Tre

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Finita la pizza e usciti dalla pizzeria tento in tutti i modi di portare John dal preside, ma sembra quasi evitare la questione apposta.

<<Andiamo a farci un giretto?>> Chiede sorridendo mentre si rimette gli occhiali da sole.

<<Certo, dal preside.>> Rispondo seria mentre salgo nella sua auto.

Lo guardo infastidita notando che non ha intenzione di salire in macchina e di chiarire il malinteso che ha creato lui stesso. Apro la portiera. <<Sali.>> Ordino guardandolo con occhi di fuoco. Potrebbe porre fine a tutto questo in un attimo, perché si ostina a rendere il tutto più complicato? <<Allora?>>

<<Non mi va di sprecare questa bella giornata nell'ufficio del preside. Hai l'occasione di passare il pomeriggio con il sottoscritto, non penso che tu voglia sprecare questa rara occasione.>> 

Roteo gli occhi. Presuntuoso. 

Prima che me ne possa rendere conto, è già vicino alla portiera e mentre si abbassa per essere alla mia stessa altezza, il colletto della sua maglietta si dilata leggermente permettendomi di vedere le sue clavicole e la parvenza del fisico allenato. Non mentiva quando diceva che ci stava lavorando.

Sorride vittorioso sentendo il mio sguardo su di lui e mi alza il viso con un dito.

<<I miei occhi sono qui>> Mi deride togliendosi gli occhiali da sole per permettere ai nostri sguardi di scontrarsi. <<e ti convinceranno a uscire con me oggi.>>

Sospiro allontanando la sua mano. <<Non ho alternative?>> Chiedo più a me stessa che a lui ormai perdendo qualsiasi speranza di spiegare l'accaduto al preside.

<<Assolutamente no.>> 

*****

Il pomeriggio passa in fretta. Per lo più quello strambo ragazzo non ha fatto altro che andare in giro per negozi a provarsi qualsiasi cosa vedesse. Non so se fosse per scherzo o semplicemente per stupidità, ma sono convinta che stesse cercando di mettersi in mostra in tutti i modi davanti a me. Purtroppo per lui, l'unica attenzione che ha ricevuto era quella da parte di altre ragazze che passavano di là. 

Piuttosto che guardarlo tutto il giorno provarsi tutti gli abiti esistenti in questo mondo, avrei preferito dormire. 

Non appena arriviamo nella nostra stanza al dormitorio mi butto sul divano ormai sfinita. Sento dolore alle gambe e devo ringraziare mister vanteria per questo.

<<Non posso crederci... Hai provato tutti quei vestiti e mi hai trascinata in giro per tutti quei negozi, ma non hai comunque comprato nulla.>> 

<<Che posso dire, ho un gusto particolare.>>

Sono tentata dal lanciargli le mie ciabatte contro, ma decido di trattenermi. 

<<Potevi anche mostrare un po' più di entusiasmo. Hai passato il pomeriggio con me dopotutto.>> Dice quasi come se l'avessi offeso.

<<Mi hai costretta a passarlo con te.>> 

<<Esagerata.>> Si dirige verso la cucina. <<Cosa ti preparo per cena?>> Vuole offrirsi di cucinare? 

Lo guardo male. <<Vuoi avvelenarmi?>> Chiedo sospettosa facendolo scoppiare a ridere.

<<Hai davvero una grande fantasia.>> Inaspettatamente mi ritrovo a pensare a quanto affascinante effettivamente sia quando sorride. Peccato per la sua fastidiosa personalità. <<Fidati di me, ti stupirò.>> Dice sicuro di sé come al solito, per poi mettersi ai fornelli. Chissà cos'ha in mente di cucinare. Mi avvicino curiosa alla cucina e lo osservo mentre taglia con cura delle patate. 

<<Finirai per consumarmi se continui a guardarmi con quello sguardo così intenso.>> Mi sorride come al solito mentre io roteo gli occhi. I suoi soliti commenti potrebbe tenerseli per sé. 

<<Sto solo controllando che tu non aggiunga del veleno ai piatti.>> 

<<É la scusa peggiore che qualcuno si sia mai inventato.>> Mi dice mettendo a cuocere le patatine appena tagliate. <<Ammettere che non riesci a staccarmi gli occhi di dosso non ti farebbe male.>> Come al solito parla come se fosse l'essere più bello sulla faccia della terra. <<Lo capisco sai?>> Comincia a prendere delle uova dal frigorifero. <<Mi succede la stessa cosa.>> 

É talmente vago che non capisco se stia parlando di se stesso o se si stia riferendo a me. <<Ti hanno mai detto che sei davvero narcisista?>> Domando credendo che la prima opzione sia la più plausibile. D'altro canto ci siamo appena conosciuti, non penso proprio che possa parlare di me, soprattutto data la sua alta autostima.

Scuote la testa. <<E a te hanno mai detto che sei davvero bella?>> Smette di cucinare e mi guarda con uno dei sorrisi più dolci che io gli abbia mai visto sul viso. Finora sorrideva in modo provocatorio e sfacciato, ma in questo momento, è totalmente diverso. Per qualche motivo mi ritrovo a distogliere lo sguardo in imbarazzo. Sa davvero come lasciare senza parole le persone. 

Bella... e chi lo direbbe così, tutto d'un tratto, ad una persona che ha appena conosciuto?

<<Capisco.>> La sua voce interrompe il silenzio imbarazzante che si era creato. <<Allora lascia che sia io il primo a dirtelo.>>

Rialzo lo sguardo per cercare il suo. Non so veramente come descriverlo, ma sembra quasi che dica tutto ciò che pensa senza pensarci e la cosa mi sembra talmente assurda che non riesco a processarla. Come riesce ad essere così aperto? 

Tento di spiegare il tutto convincendo me stessa che mi stia prendendo in giro come al solito, ma i suoi occhi, il suo sguardo, mi stanno dicendo che non mente. 

Non riesco veramente a capirlo. É la prima volta che mi capita di finire in una situazione del genere, qualsiasi cosa con questo ragazzo è imprevedibile e la cosa mi manda in totale confusione. Non mi piace affatto non capire cosa gli passa per la testa e mi infastidisce come le sue frasi del tutto casuali mi destabilizzino.

<<Sei veramente bella Emily.>> Si volta e riprende a cucinare come se niente fosse. Come dovrei rispondere ora? Abbasso lo sguardo sulle mie mani che torturo rimanendo in silenzio. 

Sei veramente imprevedibile John Thompson.






















Spazio:

Ho trovato tempo per aggiornare! Anche se corto spero sia di vostro gradimento e che non ci siano errori. 


Quel vicino irritante! (Da riscrivere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora