SECONDA PARTE: In viaggio verso casa

Start from the beginning
                                    

PENSIERI E SENTIMENTI DI PAULO

Dopo una settimana di ritiro ci è concesso qualche giorno di riposo. Decido di noleggiare un auto e tornare a casa, davvero a casa. Guidare mi dà il tempo di pensare. Passati i sobborghi di Buenos Aires gli spazi si fanno più ampli, le case iniziano a lasciare spazio ai campi, alle casette disperse tra territori coltivati fino a portarmi lontano dalla città, in quella pampa desolato da dove provengo, là dove c'è più terra che gente. La' dove sono cresciuto, tra la terra rossa e il lago Futalaufquen, tra le strade parallele del centro, in quella cittadina dov'è non potrei perdermi nemmeno se volessi.
"Avrei voglia di perdermi...e di ritrovarmi..." Mi ritrovo a pensare. Perdermi qui, nella pampa, tra silenzio e spazio.
"Vorresti perderti in luogo che conosci da sempre? O vuoi solo ritrovare...quello che conosci meglio?" Mi domanda la mia coscienza.
"Forse vorrei solo fermarmi...trovare...pace"
"E per questo che stai andando da lui...perché li trovi pace...o risposte..."
"Già...risposte...è per questo che vado da lui...solo lui può rispondermi"
Cordoba rimane alle mie spalle mentre punto dritto al muro di mattoni rossi che non è troppo lontano dalla casa in cui sono cresciuto.
Parcheggio l'auto quasi di fianco all'ingresso. Non c'è nessuno in questo momento è la cosa mi dà sollievo.
Del resto è quasi l'una, ora di pranzo e poi della siesta, sia mai che qui si salti uno o l'altra.
La ghiaia scricchiola piano sotto le mie scarpe. Varcato l'ingresso mi dirigo sicuro a sinistra, lungo il vialetto.
In pochi minuti arrivo alla mia destinazione. Come sempre, appena mi fermo, sento solo il silenzio è un grande peso che si appoggia tra lo stomaco il cuore, in quel posto dove credo ci sia l'anima.
"Ciao papà" sono le parole che dico sempre, prima di abbassarmi ad accarezzare la foto di quell'uomo che mi somiglia e di cui sento l'infinita assenza.
Rimango un po' così, con le braccia appoggiate alle ginocchia, con una mano a sistemare inutilmente i fiori che mia madre ha messo perfettamente e che non mancano mai.
Nella mia mente passa tutto. Il passato, il presente, i sacrifici, le difficoltà, i bei momenti, quelli brutti, le risate, i pranzi, le cene, i giochi, le partite, le decisioni difficili, la scelta di andare via, quella di tornare negli ultimi mesi, i giorni buoni, in cui poteva ancora alzarsi da quel letto e quelli cattivi, pessimi, terribili.
"È tutto così difficile papà...adesso è tutto così complicato...tu lo sapevi? Si che lo sapevi, l'hai sempre saputo che sarebbe stato così..io no! Non lo so cosa credevo, pa'...forse che bastava corre dietro al pallone...poi tutto il resto sarebbe stato facile...invece...non lo so...in questo momento è solo un gran casino!"
Mi siedo per terra sull'erba che circonda la tomba.
Chissà che risposte posso ottenere da una lapide, ma almeno qui ci sono solo io, con i miei pensieri e i miei fantasmi, ma solo io.
Rimango a pensare a tutto questo ultimo periodo, a queste ultime settimane, al casino fatto da Moreno, alla causa milionaria che penzola come una spada sulla mia testa, alle partite che non riesco a giocare come prima e poi...massi, è inutile che mi nasconda dietro un dito...penso anche a lei...Caterina...solo che quando penso a lei non sono lucido."
"Perché quando non ci pensi lo sei?" La voce fastidiosa della mia coscienza torna a farsi viva.
"Non proprio in questo periodo...ma se penso a lei è più complicato..."
"È perché?"
"Perché...perché...perché...hai sempre un perché da chiedere? Non hai mai una soluzione? Una risposta anziché una pregunta?..."
"Oh, io ho anche delle risposte...sei tu che non le vuoi sentire...non mi hai mai chiesto risposte!"
"Ogni tanto potresti illuminarmi"
"Da dove vuoi che cominci? Dimmi tu..."
Mi alzo e lascio un ultima carezza all'immagine che ho davanti chiedendomi quando avrò di nuovo il tempo di tornare qui...non lo so proprio.
Esco dal cimitero e ritorno all'auto. Vicino alla mia macchina c'è un altro auto che prima non c'era, non ci faccio molto caso, apro con il telecomando e mi dirigo verso il posto di guida.
Dalla macchina affiancate si apre lo sportello e vedo scendere una donna dai capelli castani lunghi e prima che si volti so già di chi si tratta. Antonella.
Vederla li, mi stupisce e mi provoca un misto di irritazione e non so che altro.
"Bentornato straniero" mi dice con quella voce leggermente stridula che conosco fin troppo bene.
"Grazie. Che ci fai qui?"
"È l'unico posto in cui ero sicura di trovarti. Tua madre mi ha detto che saresti arrivato oggi..." Dice alzando leggermente le spalle in un misto di scusa e "che ci vuoi fare".
Mia madre! Non avrei dovuto dirle che sarei arrivato oggi. Non che lei è Antonella abbiano mai avuto un rapporto stretto e idilliaco, ma valle a capire le donne...
"Capisco...non avresti dovuto disturbarti per accogliermi..."
"Perché avresti trovato il tempo di incontrarmi se non fossi venuta qui ora?"
" uno a zero per lei e palla al centro!" Dice la mia vocina coscienziosa "eh già..." Le rispondo.
"Non ho molto tempo per nulla in questo periodo..." Dico nel tentativo di auto scusarmi.
"Ma il tempo per un pranzo lo dovresti avere..."mi chiede inclinando la testa leggermente di lato in quel movimento che ho trovato grazioso per un po'di tempo e a cui non sapevo dire no.
"In effetti dovrei mangiare..."
"Vedo che hai imparato a dirle di no!" Ringhia quasi la mia amica parlante "beh, devo mangiare..."
"Bene. Allora andiamo!"
Lascia la sua auto nel parcheggio e sale sulla mia. Metto in moto ed esco immettendomi sulla strada. Seduta affianco a me per qualche minuto Antonella rimane zitta.
Guido sicuro verso il ristorante nei pressi del lago.
"Non hai dimenticato il nostro posto preferito" dice piano.
"Non ho dimenticato che "Marconi" è il miglior ristorante della zona!" Dico in modo anche troppo tagliente per non darle la soddisfazione di essere lei a guidare questo strano appuntamento.
Diventa seria, ma mi conosce, sa quando voglio essere...
"Stronzo?!" Mi chiede la coscienziosa amica "grazie non trovavo l'aggettivo"
"Prego! Figurati...sempre a disposizione"
"Non ho prenotato...non so se avranno posto" dico mentre camminiamo verso l'ingresso.
"Per te?...ahah...se non c'è posto qualcuno verrà buttato fuori a tempo di record"
Il ristorante è affollato, quando entriamo un uomo sulla cinquantina ci viene incontro. In pochi secondi mi riconosce, ci trova un tavolo appartato e ci porta i menù.
"Che cosa ti avevo detto?" Mi dice Antonella mettere guarda la lista.
Non dico nulla. La guardò mentre scorre i piatti. È dimagrita, il viso è più sottile e gli occhi sembrano più grandi. Non voglio pensare che sia stata la fine della nostra storia a causare questo cambiamento.
Il pranzo scorre tranquillo. Parliamo di ciò che sta facendo in questo periodo, della sorella che ha avuto una bambina, della mia carriera e di tutto il resto, tranne che di noi.
Alla fine del pranzo iniziò ad essere stanco di questa sceneggiata da "finti buoni amici" che si ritrovano a tavola.
"Perché mi hai voluto vedere Antonella?...questa scena sta diventando piuttosto grottesca..." Le chiedo posando la tazzina del caffè.
"Trovi che sia grottesco ritrovarci per un pranzo? Non ci conosciamo da due giorni..."
"Trovo poco sensato che tu mi abbia teso una "trappola" per incontrarmi..."
"...non avresti mai trovato il tempo per vedermi..."risponde seria.
"Probabilmente no...sai la vita che faccio...non sono tornato per una vacanza.."
"Conosco la tua vita più di quanto tu non creda..."
"Bene! Allora possiamo smettere di far finta di esserci incontrati per caso e arrivare al dunque?"
Mi sto innervosendo e non mi preoccupo di nasconderlo, sono stanco e ho troppe cose a cui pensare e continuare anche questa farsa mi stressa ulteriormente.
La vedo diventare seria e meno sicura di quello che vorrebbe dimostrare, forse in un altro momento la cosa mi avrebbe fatto anche tenerezza, ma ora come ora serve solo a aumentare il mio senso di fastidio.
"Possiamo uscire a parlare fuori?" Mi chiede.
"Va bene..." Dico sospirando e alzandomi per andare a pagare il conto.
In pochi minuti mi raggiunge mentre alcuni bambini si sono avvicinati a chiedermi un autografo e un selfie. Attende in disparte senza mostrare irritazione è appena ho finito mi segue verse l'uscita.
La giornata è calda ma non soffocante, il lago risplende dei suoi colori e intorno la vegetazione continua ad essere quella rigogliosa di sempre.
"Facciamo due passi?" Domanda senza guardarmi.
"Ok!" Rispondo a monosillabi, voglio solo concludere questo incontro e tornarmene a casa.
Facciamo qualche passo intorno al lago, tra gli alberi che crescono vicini alla riva e poi aumentano verso l'interno del bosco.
"Pensi di rispondere alla mia domanda Antonella o dobbiamo fare il giro del lago...perché avrei alcune casette da fare se non ti dispiace..."
"È così penoso stare in mia compagnia? Una volta non ti dava così fastidio..."
"Una volta il nostro rapporto era diverso..."
"Diversissimo oserei dire! Soprattutto quando accampavi scuse per tornare in ritardo e restare fuori con qualche tua amica...diciamo così...di "letto"..." Lo dice in quel tono leggermente acido che solo le donne che vogliono rinfacciarti il passato sanno avere.
"Siamo qui per rivangare il passato? Per rivedere le fasi della nostra relazione...si, non sono stato un santo, è vero...vuoi che mi scusi? L'ho già fatto...credevo che fosse tutto chiarito..."
"...è chiarito, non temere...sei stato esaustivo qualche mese fa..."
"Allora che altro vuoi sentirti dire?"..e comunque anche tu non sei stata a guardare! Mi sembra che ogni uno di noi abbia fatto la sua parte."
"Vero! Hai mai ripensato a noi? A cosa sarebbe successo se ci fossimo impegnati di più?"
"Sinceramente? No, non ci ho più ripensato...saremmo semplicemente andati avanti come già facevamo...per comodità credo"
"Solo per comodità?" Mi domanda guardandomi seria e triste allo stesso tempo.
"Credo di poter dire per comodità...si...mi dispiace..."
"Io non l'ho mai fatto solo per comodità...neanche quando sapevo che eri a letto con un altra...e lo sapevo fidati...no, ti ho sempre aspettato perché ti amavo, volevo che tutto andasse bene...perché poi alla fine tornavi sempre da me , e questo era quello che contava..."
Lo cosa sta diventando più irritante e melodrammatica del previsto.
"Mi sembra che stia soffrendo davvero sai?" Mi dice la vocina
"È un ottima attrice credimi..."
"Ah lo so! Solo che questa è una interpretazione da Oscar se è tutta finzione! Cavolo ci sto quasi credendo anch'io!"
"Ecco appunto! Credici tu che io faccio a meno...è una manipolatrice..."
"Deve aver imparato da te...sei un maestro in questa arte!"
"Grazie troppo buona..." Le rispondo per poi tornare a rivolgermi ad Antonella.
"Senti Antonella...abbiamo le nostre colpe...entrambi...la verità non sta mai da una sola parte...ma rivangare il passato non credo ci serva a molto..."
"Non sto rivangando il passato, non è solo questo...in questi mesi ho pensato, ho riflettuto, sono stata anche da schifo se ti può consolare...ma ho capito che...che sono ancora innamorata di te...ti amo ancora...e non posso farci niente!"
Non ho il tempo di rispondere né di rimanere stupito dalle sue parole perché in un lampo sento la sua bocca sulla mia, le sue mani sul mio viso in un tocco che è anche troppo famigliare.
Pochi secondi e mi accorgo che sto ricambiando il bacio, mi rendo conto che ho posato le mani sulla sua vita, che adesso ho la certezza essere più sottile di quanto mi ricordavo.
Le sue braccia si stringono attorno al mio collo, il suo corpo si preme contro il mio. Il suo bacio è languido ma passionale e lo ricambio allo stesso modo.
Tutto sembra normale, la sua bocca, il suo corpo, il mio che reagisce con un desiderio che non sapevo di provare.
Le accarezzo automaticamente il fondoschiena e lei si strofina sul mio bacino e sulla mia erezione che stupisce anche me.
La sento scendere con una mano verso la cerniera dei miei jeans, sa cosa mi piace, sa cosa voglio, dove colpirmi, dove sono i miei punti deboli e la tentazione di cedere diventa sempre più forte. In fondo che differenza farebbe?
"Andiamocene da qui...in un posto dove possiamo riprendere il discorso da questo punto..." Mi sussurra all'orecchio.
E quelle parole funzionano al contrario, come una doccia fredda che mi risveglia.
La scosto da me. Fermo le sue mani e la guardo.
"No Antonella. Non è il caso...e' stato...un attimo di debolezza..."
Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta.
"Tu che ti tiri indietro davanti al sesso...non è possibile..." È sinceramente stupita.
Dalle sue parole sembra quasi che sia un maniaco.
"Diciamo che non sei uno che si tira indietro di solito..." Dice la mia amichetta.
"Non è vero!" Le rispondo mentalmente. "Ne sei sicuro" la ignoro mandandola a quel paese.
"Antonella, forse non mi conosci bene come credi..."
"No! Io ti conosco bene...non ti sei mai tirato indietro davanti alla mia iniziativa...anche adesso stavi cedendo...poi..."
"Questo dovrebbe dirti qualcosa...non credi?"
"Oh, sì...mi dice qualcosa...mi dice che c'è un altra donna...e addirittura non la vuoi tradire..." Parla guardandomi seriamente.
"Risposta sbagliata...non c'è nessuna donna e se anche fosse la cosa non ti riguarda più..."
"Forse...se c'è lo scoprirò..."
"Credo che sprecherai tempo"
"Chi può dirlo...tornerò a Torino alla fine di novembre o primi di dicembre...era questo che volevo dirti oltre a ciò che già sai...torno per l'università..."
"Non mi dire..."
"Si, ho iniziato e voglio finire"
"Intendi l'università vero? Perché tra noi è GIÀ finita..."
"Entrambe le cose..."
"Hai già dove stare?"
"Mi offriresti l'alloggio?"
"No, ma posso fartene trovere uno"
"No, grazie, mi ospita Michela, la fidanzata di Daniele...Daniele Rugani, siamo rimaste in contatto, starò da lei, ma grazie del pensiero"
"Prego...è meglio se ti riaccompagno...."
"Non disturbarti. Chiamò un taxi. Ci vediamo a Torino chico..."
E se ne va, lasciando un bacio a stampo sulle labbra e voltandomi la schiena.
"Sai che potrebbe essere un problema questa ragazza?" Dice la mia voce coscienziosa
"Lo so! Ma so anche tenerla a bada"
"Eh, sì, ho visto...le hai detto che non c'è un altra donna nella tua vita...è vero?"
"Non lo so nemmeno io se è vero..."
"Lo sai...è solo che non vuoi ammettere che vorresti che ci fosse in pianta stabile..."
Ignoro ogni commento. Mi metto in macchina e mi dirigo verso casa. È l'unica cosa che voglio.
A casa mi attende la solita folla di parenti, amici e fratelli, un muro umano di braccia, corpi e visi che conosco e mi vengono incontro senza che io possa fermarli.
Poi arriva l'abbraccio soffocante di mia madre e infine le domande fatte da tutti, tutte insieme a due volumi: alto e altissimo. Nella stanza si crea quel l'effetto che mio padre chiamava "effetto mercato" e che potendo evitava come la peste rifugiandosi nella ricevitoria dietro la scusa della grande quantità di clienti, che poi quando si è vista questa grande clientela a Laguna Larga non si sa!
Io invece non riesco ad evitarne una di queste feste di benvenuto. Non c'è speranza. A qualsiasi ora torni, giorno, mattina, notte, questi sono sempre qui ad aspettarmi, non so se mia mamma ha una catena di telefonate che inizia appena sa del mio ritorno o se questi ormai vivono in pianta stabile a casa nostra...un mistero che non risolverò mai!
Cerco di essere gentile con tutti, sforzandomi di sorridere e di ricordarmi anche delle persone che passavano per strada e hanno sentito che ero tornato e hanno pensato di passare a salutarmi entrando dalla porta che è, ovviamente, rimasta aperta.
Passati dieci minuti infernali nella stanza decido che devo trovare il modo di svincolarmi da questo bazar di voci.
"Mamma scusa, sono stanco...ho bisogno di farmi una doccia..."
"Ma certo Hijo mio...vai...tranquillo, tanto le zie vengono stasera a cena!" Lo dice come se mi avesse dato una bellissima notizia anziché una condanna a morte!
Per inciso "le zie" sono le sorelle di mio padre, una più grande di lui e l'altra più giovane. La zia Ornella, la maggiore, quella che affettuosamente chiamiamo "mala tía"  ovvero "zia cattiva", ha la piacevole abitudine di chiamarmi "bebé de mierda" perché a suo dire sono diventato un "viziato con la puzza sotto il naso". Una piacevolissima compagnia!
Non ci voglio pensare. Vado in bagno' mi spoglio e mi butto sotto il getto d'acqua. Vorrei togliermi di dosso ogni sensazione di questa giornata, soprattutto il profumo di Antonella che mi è rimasto impresso sui miei vestiti e che in questo momento non sopporto.
Uscito dal bagno torno in quella che era la mia stanza. Mi butto sul letto con addosso solo l'asciugamano. Dal basso continuo a sentire le voci della gente. Ma in questo preciso momento mi passa per la mente solo un pensiero, vorrei solo una cosa...
"Vorresti solo una persona vuoi dire?" Mi domanda la vocina.
"Se già lo sai che me lo chiedi a fare"
"Per sottolineare il fatto che pur non sentendola da una settimana continui a pensarla..."
"Non serviva che lo sottolineassi..."
Guardo l'orologio, sono le quasi le 17.00 il che vuol dire che in Italia sono più o meno le 14.00 del pomeriggio...forse è al lavoro...o allo Juventus medical...
"O per i fattacci sui non ce lo vogliamo mettere?"
La ignoro, ha deciso di farmi innervosire oggi anche lei.
Afferro il cellulare. Sblocco lo schermo e involontariamente finisco nella galleria delle immagini e precisamente su quella foto rubata mentre lei dormiva sul divano di casa mia la prima sera...e il film mi scorre davanti risvegliando ogni mio senso e quel desiderio che con Antonella era solo effimero.
Decido di mandarle un messaggio, ma per dirle cosa? Che avevo bisogno di staccare da tutto? Che non mi sono fatto più vivo per prendermi del tempo?
"In effetti se fossi in lei non ti risponderei...!" Mi sussurra la cara amica.
"Credo non lo farà nemmeno lei...ma tentar non nuoce...poi tra una settimana torno...e..."
"È...magari lei frequenta qualcun'altro"...
Il solo pensiero mi rode dentro come se un animale mi avesse azzannato. No. Non è il tipo da storielle di una notte.
"Tu credi di essere qualcosa di più?"
"Credo di essere un eccezione..." Penso
"Sempre modesto..."
Apro WhatsApp e mi accorgo che è on line. Devo inventarmi qualcosa subito!

"...forse il tuo detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" non funziona in Argentina...ho pensato di scrivertelo, nel caso ti fosse rimasto il dubbio..."
Invio. Vedo che ha letto ma poi si è disconnessa subito.

Mi sdrai sul mio letto a guardare il soffitto mentre continuano ad arrivarmi le voci del piano terra. Dovevo farmi sentire prima.

Spazio autrice
Care amiche eccomi di nuovo a voi.
Prima di tutto vi ringrazio per la vostra costante lettura e per i preziosi consigli che avete voluto darmi.
All'unanimità avete dichiarato di preferire la prosecuzione di questa storia con questo titolo e io concordo con la vostra scelta.
E allora eccovi il primo capitolo che porterà all'evolversi della situazione...come cambierà, cosa succederà e dove andrà non lo anticipo, anche perché ancora non lo so nemmeno io..e forse questo è il bello, il fatto che questa storia esce, nasce e prende vita da sola.
Mi auguro che anche questa parte vi piaccia. Aspetto i vostri commenti, se vorrete farli e le vostre ⭐️. Vi abbraccio con affetto. Velmachelly



L'altro battitoWhere stories live. Discover now