Capitolo 5

139 29 21
                                    

17 ore prima

Gli occhi di ghiaccio della direttrice lo scrutavano da dietro le sottili lenti degli occhiali, mentre lui cercava di mantenere la calma e di non pensare a niente. Ne aveva abbastanza di quella donna, del suo tono autoritario, di quella stanza fredda all'ultimo piano, di quel maledetto orfanotrofio in cui aveva passato metà della sua vita, di tutti quelli che facevano finta di niente, che chiudevano gli occhi convincendosi che lì dentro non fosse appena morto un ragazzo.

Ne aveva abbastanza di tutto, di dover sopportare qualsiasi cosa in silenzio, di dover voltare la testa dalla parte opposta e non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola di più. Voleva solo che quel giorno passasse. Voleva correre da Elisabeth e trascorrere con lei quelle ultime ore prima di fuggire e lasciarsi ogni cosa alle spalle. Avrebbero iniziato da capo. Ancora non sapeva come, ma ci sarebbero riusciti, insieme. Non dovevano avere paura. Quella era la loro prima e ultima tappa.

"Mi rivolgo a lei perché sono consapevole del fatto che è l'unica persona, qui dentro, con cui la signorina Bennet abbia dei rapporti... di amicizia."

La direttrice si sforzò di sorridere, per cercare di dimostrare al ragazzo che non aveva intenzione di giudicarla. Ma non era così. Quella donna disprezzata Elisabeth. Non aveva mai esitato ad incolparla di qualsiasi cosa. Ryan sapeva che, nonostante non ci fosse alcuna prova, la riteneva responsabile della morte di Dan. E lui la odiava ancora di più per questo.

"Elisabeth è una ragazza molto riservata" si limitò a ribattere Ryan.

"Sì, è alquanto evidente. Ma non siamo qui per parlare di questo."

"Credete ancora che quel ragazzo sia morto per colpa sua. Perché mi avete fatto venire qui? Per dirmi di tenerla sotto sorveglianza finché non sarà partita?"

La direttrice rimase impassibile. Niente sembrava mai scalfirla. Avrebbe potuto punire Ryan per averle parlato in quel modo, ma a lui non importava. Se la donna avesse osato dire qualcosa su Elisabeth, le avrebbe riversato addosso tutta la rabbia che provava in quel momento e tutte quelle parole che era stato costretto a soffocare in quegli anni.

"La ragazza ha iniziato a comportarsi in modo strano. Spesso ha lo sguardo assente, urla nel cuore della notte, ha smesso di parlare, non si presenta quasi mai alle lezioni, sembra vivere una realtà diversa. Credo che lei sia l'unico che potrebbe conoscerne il motivo."

Parlava come se avesse imparato a memoria quel discorso. Probabilmente era così, pensò Ryan.

Lui la guardò, in attesa che aggiungesse altro.

"Potrebbe costituire un pericolo, per gli altri e per se stessa. Le chiedo di dirmi se conosce un modo per aiutarla."

Il ragazzo era incredulo. Chiuse le mani a pugno e le strinse fino a far diventare bianche le nocche, mentre la rabbia iniziava a scorrergli lungo le vene. Cercò di calmarsi, ma tutta la frustrazione che aveva represso fino a quel momento lo accecò. Lo sguardo accusatorio della donna non aiutò.

Si alzò in piedi di scatto e sbattè un pugno sulla scrivania, facendo sobbalzare la direttrice per la sorpresa.

"Avevo ragione. A voi non importa assolutamente nulla né di Elisabeth né di me né di nessun altro ragazzo che vive qui. Scommetto che non conoscete nemmeno il nome di quello che è morto. E fate finta di niente, come avete sempre fatto. Vi importa solo di voi stessa e di fare buona impressione, cercando di evitare che si diffonda la notizia che è morto un ragazzo nel vostro orfanotrofio e voi non avete potuto fare niente per evitarlo. Non volete vedere la realtà delle cose. Non vi siete chiesta come mai lui abbia deciso di suicidarsi? Forse perché qui viveva male, proprio come tutti gli altri. E voi continuate ad incolpare Elisabeth solo perché volete credere che la colpa non sia vostra, volete convincere voi stessa che va tutto bene, che svolgete il vostro lavoro in modo impeccabile. E sì, magari Elisabeth non è la persona più sana di questo mondo, magari ha qualche problema, ma non sarebbe mai in grado di uccidere qualcuno. No, Dio mio, non lo farebbe mai. E voi volete spedirla in un'altra contea per non essere costretta ad affrontare il problema. Perché magari Elisabeth è malata e ha bisogno di cure. Ma nessuno deve sapere che qui dentro c'è una ragazza che sta diventando pazza e voi non siete in grado di gestirla. Quindi che se ne occupi qualcun altro, non è vero? Ma cosa volete che importi alla gente di quello che accade in uno sperduto orfanotrofio dell'Herefordshire? Non importa niente a nessuno e voi vi ostinate a non capirlo.
"Vivo qui da otto anni e non vi ho mai vista sorridere, non vi ho mai vista parlare dolcemente ad un bambino. Non fate altro che punirci perché non vi guardiamo negli occhi mentre ci parlate o perché dimentichiamo di sistemare la sedia quando ci alziamo da qui. I bambini vengono trattati come degli animali, si ammalano di continuo e sono costretti a spartirsi il cibo per non morire di fame. E poi vi chiedete perché stia andando tutto a rotoli, perché i ragazzi si suicidino e le ragazze diventino pazze. Tutti noi siamo qui perché i nostri genitori sono morti o ci hanno abbandonato. Qui avremmo dovuto trovare una famiglia, qualcuno con cui condividere il dolore e con cui trascorrere tutti questi giorni, tutti questi anni. Io non ho trovato nulla di tutto ciò. Questo posto è uno schifo, e voi non muovete un dito per cambiare le cose. Detto questo, sì, conosco un modo per aiutare Elisabeth: andarsene da qui."

Left (#Wattys2018) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora