Capitolo 88

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Buona lettura a tutti voi!
a_yo_soy_asi

Bradley’s P.O.V.

Non capisco cosa Mary stia guardando: è lì, impalata, con la bocca aperta per la sorpresa. Guardo nella sua direzione e non vedo nessuno se non una bella ragazza bionda con gli occhi azzurri e un fisico da schianto. È mano per mano con un ragazzo palestrato con i capelli quasi rasati. Mi sembra abbia un volto familiare, ma non ho idea di chi possa essere.
- QUELLA PUTTANA!
- Mary! Abbassa la voce … Chi è?
- Non deve vederci.
Mi trascina da una parte in un angoletto della piazza con aria sospetta mentre si guarda intorno.
- Che c’è? Ti è venuta voglia di farmi un pompino? – ammicco ridendo, ma lei non prende molto scherzosamente la cosa.
- È Daniela, la zoccola di mio padre, con un uomo che non è mio padre. Capisci?
- Oh. Capisco, Mary, ma riguarda tuo padre, non te.
- No, Brad, non capisci. Lui ha mollato mia madre, l’ha uccisa dentro per una che va a letto con tutti.
- Mary, ma che ne sai se stanno insieme, magari sono solo amici, no?
Nel momento in cui pronuncio queste parole, quella donna comincia a pomiciare pesantemente con l’uomo che stava accanto a lei e così Mary mi fulmina con lo sguardo.
Improvvisamente ha quello sguardo da idea, come se avesse una lampadina sulla testa come nei cartoni animati, e tira fuori il cellulare per aprire la fotocamera.
- Vieni qua, Brad. Facciamo finta di scattare una foto.
Mette la telecamera esterna per scattare foto ai due amanti e, quando pensa di averne fatte abbastanza, le invia a Tristan.
- Sarebbe bello inviarle a mio padre direttamente scrivendogli qualcosa riguardo il karma.
Le rubo il cellulare prima che possa fare altro nonostante le sue lamentele, evitando di farle commettere cazzate. Non voglio che agisca d’impulso per pentirsene dopo, né voglio sentirla frignare.
Alla fine si lascia convincere e appena riprendere il cellulare in mano se ne esce con delle parole struggenti: - Però stasera niente sesso.
- Ma sei senza cuore!
- Hai già avuto la tua dose, caro.
- Dai, piccola principessa, non privarmi del piacere più grande.
- Non mi interessa, non avrai nulla.
- Un pompino?
- Semmai quello sarebbe se volessi viziarti, quindi non se ne parla.
- Maryyy! Ti prego! Abbi pietà di me.
- Sei dipendente, Brad, devi curarti.
- Ma se me l’hai chiesto tu oggi.
- Non rigirare il coltello nella piaga. Niente sesso, ho deciso.
- Sei una stronza.
Lei però in risposta mi bacia ed ecco che di nuovo ce l’ha vinta su di me. La convinco però a continuare a camminare e mentre visitiamo l’Arena, la Basilica di san Zeno, la casa di Giulietta, le vie della città, devo ammettere che Mary aveva ragione a voler tornare: è una città davvero bella.
Mi piace vederla mentre lei guarda incantata i monumenti e scatta foto con a mia Polaroid o con il suo cellulare. Ad un certo punto si volta con le guance rosse d’imbarazzo per chiedermi per quale motivo la stia guardando, così sorridendo le rispondo quanto la ami. Mi bacia prima che si nasconda nel mio petto, facendomi voler stare così per sempre.

***

Un’ora prima a Birmingham

Tristan’s P.O.V.

Sono fermo sul divano a fissare il display del cellulare con il contatto di mio padre aperto: dovrei chiamare quel pezzente  per dirgli di vederci? Io però non ho affatto voglia di sentirlo, cazzo, quello è uno stronzo.
Brad ha ragione, devo parlargli, perché comunque biologicamente parlando rimane sua figlia. Peccato io non abbia il coraggio di farlo, perché so che se lo vedessi lo prenderei a pugni, com’ero tentato la scorsa volta. Ora però Mary non c’è e non sarei in grado di mantenere la calma.
- A cosa pensi?
- James, mi hai fatto prendere un colpo!
- Scusa, amico. Allora, che cosa guardi?
- Nulla.
Mi ruba il cellulare tra le mani prima di rimanere molto perplesso e guardarmi in faccia. Avete presente quelle facce WTF dei meme? Ecco, uguale. Ovviamente la domanda “perché?” che mi pone è scontata, così gli spiego il problema mentre lui mi guarda ascoltando. Appena finisco pronuncia un semplice okay e chiama subito il  numero. Mi avvento sopra di lui buttandoci sul divano in una lotta per riprendermi il telefono ed evitare che crei danni, invece ha già risposto pronto quando l’ho preso in mano.
Sentire la sua voce mi destabilizza abbastanza, infatti non riesco nemmeno a parlare. James mi dà un pugno sulla spalla per tirarmi fuori qualche sillaba.
- Papà?
- Tristan! Che bello sentirti! Come stai? Tutto bene? Sono davvero felice di sentirti, dimmi tutto.
Odio quando è così dolce, mi fa incazzare questo finto tono gentile.
- Beh, ehm, dovremmo vederci per parlare, tra oggi e domani. Ehm, potresti, non so… passare?
E’ imbarazzantissimo parlare con lui: anche quando era venuto a casa a sorpresa non sapevo bene cosa dire.
- Perché non mi raggiungi subito in ufficio? Sto lavorando, ma posso prendermi una pausa. Ti passo l’indirizzo, va bene?
- Penso di sì.
- Ci vediamo tra poco, allora. Sarà bellissimo sentirti.
- Ciao.
Attacco la chiamata e mi sento davvero strano, non so che dire, seriamente. Mi sento strano, non credo possa dirlo in altri modi. Dico a James che vuole vedermi subito nel suo ufficio, così lui torna con la mia e la sua giacca in una mano e nell’altro le chiavi dell’auto.
- James, io non so se …
- Tris, fallo. Ti accompagno io.
- E anche noi. – Ale fa capolino nel salone insieme a Connor – Scusami, abbiamo origliato, sai che non resisto. Bene, andiamo?
Mimo un grazie con le labbra e decidiamo di partire tutti insieme alla ricerca del padre perduto che in realtà non volevo ritrovare. James, al volante, fa mettere a Connor l’indirizzo sul navigatore, così io rimango dietro con Ale.
Sono parecchio nervoso, mi sto agitando e sto sudando da far schifo. Mi tolgo la giacca e comincio a muovere nervosamente la gamba. Guardo fuori dal finestrino mentre continuo con questo movimento finché mi accorgo della mano di Ale sulla mia coscia che mi massaggia dolcemente per rilassarmi. Mi sussurra di star tranquillo con un sorriso caldo e rassicurante. Magicamente mi calmo e la ringrazio, ma le scosto la mano: sì, ci siamo baciati, ma lei ha comunque detto di amare James, ha voluto quella fottuta pausa, quindi finché non deciderà nulla io non ho intenzione di farmi abbindolare da lei.
Mi compare sul display il messaggio di Mary che mi rassicura di esser arrivata sana e salva, poi blocco lo schermo. Mary … ho fatto bene a mandarla lontana da me con Bradley? So che loro, anche se questa cosa non la sopporto, si amano e hanno bisogno di riparare i rapporti, ma solo l’idea che possa scoparsela mi fa salire il sangue alla testa. E’ mia sorella, è piccola e fragile, non deve assolutamente sverginarla o lo picchio, anche se gli avevo dato il permesso. So però che Bradley è mio amico quindi dubito lo farà, spero.
Cazzo, non ho più nemmeno una certezza.
James ci dice che siamo arrivati e a quel punto scruto l’edificio dall’alto in basso: un bel grattacielo svetta su Birmingham come se dicessi “brutti stronzi voi non siete un cazzo, io sono il grattacielo più bello di tutti voi”. Già lo odio. Scendo a fatica dalla macchina, lo faccio solo perché i ragazzi e Ale mi stanno sollecitando.
Tris, lo stai facendo per Mary, fallo solo per lei.
Prendo un sospiro mentre saliamo su con l’ascensore e dopo qualche secondo le porte si aprono, rivelando un corridoio di gente in attesa. Noi sorpassiamo tutti però, beccandoci i peggiori sguardi omicida. Troviamo la porta con la targhetta Evans bella laccata d’oro e a quel punto mi faccio forza per bussare. Entro e trovo mio padre al telefono in giacca e cravatta. Quando mi vede sorride e attacca la chiamata per venirmi ad abbracciare, solo che io non riesco a ricambiare, sono come bloccato.
- Tristan, accomodati! E’ bellissimo vederti, anche se te l’ho già detto. – sprofondo nella sedia: se non la smette con le smancerie me ne vado – Qual buon vento ti porta qui?
- Devo parlarti di Mary.
- E’ successo qualcosa?
- Direi di sì, altrimenti non sarei qui, no? – non mi frega un cazzo del mio tono acido, se lo merita – Comunque, hanno fatto dei controlli per il suo problema al cuore e si è scoperto che devono operarla a fine mese. Se ancora ti frega un minimo di lei, presentati nella clinica del Dr. McDrought e vieni a vederla, altrimenti puoi anche non venire. Ti ho avvertito solo perché sei nostro padre.
Sembra essere sconvolto, ma io ormai non gli credo più.
- Ovviamente verrò, che domande fai?
- Beh, non ci sei più stato.
- Nemmeno tua madre, ma a lei non fai nessuna colpa.
- GRAZIE AL CAZZO, PAPA’! ERA FOTTUTAMENTE DEPRESSA PER COLPA TUA CHE TI SCOPAVI UNA PUTTANA!  - ormai ho perso la ragione, sono su tutte le furie.
- MODERA I TONI, SIGNORINO! – anche lui s’è alzato, ma io non ho paura di lui.
- E’ VERO! TI SEI SCORDATO DI NOI, CAZZO, NON AVEVI ALCUN MOTIVO PER ABBANDONARCI, AVENDO UNA FIGLIA AMMALATA, CRISTIDDIO! – riprendo fiato e anche un po’ la calma – Eri il mio eroe, papà, ma da quando è successo quel casino io non riesco a vederti in altro modo se non come uno sfasciafamiglie che ha ucciso le uniche due donne della mia vita: mia sorella e mia madre.
In quel momento gli scende una lacrima sul volto e io non so davvero cosa fare. Non l’ho mai visto piangere.
- E’ vero, hai ragione.
Cosa?
- Hai ragione, Tris. Sono stato un immaturo, un adulto che si è comportato come un ragazzino in preda agli ormoni. Io mi sono invaghito di Daniela e ho fatto cazzate su cazzate, non avrei mai voluto far soffrire tua madre in quel modo, sai che in fondo non sono quel mostro che tu mi dipingi. Ho amato tua madre, poi ho amato un’altra e avrei dovuto lasciare tua madre con un semplice divorzio. Ho vissuto per anni con il rimorso di averla fatta soffrire, Tris, perché comunque è stata parte importante della mia vita, è con lei che ho avuto voi, le gioie della mia vita.  Tua madre ed io ormai ci parliamo normalmente, non porta più odio e rancore nei miei confronti. Ti prego, fallo anche tu.
Wow.
Una spiegazione, dopo anni di odio.
Luce, finalmente, sul buio oscuro. I motivi, una spiegazione razionale.
- Tris, mi mancate da morire … Vi prego, tornate da me. Voglio esser parte delle vostre vite.
Così mi ritrovo anch’io a piangere con lui, senza nemmeno accorgermene. Ci abbracciamo forte e stavolta ricambio, ancor più forte di lui. Sì, mi è mancato, ma non volevo ammetterlo per l’orgoglio.
- Potete venire da me stasera, così vedo anche tua sorella e parliamo un po’. Credo lei sia più in grado di perdonare di te.
- Sì, sicuro. – ridacchio – Ma mia sorella è a Verona.
- A Verona? Anche Daniela! Chi è il suo Romeo?
- Bradley. Te lo ricordi? Il mio migliore amico, il cantante della band.
- Certo, che lo ricordo! Sapevo ci fosse del tenero, ma non credevo fossero così intimi! Da quanto stanno insieme?
- Non stanno insieme, è una storia complicata … Te lo racconterà lei quando ci vedremo al ritorno.
- Va bene.
Sento il cellulare vibrare e vedo i messaggi di Mary. Sono delle foto di due tizi che si baciano e stanno mano nelle mano: mi chiedo chi siano, ma quando scopro che la ragazza è la futura sposa di mio padre, mi prende un colpo e rimetto il cellulare in tasca. Oh cazzo, veramente oh cazzo.
- Chi è?
- Nessuno d’importante. Parliamo di questa cena piuttosto.
Così sorrido, facendo finta di nulla.

Make me crazy [b.w.s.] (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora