Quattro

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Caldo. É la prima cosa che mi viene in mente ripensando a quel giorno. Il fumo nero come la pece aveva ormai ricoperto l'auto nella quale qualche minuto prima ci trovavamo io e mia madre . Lei, una bellissima donna dalle labbra lucenti e rosee, dai capelli biondi che le cadevano morbidi a boccoli sulle spalle, indossava un vestito azzurro che faceva valorizzare ogni sua caratteristica al meglio. Quel giorno brillava nonostante le fiamme e non potevo far altro che tendere la mano verso quella luce, nell'inutile tentativo di salvarla, di preservare la sua bellezza, urlando il suo nome: Rosa.

*****

Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte. Il mio respiro accelerato sovrasta il suono dei grilli che fino a poco fa cantavano indisturbati. Porto una mano al petto, come sentendo il mio cuore in procinto di balzare fuori dal mio petto.

Ritornare a dormire sembra impossibile. Non riesco a togliermi quella scena dalla testa. Sbuffo accendendo le luci e controllando dal mio cellulare l'orario. È mezzanotte inoltrata.

Mi passo una mano tra i capelli scombinati e decido di cambiarmi. Al momento l'unica soluzione per dimenticare momentaneamente quel ricordo è bere e l'unico locale a cui posso affidarmi è la discoteca. Esco da camera mia, ma non appena tento di aprire la porta d'ingresso dell'appartamento una mano che si appoggia contro di essa me lo impedisce.

Tra tutti i momenti, John ha scelto quello peggiore per infastidirmi.

<<Levati.>> Ordino secca tentando nuovamente di aprire la porta, che viene anche questa volta fermata.

<<Dove vai? A quest'ora poi...>> Chiede squadrandomi da capo a piedi.

<<Dove mi pare.>> Tento nuovamente di uscire, ma stavolta si mette completamente contro la porta facendomi irritare a livelli estremi. <<Non dormi?>>

<<Potrei farti la stessa domanda.>> Sorride e la cosa mi manda in bestia.

Sbuffo e lo spingo per liberare la porta. <<Non hai veramente altro da fare nella tua vita che infastidirmi?>> Chiedo acida mentre il suo sorrisetto svanisce. Roteo gli occhi mentre esco chiudendo la porta alle mie spalle.

Non appena mi ritrovo fuori dall'edificio sospiro dal sollievo. L'aria fresca a contatto con la mia pelle è a dir poco paradisiaca. Ci voleva veramente questa brezza notturna per farmi smettere di rimuginare sul passato.

Mi prendo un attimo per osservare la luna mentre mi dirigo verso la discoteca più vicina. Così luminosa... Tendo la mano verso di essa, come cercando di toccare la sua bellissima luce, quando, sentendo la musica rimbombare da tutte la parti, capisco di essere arrivata a destinazione.

È tempo di divertirsi.

*****

La musica rimbomba e sembra quasi che l'intero edifici vibri assieme ad essa, come in procinto di crollare da un momento all'altro. L'odore dell'alcol e del sudore si mescola nell'aria ed è talmente insopportabile che ho bisogno di vari cocktail per abituarmici e non farci più caso.

La mia vista comincia a farsi confusa e vedere le persone che ballano, sotto il mio punto di vista, diventa esilarante, tanto da farmi scoppiare a ridere. So per certo che il ragazzo al bancone, che mi ha servito tutti quei cocktail, si sta chiedendo se sono una pazza o se semplicemente non reggo l'alcool.

Quel vicino irritante! (Da riscrivere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora