capitolo 5

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 Con il termine lotta si riferisce in particolare a tecniche, movimenti e contromosse applicate al fine di ottenere un vantaggio fisico, come posizioni di dominanza, uscite e sottomissioni, o per infortunare un avversario.
I demoni, insidiosi, sfruttano le loro maggiori qualità per sprofondare il nemico.
Non vinceremo mai questa battaglia. Non siamo abbastanza forti, feroci, privi di qualunque emozione.
Forse però, per una volta, sto pensando troppo. Forse dovrei solo affondare la lama come ogni altro concorrente, e usare meno la ragione. Dopo tutto non è una prova di intelligenza, ammesso che può essere testata.
Affondo diversi fendenti, colpendo inconsueti folletti della morte.
Uno di loro digrigna i denti per la rabbia e continua a girarmi intorno. A un certo punto mi ritrovo con le spalle contro un albero.
Allungo la mano libera dietro la schiena, sotto i suoi occhi curiosi.
Con una mossa fulminea, afferro un grosso ramo e lo scaglio sulle sue gambe. Perde l'equilibrio e cade in ginocchio. Ne approfitto subito, ma il demone riesce a girarsi e ad evitare un affondo che sarebbe stato senz'altro mortale.
Mi colpisce in una coscia. Un urlo di dolore e di rabbia echieggia nello sperduta penombra.
Mi piego in due con una smorfia che paralizza il viso, cercando di tamponare con la mano il sangue che zampilla a fiotti dalla gamba.
Il demone realizza che è giunto il momento di farla finita.
Mi si avvicina lentamente e mi prende per i capelli, come se fossi un manichino inanimato.
Gli sorrido beffarda.

<Ultime parole Prescelta?>

<Salutami l'inferno.>

Gli affondo la lama in pieno petto, all'altezza del cuore.
Senza emettere il minimo suono, il demone abbandona ogni legame con la vita ancora prima di cadere a terra, proprio in mezzo in questa battaglia.
In lontananza vedo la rocca, e cerco in tutti di modi di raggiungerla.

<Portami all'interno.> dico dura al nemico.

Lui scuote la testa, quel poco che gli permette la presa salda.
Ma adesso, davanti al demone ricoperto di tagli e sangue, la mia sicurezza vacilla. Ho provato ad utilizzare il mio dono, ma è del tutto inutile.
Davvero la vittoria, la salvezza della mia gente giustificano questa azione? Davvero quella che ho in mano, è la mia sola arma? O qualcosa di oscuro,qualcosa di sopito troppo a lungo sta tornando alla luce?
Punto la lama alla sua gola e sono tentata nell'affondarla. I suoi occhi contengono una supplica così accorata che si sente dilaniato.

<Portami da lei.>

Sgrana gli occhi.

<Non puoi chiedermi questo. Lei è la mia Regina, è tutto per noi. Non posso lasciartela uccidere. Fammi pure a pezzi, scuoiami, ma non chiedermi più nulla.>

Lo mollo con rabbia e affondo il pugnale. Una ferita alla gamba, accurata come un taglio chirurgico.

<Ovviamente non hai ancora capito chi sono. Sono Lissa Rodrich e tu adesso mi poterai da lei.>

<No..>

Gli affondo la lama nella gola e lascio che il corpo si accascia all'albero, finchè il rantolo agonizzante non si spegne.
Lancio il pugnale a terra, con orrore, e la vista della pelle liscia delle mie mani, la percezione del corpo teso e pronto all'azione, mi fa infuriare.
Perchè se i miei muscoli sono così pronti, la mia anima è greve e imbratta di orrori.
Il mio essere è più terribile di quanto pensassi.
Inebetita dal delitto nuovamente commesso pur senza volere, scavalco il corpo del morto e raggiungo la mia destinazione.

<Phasmatos siprum.>

Nello stesso istante la porta si spalanca, rivelando lo scenario sconcertante.
Attraverso impetuosamente il piccolo corridoio e raggiungo sinuosamente la porta d'acciaio duro.
Analizzo la situazione.

Nashell: Il maleficio (#3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora