scuri.

Grazie, avrebbe voluto dirgli. Per tutto. Ma quelle parole le bruciarono in gola.

"Come sempre" disse invece.

"Come sempre" disse invece

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