Cinque

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Non riesco a fare a meno di concentrarmi sul mio battito cardiaco. È forte, incontrollato e nel panico, ma quando le sue braccia mi circondano comincia a calmarsi.

Non dice niente, semplicemente mi stringe a sé. Il tuo respiro è calmo e le sue braccia mi stringono saldamente, stando attente a non farmi male. Il suo unico scopo è quello di darmi conforto, di farmi calmare, o almeno questo è ciò che mi sta trasmettendo.

Quando finalmente torno in me e processo il tutto lo allontano e mi alzo dal letto.

<<Tutto be->> Comincia a dire, poggiando i palmi delle mani sul letto per non cadere dopo la mia spinta, guardandomi preoccupato.

Non quello sguardo...

Esco e mi rifugio nel bagno dove mi chiudo a chiave. Mi accascio a terra, sulle fredde piastrelle azzurre, tenendo la testa bassa dell'imbarazzo.

Congratulazioni Emily, sei stata davvero patetica.

Poco dopo sento John bussare alla porta e stringo impulsivamente le mie ginocchia al petto, come se in questo modo potessi sparire.

<<Emily farai tardi se rimani chiusa lì dentro. Ricordati che devi scegliere i corsi...>>

Per una volta, sono grata che un'idiota come lui abbia capito che non voglio parlare della situazione di prima.

E chi ti dice che starà zitto?

Mi alzo al terrore dell'idea e apro la porta fissandolo negli occhi con uno sguardo assassino mentre lui, che prima si stava passando una mano tra i capelli, probabilmente a disagio o non sapendo esattamente cosa dire, mi guarda bloccandosi.

<<Parla a qualcuno di quello che è successo oggi e sei morto.>>

Mi sorride e abbassa il braccio guardandomi con aria sfacciata.
<<Del fatto che abbiamo dormito insieme o di quando ti ho stretta tra le mie braccia?>> Arrossisco tirandogli un pugno sul braccio. Che idiota, non farà sul serio?

Dimenticavo. È lui che mi ha fatta finire in questo dormitorio. Non potrebbe mai stare zitto, neanche se lo supplicassi.

Parlerà.

Gli afferro la maglietta e lo tiro in basso per far sì che raggiunga la mia stessa altezza. Sgrana gli occhi sorpreso mentre il mio sguardo non vacilla e continuo a guardarlo più seria che mai.

<<Adesso ci baciamo..?>> Domanda con il suo solito sorrisetto beffardo avvicinandosi pericolosamente a me mentre io lo allontano e stringo ancor di più la presa per tenerlo fermo.

<<Stammi bene a sentire. Se scopro che hai parlato a qualcuno di quello che è successo ieri sera, non solo, passerai le settimane più orribili della tua vita in tribunale per tentato stupro, ma ti farò rimpiangere amaramente di aver fatto lo stupido con me.>>

<<Stupr- aspetta, cosa?>>

<<Le tue impronte sono sulla mia maglietta.>> Dico mentre diventa serio. Stupido da parte sua abbracciarmi cosi imprudemente e fare l'idiota. <<A chi pensi che crederanno quando dirò che sono stata incastrata da un maniaco in questo dormitorio e che alla prima occasione ha tentato di assalirmi? A te, sbruffone e senza alibi, o a me, con una prova?>>

Quel vicino irritante! (Da riscrivere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora