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Riapro gli occhi nel buio  della mia stanza. Accendo la lampada sul comodino, è l'una passata.
Il letto di fianco a me e ovviamente vuoto. Paulo se n'è andato e stavolta credo sia per sempre.
In fondo è ciò che volevo, ciò che mi aspettavo, ma non riesco a far scomparire quella sensazione di vuoto e delusione, forse nel mio profondo ero convinta o speravo che restasse, che...ma con che diritto posso pensare che lui abbia voglia di votarsi ad una vita di sofferenza a fianco a me che non posso dargli nulla?
Nonostante questo pensiero ormai mi appartenga sento lo stesso  quel gusto amaro della delusione, quel sapore quasi metallico dello sconforto.
Decido di alzarmi e farmi una doccia, mi sento sudata e sporca, logora e quasi sdrucita almeno quanto la mia anima si sente di nuovo appallottolata è chiusa su se stessa. Ho anche fame, visto che ieri sera non ho mangiato nulla.
In bagno apro l'acqua, tolgo i vestiti lasciandoli sul pavimento e mi butto sotto il getto.
L'acqua porta via quel senso di "sporco" che mi sento addosso ma non può molto per quello che invece prova la mia anima.
Sento che le lacrime vorrebbero uscire, ma stavolta le ricaccio indietro con decisione tutto è andato come doveva andare, la mia mente continua a ripeterselo ma il mio cuore non lo accetta , non ancora.
Chiudo il getto dell'acqua restando appoggiata per un attimo alle piastrelle della doccia.
Sono stanca, il dolore è passato ma questa è la solita stanchezza , la seconda parte del mio supplizio.
Sul muro gocciolante di acqua ho l'impressione di veder passare un ombra, ma sono così provata che nulla mi  stupisce e non ci faccio troppo caso.
Mi volto per aprire il box doccia e uscire quando mi trovo davanti una figura scura che apre al posto mio.
Lancio un grido istintivo mentre mi si materializzano davanti due occhi verdi che mi fissano.
"CRISTO SANTO! PAULOOOO! Ma che cazzo ci fai ancora qui"
Istintivamente mi sono coperta il seno e l'inguine ma per lo spavento mi porto le mani sul viso.
"Dove credevi che fossi andato?" Mi dice con un leggero sorriso.
"Credevo...fossi andato a casa..."
"Ti sei, evidentemente, sbagliata..."
"Lo vedo..."
Il cuore mi fa una capriola nel petto, non posso controllare la gioia di questo organo insondabile.
"Visto che sei qui, mi passeresti l'accappatoi? Mi sto congelando..."
"Si, scusa...mi ero incantato a guardarti..."
Mi allunga l'accappatoio tenendolo aperto per aiutarmi ad infilarlo, mentre lo chiudo  le sue braccia mi avvolgono per scaldarmi e il mio cuore fa un altra capriola, anzi due.
Non posso impedirmi di essere felice di vederlo ancora qui, non riesco a fingere così tanto con me stessa.
Lascio che mi abbracci, che muova le mani sulle mie braccia come si fa con i bambini per scaldarli quando hanno freddo.
"Come stai ora?" Mi chiede sussurrandomi la domanda all'orecchio.
"Sto meglio, grazie"
"Hai fame? Non hai mangiato niente..."
"In effetti si...ho fame..."
"Allora vestiti e io preparo qualcosa da mangiare...ok? Vorresti qualcosa in particolare?"
"Sai cucinare?" Chiedo mentre mi scappa una risata.
"Non sono Cracco ma credo di potermela cavare"
Mi viene da ridere, perché lui riesce a farmi ridere anche se sono stata male e questo mi fa capire ancora di più cosa provo per lui.
Mi volto a guardarlo, rischiando di affogare in quei laghi verdi e vorrei davvero poter tuffarmici dentro, senza pensare a niente, senza pensare al niente che sono io.
Sulle labbra ha un sorriso dolce, sembra più rilassato.
"A cosa pensi?" Gli domando.
"A te...da quando ti ho conosciuta credo di non aver mai smesso di pensarti un attimo..."
"Anche se..."
Non riesco a finire la frase perché le sue labbra si posano sulle mie in un bacio a stampo che ha l'intento unico di zittirmi.
"A te e basta...senza i tuoi "anche e i tuoi se"...non è così che succede quando.."
Stavolta sono io a farlo tacere, posandogli una mano sulle labbra, non voglio sentire ciò che vuole dire, anzi, ho paura di sentire quello che vuole dirmi.
"Ho fame! Vai in cucina Cracco!"
Sorride e mi dice solo "agli ordini chef" poi esce dal bagno.
In camera mi vesto con un po' di fatica, alcuni dolori si fanno ancora sentire ma sono del tutto sopportabile e gestibili anche perché ho ancora in corpo una discreta quantità di antidolorifico.
Infilo i pantaloni della tuta e una maglia aderente ma non troppo. Non sono proprio nel mio massimo splendore ma non posso farci niente.
In cucina trovo Paulo indaffarato ai fornelli, il tavolo è apparecchiato con le tovagliette che uso per la colazione. Resto ferma a guardarlo, non si è accorto della mia presenza. Lo guardo muoversi tra i fornelli, sembra a suo agio, del resto è una persona  che ha dovuto arrangiarsi in molte cose.
"Smettila di fissarmi..."
"Stavo ammirando la tua perizia in cucina..."
Mi avvicino per vedere cosa sta combinando.
"Hai fatto le uova strapazzate? Cracco mi stupisci!"
"L'importante è che mangi qualcosa, le proteine non ti fanno male ...anzi"
"In effetti non hai tutti i torti...comunque ho fame quindi mangerei qualunque cosa...anche tu non hai mangiato..."
"Mangio con te..." Sorride
"Ecco perché hai fatto le uova! Le proteine sono ammesse nella tua dieta! Però dovresti mangiare solo l'albume... Giusto?"
"Per oggi va bene così..."
In pochi minuti siamo a tavola, ha anche tostato il pane e io affamata addento il tutto.
Mangiamo per un po' in silenzio, o meglio io ingoi come se non mangiassi da giorni e lui si ferma spesso a guardarmi.
In pochi minuti ho spazzolato tutto. Il mio piatto è vuoto mentre lui mangia con più calma.
"Hai ancora fame?" Mi domanda
"Uhm...no...mangerò un arancio..."
Lui infilza un po' di uovo e mette la forchetta davanti alla mia bocca e io non mi faccio pregare, ho ancora fame.
Mi imbocca ancora un paio di volte poi decido che va bene così.
"Ho sognato mio padre stanotte..." Butta lì la frase come se fosse parte di una conversazione comune, famigliare.
"Davvero? Sei riuscito a dormire..."
"Un po'...è stato strano sognarlo...c'eri anche tu..."
Rimango stupita, sgranando leggermente gli occhi, non trovo proprio una connessione tra me e suo  padre.
"Io?"
"Si, ti teneva sotto braccio..." Mi guarda dritto negli occhi mentre parla.
"...e sotto l'altro braccio...teneva Antonella"
Sono più che stupita per cio' che sta dicendo ma lo lascio continuare.
"Non lo sogno spesso, e di solito quando capita appena mi sveglio mi ritrovo in lacrime...stavolta è stato "sconvolgente" ma non ho pianto"..
Ormai sono troppo curiosa di sapere cosa ha sognato.
"Che cosa voleva dirti secondo te?" Domando giocando con una briciola di pane.
"Vuoi dire che cosa mi ha detto!?"
Faccio cenno di sì con la testa.
"Mi ha detto di SCEGLIERE"
"In che senso?" Domando.
"Non lo immagini?"
Lo guardo negli occhi e basta. Non ho niente da dire. O forse non voglio dire nulla per paura.
Mi alzo per mettere il piatto nel lavello. Sento che si muove anche lui e stavolta so che me lo troverò alle spalle.
Infatti appena mi volto lui è lì, a pochi centimetri. Il mio cuore batte come un martello. In gola sento un nodo che non va né su né giù.
"...non vuoi sapere o hai paura di sapere?"
Detesto che sia così capace di leggermi dentro.
Non riesco a dire niente.
"Allora parlo io..."
Lo fisso.
"Mio padre mi diceva di scegliere tra te e lei, di smetterla di complicarmi la vita...mi ha detto:" una è il tuo passato, l'altra è il tuo futuro"...quando ho aperto gli occhi ho capito che avevo già scelto..."
Sento dentro un misto di speranza, paura, dolore, angoscia, desiderio e non so che  altro.
Mette  una mano sulla mia guancia, costringendomi a guardarlo.
"Ho scelto te. Adesso lo so...ti ho scelto dal primo istante...sei tu la donna che voglio nel mio futuro...il resto è solo passato..."
"Paulo...tu...cioè, io ...forse questa serata ti ha un po' scosso e ora non sei lucido...non hai capito bene quello che ti ho spiegato..."
"Ho capito PERFETAMENTE! Tu non sei una "donna vuota" come credi...non è quello che hai passato che ti rende meno "donna"...anzi, credo che tu sia l'unica donna che ho incontrato finora escludendo mia madre...sei un insieme di così tante cose che è persino difficile definirti con una parola...e comunque...ciò che provo per te non è paragonabile a niente che ho provato prima...niente..."
Mi manca il respiro ad ogni parola. Sento che quello che provo per lui mette dentro al mio cuore un esultanza, una gioia è un sentimento che non ho mai sentito prima.
"Ti prego Caterina, lasciami provare ad entrare nella tua vita...lasciami provare a starti accanto..."
"Non riesco a non pensare che non posso darti un figlio Paulo...so che è qualcosa che desideri..." Le lacrime mi impediscono di continuare.
"Caterina, mia madre mi ha sempre detto che i figli sono di chi li cresce e non di chi li mette al mondo...è una scelta che faremo quando ci si presenterà...adesso è il "noi " che voglio costruire con te"
Una parte di me vuole cedere, lasciarsi andare e provare questa avventura, l'altra, quella che finora ha controllato la mia vita non vuole desistere, non vuole arretrare, vuole che io continui la mia difesa, vuole che non tolga la mia armatura.
In mezzo a loro il mio omino quasi in lacrime si è inginocchiato, con le mani in segno di preghiera.
È colpa del l'invertebrata presenza se sento qualcosa che scatta dentro e mi spinge verso di lui.
Metto le mani sul suo petto e sopra ci appoggiò la testa. Lui mi accarezza le spalle, sono certa che conosce la battaglia che sto combattendo dentro di me.
Rialzo la testa e lo guardo sapendo che a questo punto non ho più scelta.
"Sai che questo "noi" non è facile vero? Lo sai che non è facile stare con me? Lo sai che ti stai complicando la vita?"
"So tutto...come so che che ti voglio nella mia vita perché ti amo...ed è tutto quello che mi serve sapere"
Sono impreparata alle sue parole. Sono impreparata a quel "ti amo" detto con così tanta semplicità e sicurezza.
"Non sei obbligata a dirmi che mi ami anche tu...lo so già! Lo dirai quando ti sentirai pronta..."
Mi viene da sorridere perché questa sua sicurezza mi fa pensare a quando gli ho detto che è un megalomane.
"Va bene...ma tu, tienimi nel "cerchio magico" è l'unico posto in cui ho trovato pace dopo tanto tempo"
Le sue braccia si stringono dolcemente intorno a me, la mia bocca si avvicina alla sua e in quel bacio c'è tutto quello che avrei voluto e non ho avuto il coraggio di cercare in questi anni.
Quando si allontana da me è come se tutto fosse cambiato e allo stesso tempo tutto fosse uguale.
"Mi amor...come stai ora?"
"Il dolore è passato...sono solo un po' intontita dai farmaci ma è normale...so che devi andare, non preoccuparti..."
"Non vorrei andarmene per nulla al mondo, ma devo..."
Lo accompagno alla porta restando sotto la protezione del suo braccio.
Prima di uscire mi bacia delicatamente le labbra e io non posso che stringermi ancora a di nuovo sento le sue braccia avvolgermi.
"Vai a riposare...mi chica linda! Ci vediamo...più tardi"
Faccio cenno di sì con la testa e lo lascio uscire.
Richiudo la porta alle spalle pensando che le mie parole che credevo lo avrebbero allontanato hanno avuto l'effetto contrario.
Mi sfioro le labbra per cercare di trattener il calore che le sue mi hanno trasmesso.
Vado alla finestra, senza accendere la luce.
Lo guardo salire sulla Maserati, pensando che ora siamo legati e mi ritrovo a sorridere quasi inebetita.
Lo guardo fare manovra e immettersi sulla strada. Sento dentro un euforia che non provavo da tempo e quasi non faccio caso all'auto scura che fa manovra davanti a casa mia e segue quella di Paulo.
Il pensiero che fosse lì per lui e lo stia seguendo mi attraversa la mente per un attimo ma non lascia traccia, nei miei pensieri c'è solo lui è quel "noi" che può esistere.

Spazio autrice

Care amiche, dopo la splendida domenica che ci ha consegnato il settimo scudetto e ha ci fa entrare nel "MITO" eccovi il nuovo capitolo.
Spero soddisfi le vostre aspettative...ci tengo particolarmente a sapere le vostre opinioni.
Attendo le vostre ⭐️ e i vostri commenti. Vi abbraccio fortissimo. Velmachelly

L'altro battitoWhere stories live. Discover now