Sei

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Dopo aver scelto tutti i miei corsi e aver dato un'occhiata alle materie che mi aspettano in giurisprudenza, io e Jessica ci ritroviamo a camminare per i corridoi chiaccherando del più e del meno finché quest'ultima non si ferma tutto d'un tratto.

Come se fosse posseduta comincia a mettersi apposto freneticamente. La guardo confusa. Ha un attacco epilettico? Devo chiamare un medico?
<<Che ti prende? Sei ancora ubriaca?>> Chiedo non capendo il suo cambiamento improvviso.

<<Ci sono John e Tom.>> Mi spiega. Solo a sentire il suo nome i ricordi di stamattina mi tornano in mente. Come vorrei tirare una testata al muro.

<<H-ho appena ricordato di aver lasciato il forno acceso vado->> Mento pur di andarmene via voltandomi per comminciare a scappare.

<<Ma quale forno che è da 'sta mattina che non sei a casa.>> Ed ecco che a smentire il tutto è proprio lui che mi afferra per il cappuccio della felpa impedendo la mia fuga. Per poco non mi strozzo per colpa sua e mi ritrovo costretta a voltarmi verso di loro.

Osservo il ragazzo accanto a John, presumo sia il Tom che ha menzionato prima Jessica: dall'aspetto sportivo, tiene i capelli biondi rigorosamente in ordine in una cresta. Riesco persino a sentire il suo profumo ed è una fragranza buona, ma purtroppo a me sconosciuta.

<<Ciao Tom, John.>>

<<Ciao Jess.>> La salutano entrambi.

Subito dopo lo sguardo curioso di Tom cade su di me e capendo di essere l'unica di cui non sa il nome mi presento a disagio.
<<Ah, sono Emily Evans.>> Dico stringendogli la mano mentre lui mi sorride cordiale.

<<Piacere, Tom Edison.>>

<<Jessica le hai fatto da navigatrice? È impossibile che Emily abbia trovato da sola il posto dove iscriversi ai corsi.>> Interrompe l'atmosfera imbarazzante John, facendomi infuriare.

Lo guardo male per poi tossire, abbassando lo sguardo sul pavimento, troppo imbarazzata per ammettere che ha ragione.

Nel mentre, nel mio cervello continua a ripetersi la scena di stamattina, ma perché tra tutto devo patire questa pena? Maledetto senso di colpa...

<<Possiamo parlare in privato?>> Chiedo mentre lui inizialmente confuso annuisce per poi salutare gli altri con un ampio sorriso.

Ci allontaniamo da loro andando in un altro piano. Sarebbe troppo imbarazzante scusarsi davanti agli altri e soprattutto non devono sapere il perché mi sto scusando con questo mulo senza cervello.

<<Hai intenzione di confessarti e per questo volevi fossimo soli?>> Lui e le sue solite battute.

<<No, ho intenzione di commettere un omicidio lontana da tutti.>> Sospiro. Coraggio Emily, fatti forza e sii gentile per una volta.

Mi posiziono davanti a lui, stringo i pugni mentre alzo lo sguardo verso di lui. Maledetta la sua altezza.
<<S->> Mi blocco. Perché è talmente difficile scusarsi con lui? Di sicuro è la sua faccia da schiaffi a impedirmi il tutto...

<<S..?>> Chiede piegandosi e porgendomi l'orecchio sbruffone fingendo di non sentirmi.

<<Stupido spilungone...>> Sussurro voltandomi mentre lui si pietrifica sul posto.

<<Ah... non penso di aver capito bene, credo volessi dire super sexy John.>>
Come immaginavo parlargli faccia a faccia e chiedergli scusa non è qualcosa che posso fare, non con le sue maledette battutine da idiota che fa.

<<Scusa!>> Rilascio d'un tratto trovando non so dove la forza. <<Quel che hai visto è qualcosa di delicato perciò scusa se mi sono comportata in quel modo orrendo. Avrei dovuto scusarmi stamattina, ma capiscimi... è fin troppo imbarazzante.>> Il peso che ho portato con me per tutta la mattina si sta in qualche modo alleggerendo.

Il silenzio che si è creato è talmente soffocante che mi costringe a voltarmi verso di lui per vedere che genere di espressione ha.

Lo vedo intento a scarabocchiare sugli armadietti con una bomboletta spray rossa con il solito sorrisetto di sempre.

<<MA CHE->> Gli afferro il braccio e lo faccio voltare verso di me. << Hai ascoltato almeno una parola di quello che ho detto? Guarda che non ripeto->>

<<Non mi sono perso una parola.>> Lo dice con un tono e uno sguardo talmente dolce che per un attimo perdo la condizione del tempo e dello spazio. In un attimo, proprio quando sono distratta si avvicina abbastanza da lasciare un dolce e candido bacio sulla mia guancia paralizzandomi.
<<Ci vediamo a casa.>>

Mi saluta come se niente fosse e prima di processare il tutto mi accorgo che la bomboletta che teneva in mano è scomparsa.

Con orrore abbasso lo sguardo sulle mie mani ed eccola lì.

<<Signorina Evans...>> Questa voce...

<<P-preside... posso spiega->> Tento di dire guardando il graffito in cui quel genio ha scritto il mio nome. Sono finita. <<È una storia assurda, so che non mi crederà, ma non sono stata io->>

<<Nel mio ufficio. Adesso.>>

John, prima o poi ti ucciderò.

*****
Johnn's pov

<<Novità Drake?>>

<<Nessuna. Quegli stronzi stanno svolgendo i soliti compiti senza dare troppo nell'occhio.>> Stringe i pugni dalla rabbia. <<La pagheranno per ciò che hanno fatto a mio fratello.>>

Comprendo appieno la sua rabbia. Non meritava affatto di finire in quel modo e tutto per colpa di quello stupido gruppo...

Se solo quella sera non fossimo stati così imprudenti...
<<Avvisami se ci sono cambiamenti. Non voglio coinvolgere altre persone in tutto questo...>> Sospiro cercando di allegerire la tensione che provo costantemente.

Non posso perdere altre persone care.
























Capitolo un po' più corto del solito ma che spero vada bene:

Mery Christmas

Quel vicino irritante! (Da riscrivere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora