Due

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«Preside... le dico per la centesima volta che non sono stata io. Non riuscirei mai a beccare la sua finestra, neanche se mi impegnassi al massimo!»

«Certo e la mia finestra si sarebbe rotta da sola?» È inutile tentare di ragionare con lui.
«Emily Electra Evans, si è appena iscritta e già si comporta in questo modo. Non ci siamo.»

«Lo dica a quel bastardo...» Sussurro.

«Se ha qualcosa da dire, lo può fare ad alta voce.» Continua guardandomi sempre più furioso. «Dato che non sembra collaborare, sceglierò per lei il coinquilino perfetto con qui passare i suoi prossimi cinque anni, così da toglierle questo brutto atteggiamento che ha.»

Lo guardo sgranando gli occhi. Non può farmi questo!

«Stanza 78 con John Thompson, nel dormitorio maschile.»

«Non vorrei dire una cosa ovvia, ma sono una ragazza. Non posso-» Comincio a ribattere, ma lui mi ferma subito.

«Grazie per averlo sottolineato, ma ci vedo ancora. Le auguro una buona giornata.»

Inizialmente rimango immobile, paralizzata sulla sedia, per poi alzarmi e uscire da quell'ufficio maledetto.

Quel ragazzo è un uomo morto.

*****

«Non avete mai visto una ragazza prima d'ora?» Chiedo camminando per i corridoi del dormitorio maschile, con il dito medio alzato che punto contro tutti i ragazzi che mi lanciano occhiataccie o mi fischiano dietro, mentre mi trascino dietro la mia valigia.

Dall'odore e dai gorilla che girano seminudi per il dormitorio, posso affermare di trovarmi nel dormitorio maschile, alla ricerca di quella maledetta stanza 78.

Se solo incrocio quel ragazzo...

Dopo aver trascinato la valigia per un lungo tratto del corridoio finalmente trovo la stanza. Tento di infilare la chiave nella serratura della porta, ma quest'ultima si apre prima che io possa riuscirci.

Davanti a me compare una figura maschile, alta, dai capelli neri, con degli occhiali da sole sopra il naso. A giudicare dal suo abbigliamento sembra che stia uscendo.

Mi guarda confuso.
«A meno che tu non nasconda un Kinder sorpresa in quei jeans credo che tu abbia sbagliato dormitorio.» Mi dice irritandomi più di quanto già non sia.

«Non me n'ero davvero accorta.» Dico con un falso sorriso, che si spegne subito, roteando gli occhi, per poi farmi strada dentro l'appartamento. Stranamente il ragazzo torna dentro e mi squadra con un sorrisetto fastidioso sul viso. <<Pensavo dovessi uscire.>>

<<Ho trovato qualcuno più interessante con cui passare il tempo.>>

<<Io invece non ho intenzione di rimanere qui un minuto di più. Appena troverò lo stronzo che mi ha messo in questo casino chiarirò le cose col preside.>> Dichiaro poggiando la valigia in salone, sapendo che disfarla non sarebbe servito dato che presto me ne sarei andata. <<Se proprio vuoi passare il tempo, aiutami a cercarlo.>> Mi volto di nuovo verso di lui e il viso che vedo lo riconosco subito: è lui, lo stronzo che mi ha fatto finire qui.

Sorride maligno mentre tiene gli occhiali da sole, che si è tolto, in mano.
<<Lo stronzo è proprio davanti a te.>>

<<E ora questo stronzo verrà con me dal preside.>> Ordino uscendo di nuovo dall'appartamento aspettando che mi segua.

Quel vicino irritante! (Da riscrivere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora