40- Justin

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Il cuore mi batte all'impazzata,come se davvero fosse pronto a saltare fuori dal petto. E ho quasi paura che Jace possa sentire questo rumore che alle mie orecchie pare assordante. Se ciò dovesse mai succedere, senz'altro gli verrebbe spontaneo chiedermi per quale motivo io sia così nervoso. Ma io non posso di certo ammettere quanto sia terrorizzato dalla consapevolezza che i miei incubi si stiano per trasformare in realtà.

Devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non urlare per la frustrazione, mentre camminiamo su questa stradina stretta, lievemente illuminata da qualche lampione solitario, seguendo silenziosamente i passi di Clayton e Jen.
Fa male vederli insieme, avvolti in un'aria di complicità e spensieratezza. Ma al momento la preoccupazione ha preso il sopravvento persino sulla gelosia. E sono ridicolmente furioso nel constatare che abbiano scelto proprio questa notte per fare una passeggiata al chiaro di luna, proprio quando Jace si sta aggirando come un cane rabbioso intorno a loro.

"Clayton sa che lo stiamo seguendo." Sussurra Jace, caricando la pistola con movimenti lenti. "Ci ha visti sin dall'inizio. Ci sta ignorando di proposito, per mostrarci che non ha paura."
"E come vuoi procedere?" Gli chiedo cautamente, mantenendo un tono neutro.
"Si passa all'attacco." Asserisce senza alcuna esitazione. "L'unica pecca del piano è che non dobbiamo far fuori soltanto lui. Ma non dovrebbe essere un problema, considerando che ci stanno semplificando le cose con le loro stesse mani. Però ci dobbiamo sbrigare, prima che riescano a raggiungere le vie principali. Finché camminano in questi vicoli sperduti, non ci sarà nessuno a salvarli."
"Ricevuto." Faccio finta di concordare con lui, per poi imitare i suoi gesti e tirare fuori la pistola.
Sono incredibilmente agitato e l'unico motivo per cui Jace non l'abbia ancora notato è che abbia questa strana convinzione che io sia capace di uccidere per lui. Ma basterebbe che lanciasse uno sguardo al modo in cui la mano in cui tengo la pistola mi trema senza sosta per capire che la mia espressione di indifferenza sia nient'altro altro che una maschera.

"Clay, amico, non ci vuoi nemmeno salutare?" Urla Jace per attirare l'attenzione dei due. La sua voce echeggia tra queste stradine strette, assumendo una sfumatura più minacciosa. O forse sono soltanto io a percepirla in questo modo, giacché mi rendo conto che da qui a poco ci sarà sicuramente uno spargimento di sangue.
Ad ogni modo, quando Clayton si volta nella nostra direzione, fa in modo di coprire Jen con la sua figura, piazzandosi davanti a lei a 'mo di scudo. E, in un certo senso, gliene sono grato.
In questo preciso istante, non avrei il coraggio di guardarla negli occhi.

"Pensavi che non avresti avuto più niente a che fare con me?" Prosegue Jace, sventolando in aria la pistola come se si trattasse di un giocattolo. "Ma avresti dovuto sapere che io, i traditori, non li lascio andare mai."
"Traditore?" Ripete Clayton in un tono incredulo. "Tutta la coca sniffata ti ha dato al cervello."
"Può darsi." Concorda Jace, lasciandosi andare in una risata a dir poco malvagia. "Ma sai cosa mi farebbe andare più su di giri della coca? Vederti soffrire. Justin, vieni qui, ho appena avuto un colpo di genio."

Avanzando di qualche passo nella sua direzione, mi calo ancora di più nel mio stato di allerta, pur avendo già una vaga idea di cosa intende fare per distruggere definitivamente Clayton. Quello che lui non sa però, è che quello sia il segreto per distruggere anche me. E il fatto che quel compito infame mi venga affidato proprio a me, non è altro che un ulteriore peso sulle spalle.

"Come ti ho già detto prima, dobbiamo farli fuori entrambi." Mi si rivolge Jace in tono meditabondo.
"No, lascia andare Jen. Non uscirà mai niente dalla sua bocca." Interviene Clayton in tono pacato. Ma Jace lo ignora prontamente, ostinandosi a seguire alla lettera i suoi piani malati.
"Quindi, tanto vale divertirsi. Tu uccidi lei per prima, e io uccido Clayton. Ma soltanto dopo averlo costretto a guardare la scena." Mi spiega, per poi fermarsi e aspettare una replica da parte mia. Ma per paura di lasciar trasparire la paura che attualmente mi sta divorando dentro, mi limito semplicemente ad eseguire il suo ordine, mentre cerco disperatamente di comunicare attraverso lo sguardo con Clayton. E fortunatamente quest'ultimo capisce all'istante il messaggio, spostandosi di qualche passo senza sollevare alcuna obiezione.

Ho una sorta di tuffo al cuore quando scorgo lo sguardo terrorizzato di Jen. Sembra letteralmente incapace di spiaccicare parola, ma basta guardarla negli occhi per capire che è convinta che io possa farle del male. Tant'è che quando la afferro per il polso, pur cercando di essere il più delicato possibile, sussulta come se fosse appena stata bruciata. Al che io, approfittandomi del fatto che Jace si stia concentrando momentaneamente soltanto su Clayton, mi affretto a rassicurarla, non potendo sopportare un secondo di più il suo sguardo terrorizzato.

"Andrà tutto bene, Jen." Sussurro, lanciando qualche sguardo sbrigativo nella direzione di Jace. "È questione di qualche minuto, fidati di me."
Ma a giudicare dal modo in cui continua a guardarmi, mi rendo conto che non ha la benché minima intenzione di fidarsi delle mie parole. Mi guarda proprio come se fossi trasparente, come se improvvisamente mi fossi trasformato in uno spettro.

Jace ritorna ad analizzare attentamente ogni mio movimento, godendosi la scena con un sorriso al limite dal risultare inquietante persino per me, mentre tiene puntata la canna della pistola sulle costole di Clayton.

Siamo arrivati al capolinea. Mentre rivolgo un'ultima preghiera a tutti i santi disposti ad ascoltarmi, inizio già a sentire il profumo di libertà nell'aria, mischiato a quello alla vaniglia di Jen.
Posizionando il dito sul grilletto, alzo la pistola, guadagnandomi un cenno della testa d'approvazione da parte di Jace.
Jennifer chiude gli occhi e una lacrima solitaria le attraversa la guancia sotto il mio sguardo ansioso, mentre la mia percezione del tempo prende a distorcersi fino all'inverosimile. I momenti diventano talmente sfuggenti che mi sembra stia succedendo tutto fin troppo velocemente.

In un attimo, il coraggio prende il sopravvento sull'incertezza e cambio mira, premendo il grilletto quando mi sembra di aver inquadrato bene Jace. Posso quasi sentire il rumore della pallottola che si conficca nella sua gamba, prendendolo alla sprovvista. Inizialmente è talmente sorpreso che sembra incapace di reagire. E quando ormai si rende conto di essere stato tradito e cerca di prendere la mira, sparo un ultimo colpo, che questa volta va a finire nel suo braccio destro. La sua pistola cade a terra, scaricando un colpo contro il muro di un edificio vicino.
Clayton, che sembra decisamente meno sorpreso di lui, si affretta a recuperarla, per poi puntargliela contro come se volesse dargli il colpo finale, mentre Jace si lascia cadere a terra con un tonfo sordo.

"Non fare cazzate." Ammonisco Clayton, esortandolo ad allontanarsi. "Ci serve vivo."
"Lasciamolo morire dissanguato." Suggerisce invece, senza guardarmi.
"Clayton, ci serve vivo." Ripeto, allontanandomi da Jennifer, che sta guardando il tutto come se si trattasse della scena di un film.
È chiaro che lo spavento sia stato talmente forte da averle provocato un trauma, ma per il momento, benché io voglia farlo con tutto il cuore, non ho il tempo di starle accanto. Devo assicurarmi che Jace resti tra di noi finché la mia squadra non arriverà qui insieme ai soccorsi e prenderà il controllo della situazione.
È questione di qualche attimo, giacché non ho il minimo dubbio sul fatto che abbiano seguito ogni mio passo, in questi ultimi giorni, e che già in precedenza fossero pronti ad intervenire da un momento all'altro.

"Deve pagare per tutto quello che ha fatto." Proseguo imperterrito, riuscendo a tirarlo fuori dalla trance.
"Al diavolo, ho individuato il serpente sbagliato." Constata Jace in una voce spezzata dal dolore e io scoppio a ridere, rovinando la solennità del momento.
"Quindi, sei uno sbirro?" Replica anche Clayton. "Ho sempre saputo che c'era qualcosa di strano in te."
"Lo so, è proprio per questo che non ti ho mai sopportato." Confesso, tra una risata è l'altra. "Sei l'unico componente di quel branco di depravati che ha un po' di cervello."
"Ex componente del branco di depravati." Mi corregge Clayton, lanciando uno sguardo dispregiativo nella direzione di Jace. "Immagino che arresterete anche me."
"Se collabori e ci dirai tutto quello che sai, non succederà." Asserisco distrattamente, iniziando ad agitarmi nel vedere la quantità di sangue che esce dalla ferita alla gamba di Jace. "Anche se, in realtà, sicuramente non conosci il motivo per cui cerchiamo di incastrare questo stronzo."

Nel silenzio della notte, il suono delle sirene della polizia che diventano sempre più vicine arriva forte e chiaro e mi permette di tirare un lungo sospiro di sollievo. E mentre Clayton lascia perdere la sua voglia di dare il colpo di grazia a Jace e si avvicina ad una Jen congelata dalla paura, realizzo di essere di nuovo libero, ma, allo stesso tempo, di aver anche perso l'unica cosa che rendeva bella la vita del Justin fittizio che mi sono cucito addosso per un lunghissimo anno.

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