capitolo 56

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Avremmo dovuto scappare, fuggire da quella inesorabile prigione. Ma come ci si può nascondere da una forza invisibile e terribile come il vento d'inverno?
Non si sfugge al suo tocco, per quanto tu lotti.
Rimani incastrato tra le sue radici, nella sua sabbia e senza possibilità di movimento.
Quello è il momento in cui capisci che tutto ciò che comporta del bene finisce per ferire, mutilare e distruggere.
Non c'è nulla che possa salvarci.
Nulla che possa davvero liberarci dal demonio in noi. Nemmeno se lottiamo, chiudiamo gli occhi o smettiamo di pensare.
Quel lato oscuro regna nella nostra più viva ed incontrollata forma di ragione. Non si spegne, non si disattiva.
Si convive con le scelte che si intraprendono e si accettano gli sbagli, dando lungo spazio a quelli che ci annientano la notte.
Nessuna magia, incantesimo, rituale possono aiutarci. Non si può fare una limonata senza avere il suo principale ingrediente.
Nessun limone, nessuna limonata.
Nessun incantesimo, nessun cambiamento.
Quando si tocca l'oscurità non si torna indietro.
Ed io lo so.
L'ho sfiorata quando mi ha colta di sorpresa. Si è insinuata nella mia innocenza ed ha chiesto permesso per avanzare. Nessun blocco, nessun divieto. Ha continuato per la sua strada e ha stabilito le sue regole. C'è solo lui. C'è stato.
Ma nonostante io l'abbia nascosta, essa continua ad interferire, allungare il braccio verso me in attesa che io la prenda e mi fissa impaziente.
Non dovrei lasciarla uscire, ma invece lo faccio.
Non ha orari, non ha limiti, non ha compromessi. Nessuna regola o legge le impedisce di rimanere all'ombra,  nella sua casa. A volte mi chiedo se fossi proprio io a volerla cercare.
È appagante, comoda, divertente.
Forse è per questo che Albert mi ha definito come una persona debole. Fin ora sono stata forte solo grazie ad essa.
Lui ha guardato dentro me, ed io sono venuta a capo dei miei dubbi.
Lo sono sempre stata, ma solo ora lo ammetto per davvero.
Senza il demone in me, sono debole.
Ma non rinunceró a questo.
Lo giuro.
Urlo disperatamente e premo con forza le mani sulle tempie. Sento ogni fibra del mio corpo esplodere, rigenerare ed esplodere nuovamente.
È una guerra interiore che non riesco a porre fine. Tre anime potenti che alimentano la Dea Madre. Non abbiamo scampo. Questa è la nostra prigione.

《Non ci lascerà andar via.》espone il ragazzo che ci ha portato alla rovina.
Ci sono lati di lui che semplicemente non si può non amare. È leale, fedele ma queste sono le cose che noti immediatamente. Ma le persone non si conoscono solo ad una prima visione o alla prima parola ascoltata. Gli esseri umani sono imprevedibili, nascosti, misteriosi...Ma non solo agli altri, anche a sé stessi.
Siamo l'incomprensione di noi stessi.

《Si fa sempre più forte.》rantolo con sempre meno energia.
Mi prosciuga, ed io non riesco a contrastarla. È più potente di me, di noi.
Stiamo fallendo.
Albert allunga una mano verso me e mi ritrovo subito al suo fianco. La sua pelle arde accanto alla mia.
Jo copia la mia mossa, ma presto si accascia a terra priva di ogni forza. È devastata, esausta.
Ormai non so nemmeno da quanto tempo siamo qui. È un circolo infinito.
Alla fine la mia gola getta un urlo acuto, in grado di spezzare ogni fibra psichica. L'urlo violenta l'ambiente.
Stordisce ogni legame, e lo fa con convinzione. È un'onda potente, mischiata con la rabbia e la stanchezza.
Devasta le interiora, pulisce la mente.
Ma è una pulizia che porta a galla dei segni riconoscibili, particolari.
Siamo nel centro di un'opera, terribile ed ingiusta.
A due passi da me un disegno astrale, e privo di qualunque significato, si mostra al nostro cospetto. Linee collegate tra loro, cerchi perfettamente concentrici e forme precise.
Questa non è una runa, è un sigillo.
Bruceró questo posto, se è necessario.
Non mi trascinerá con l'inganno e con la forza verso una devastante realtà. Seppelliró vivo i suoi marchi.
Non ci sarà fede.
Premo il palmo destro sul terreno e i polpastrelli vibrano su quella linea color oro.
Le fiamme seguono la sua linea retta ed incontra il suo primo angolo, poi il secondo, il terzo fino a raggiungere i miei piedi. Anche il secondo quadrato si illumina con ardente follia.
Elimineró ogni traccia.
La Dea Madre brucerà.
La mano di Albert si intrinseca nella mia e il nostro fuoco interiore esplode inesorabilmente. Le fiamme si innalzano verso l'alto e toccano le scritte lungo i muri.
Cammina a passo spedito e presto tutto si incendia.
I massi cadenti si abbattono al suolo e l'edera stridia, come se fosse viva.
Tutto intorno a noi diminuisce di misura. Copre i due uomini e sfiora il corpo di Jo, che rimane a fissarci con stupore, grazia. Mi sorride dolcemente.
Il simbolo inizia ad illuminare anch'esso, ma di un calore diverso. La sua luce è naturale, chiara.
Non dipeso dal nostro volere.
Esso è di altra natura, magicamente costituita da un'energia propria. È un marchio vivo, nascosto come i germogli che operano invisibili e sbocciano solo quando vengono trovati da chi non rimane abbagliano dai campi di fiori, ma intrepido cerca l'incanto di quell'unico fiore.
Ci sorprende, ma non ci ferma. Continuamo la nostra battaglia. E non ho nessuna intenzione di fermarmi.
Il vuoto di un luogo è più accogliente di uno affollato. Perché? Basta ricordare le lotte contro i demoni.
Questi cerchi, forme e disegni non daranno mai inizio ad una festa.

Nashell: Il maleficio (#3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora