PROMPT: Stormpilot, n°1 (R.2)

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N°1 - "Smettila di morderti quel fottuto labbro!"

Finn/Poe Dameron

Richiesto da: polveredilettere

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«Poe, è una follia.»

Finn lo gridava e lo bofonchiava più volte, con e senza l'allocutivo. Sperava che, in questo modo, prima o poi avrebbe convinto il primo ad abbandonare quell'assurdo piano, e successivamente se stesso dell'infondatezza dell'impressione che, in tanti più ammonimenti si sprecava, quanto più essi sembravano sortire l'effetto contrario.

«Per questo funzionerà» lo rassicurò il pilota, lo sguardo incollato ai monitor collegati alle telecamere disseminate per tutta la base, così da assicurarsi che nessuno si fosse accorto della loro intrusione.

«Convinto tu...»

«Piantala, andrà tutto bene! Tu, piuttosto, pensa a cambiarti.»

«È quello che sto facendo!»

Lassù, su Athulla, il Primo Ordine aveva da tempo stabilito un avamposto segreto, almeno finché non era giunta notizia che vi stavano tenendo prigionieri alcuni informatori della Resistenza. La prima parte del piano era riuscita senza particolari intoppi, ma serviva un travestimento per potersi aggirare nei dintorni passando inosservati e raggiungere le celle. Ma il lavoro era ben lontano dall'essere compiuto e, come in ogni infiltrazione, bastava una sola, piccola falla per mandare tutto a repentaglio.

L'occasione si presentò quasi subito, una volta conquistato l'accesso alla sala comandi. A Poe e Finn era comunque bastato poco per mettere fuori gioco i due ufficiali che ostruivano il passaggio, far saltare le telecamere spia a vista e servirsi di quello che rimaneva dei due uomini in modo costruttivo.

Almeno, in questi termini l'aveva messa Poe. Chiuso in uno stanzino adiacente, intento ad infilarsi la divisa di una delle guardie, Finn non riusciva proprio ad essere ottimista.

«Ci beccheranno ancora prima di potercene accorgere» sentenziò, la voce attutita dalle pareti di duracciaio. «E io non avrò neanche il piacere di dirti che te l'avevo detto.»

Poe ruotò gli occhi, seccato.

«Rinfrescami la memoria: com'è che sei voluto venire?» gli domandò, spostando repentinamente lo sguardo dai monitor alla porta automatica dietro di lui, nonostante si fosse già premurato di manometterla.

«Cominciavo a chiedermelo anch'io.»

«Senti, finché sto io al comando, il piano è questo. Fammi un fischio se ti viene in mente un'idea migliore.»

Poco dopo, nelle orecchie di Poe si fece strada un fruscio idraulico. La sua testa scattò di lato e scorse Finn intento ad accomodarsi le maniche della divisa nera, in preda ad un'agitazione da far invidia alla ferraglia dorata che era rimasta alla base.

«Se usciamo vivi da questa messinscena» iniziò l'ex-assaltatore, avanzando verso di lui, «chiederò al Generale di mettere me al comando la prossima volta. E non mi importa un accidente se non ho i titoli!»

Sganciando dal cinturone un paio di manette, che cozzarono tra di loro tintinnando, le porse al compagno.

«Forza, mettiti queste e andiamo. Prima è, meglio è... E smettila di morderti quel fottuto labbro!»

Poe arrossì lievemente a quel rimprovero. Non si era nemmeno accorto che i suoi denti erano praticamente conficcati nella carne del suo labbro inferiore e la spontaneità di quel gesto involontario lo paralizzò.

C'era qualcosa di meno innocente di quello che sembrava negli occhi di Finn, terrorizzati ma mascherati da un velo di forzata compostezza, nella sua fronte generosamente imperlata di sudore e nelle sue labbra semiaperte, come se avesse appena finito di correre. Non bastava la scusa dell'innegabile fascino della divisa. A saperlo prima, non avrebbe mai accettato di recitare la parte del prigioniero che si lasciava accompagnare buono buono alla sua cella.

«Sai, non sei niente male.»

Con aria sognante, il pilota yaviniano si fece avanti lentamente e con lo stesso ritmo sfregò un dito sul tessuto fibroso della divisa nera. Finn si sforzava con tutto se stesso di rimanere impassibile e, anzi, di tenere il broncio. Ma quell'uomo era così arrogantemente bello, e quei riccioli corvini così umidi e scompigliati, per non parlare di quelle iridi scure come un buco nero ma cocenti come i due soli di Tatooine messi insieme e della scollatura della camicia che lasciava sempre vedere più di quello che sarebbe stato opportuno.

No, non era quello il momento di dare di matto.

«E tu non sei molto convincente come prigioniero» fu l'unica cosa che Finn riuscì a ribattere.

«Sì? Cosa te lo fa credere?» chiese Poe con aria assorta, e sollevando il mento per guardarlo negli occhi superò qualsiasi distanza di sicurezza, nonché ogni limite della decenza.

La vista di quei denti bianchissimi snudati in un ghigno malizioso asciugarò tutta la saliva nella bocca di Finn, che si scoprì con la voce più roca del solito.

«Un detenuto non si concede effusioni con un ufficiale del Primo Ordine.»

Poe si accostò al suo viso, le sue parole ridotte a un sussurro che risvegliò i sensori di Finn come una scarica elettrica. «Mhh. Vedrò di impegnarmi di più in futuro.»

Il bacio che seguì fu tanto rapido quanto languido e lasciò l'ex-assaltatore con un bruciante senso di inappagamento a rodergli le viscere.

Rotto il contatto, Poe sollevò le sopracciglia con fare ammiccante. «Vogliamo andare?»

Finn si ricompose e di malavoglia, ma mettendocela tutta per non mostrarlo, agganciò le manette ai polsi del compagno.

Dovette riconsiderare il precedente giudizio.

Quanto lo odiava, certe volte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 22, 2022 ⏰

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