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"Pensi stia soltanto dormendo o è in coma etilico?" Sento chiedere vicino al mio orecchio da una voce femminile che mi sembra molto familiare, ma che, nel mio stato di dormiveglia, non riesco ad identificare all'istante.
"Non lo so, prova a pizzicarle il fianco." Risponde una voce altrettanto familiare.

E la seguente cosa che sento è un dolore al fianco sinistro seguito da una pacca sul sedere. Costringendo me stessa ad aprire gli occhi, mi trovo due visi curiosi e preoccupati allo stesso tempo che mi stanno analizzando da vicino, come fossero impazienti di scoprire quale sarà la mia prossima mossa.

"Oh, stava soltanto dormendo." Constata Jocelyn, battendo le mani in segno di esaltazione.
" Grazie, Sherlock. Se tu non me l'avessi fatto notare, probabilmente sarei ancora convinta che sia in coma." La deride Ally, lanciandole uno sguardo esasperato.
"Smettetela." Asserisco con la voce ancora impastata dal sonno, sforzandomi ad alzarmi leggermente, per poi appoggiarmi pigramente ai cuscini.

Un dolore sordo rimbomba nella mia testa impedendomi di fare mente locale e capire perché io mi stia trovando in condizioni pietose. Perciò, chiudendo gli occhi per qualche secondo, prego che nella mia testa dolorante si accenda una lampadina che mi permetta di ricordarmi tutto con chiazza.

"Apri gli occhi, bella addormentata, e mangia." Mi intima Ally, dandomi un altro pizzicotto sul fianco.
Lasciandomi sfuggire un grugnito quasi disumano, seguo il suo consiglio e noto che mi è stato poggiato sulle gambe un vassoio con la colazione "anti- sbornia": un bicchiere di caffè d'asporto che potrebbe bastare per un esercito; l'immancabile brioche; un bicchiere di succo d'arancia e tre pasticche per il mal di testa.

"Vi adoro." Asserisco senza mezzi termini, afferrando il bicchiere di succo, per poi prendere un lungo sorso, dopo aver ingoiato alla velocità della luce le tre pasticche.
"Come ricompensa, vogliamo sapere la quantità esatta di dignità che hai perso stanotte." Ribatte Jocelyn, facendo ridacchiare Ally. Ed io incasso il colpo in silenzio, sapendo fin troppo bene che anche se non dovessi farne parola, le mie amiche indovinerebbero comunque ogni piccolo particolare.
"Non mi ricordo bene quello che è successo, ho bisogno di un piccolo hint." Confesso sinceramente, addentando piano la brioche. Il mio stomaco non sembra contento della mia scelta di ignorare i suoi disperati segnali sulla sua incapacità di sopportare del cibo, ma io lo ignoro, pensando freneticamente a come trovare un modo per superare velocemente i postumi.

"Inizio io." Proferisce Jocelyn, sedendosi sul bordo del letto. Dopo essersi schiarita la voce, inizia la preparazione per calarsi nei panni di chissà quale personaggio userà per mettermi in imbarazzo finché capirò esattamente quanti errori io abbia commesso.
"La serata stava andando bene, un po' smorta, ma tu eri perfettamente sobria quando, improvvisamente, è arrivato Justin in tutta la sua bellezza. Servendosi della sua aria da bello e dannato ha completamente monopolizzato la tua attenzione,mentre, intanto, si assicurava che tu mandassi giù più alcol di quanto tu sia in grado di reggere. Beh, questo in realtà l'abbiamo appurato una volta che abbiamo capito che te ne eri andata insieme a lui. Fino ad allora eravamo convinte che avesse buone intenzioni." Precisa, gesticolando in un modo che ai miei occhi appare frenetico.
"Parla per te." La interrompe Ally, prendendo la sedia collocata di fronte alla scrivania di mia sorella, per poi piazzarla vicino al mio letto.
"Pensavo ti piacesse Justin." Mi rivolgo a quest'ultima, un po' confusa per la sua affermazione. Ma lei smentisce la mia supposizione con un cenno deciso della testa.
"Fatemi finire, vi prego!" Esclama Jocelyn in tono imperioso, tirando fuori il suo lato da regina del dramma. "In nostra difesa, dobbiamo dire che Justin sa bene come manipolare la mente di noi comuni mortali che abbiamo passato la serata a immaginarlo nudo. Ha usato la nostra umana debolezza per distrarci e rapirti, per poi mettere in pratica le sue cattive intenzioni, qualunque esse siano state." Termina, rilasciando un lungo sospiro che evidenzia di più la sua tendenza ad essere melodrammatica.
" Ora sta a te." Ribatte Ally in tono monocorde, puntando il suo sguardo acuto su di me.

Prendendo una grande boccata di aria, raccolgo tutte le immagini che le loro parole mi hanno fatto tornare in mente e compongo un quadro generale che poi, col cuore che mi sprofonda nel petto, racconto a voce bassa. Non è facile capire, ancora una volta, di quanto il proprio grado di stupidità schizzi alle stelle sotto l'influenza dell'alcol.

"Immagino che vorrai essere sincera con Clayton." Ipotizza Ally, lanciandomi un'occhiata eloquente. Al che io confermo con un veloce cenno della testa.
"Ma questo è tutto ciò che hai intenzione di dirgli?" Prosegue, lasciando trapelare un po' di delusione nella voce.
"Cos'altro dovrei dirgli?" Ribatto in un tono più alto di quanto vorrei.

Non riesco a capire dove la mia amica voglia andare a parare con la sua domanda, e la colpa non è della mia testa dolorante. Semplicemente non capisco cos'altro potrei e dovrei dire a Clayton. La verità non è abbastanza? Sicuramente lo è per ferire i suoi sentimenti.

"Non ti è servito a nulla gironzolare introno a Justin? Seriamente, pensavo questo servisse, altrimenti ti avrei messo subito in guardia sul fatto che sia un pezzo di merda." Asserisce, colpendomi con la sua ironia. " Ma invece di fare ciò, ti ho addirittura spronata a stargli intorno. E credimi, riesco a riconoscere un pezzo di merda quando lo vedo."
"Continuo a non capirti." Replico, proseguendo col mio fissarla come se le fosse spuntata una seconda testa. La mia amica invece, si lascia sfuggire un sospiro esasperato prima di partire con il suo discorso.

"Non ti sembra strano che all'improvviso ti sia iniziato a piacere Justin? È prima che tu dica che non sia affatto vero, ti prego, risparmia il fiato. Ti piace...non so se sia soltanto una cosa legata all'attrazione fisica, o ti ha presa anche di testa. Ma è così. E, allora, mi chiedo, questo non ti ha fatto riflettere sulla tua relazione con Clayton? Forse non lo ami poi così tanto se ti lasci attirare nella trappola di qualcuno che, scommetto, sai anche tu che sia tutt'altro che il ragazzo adatto a te.
Non fraintendermi, con ciò non voglio dire che tu non abbia mai amato Clayton. Ma dopo così tanto tempo il tuo amore per lui si è trasformato nell'abitudine di averlo accanto. Ti sei scordata com'è stare da soli e, soprattutto, non ti ricordi più che non sia poi un supplizio non avere qualcuno. E mi dispiace...ci dispiace vederti adagiata su questa situazione. La Jennifer che conosciamo noi non si adagia mai sulle sue convinzioni. Mi chiedo proprio dove sia finita quella ragazza."

E io non mi rendo conto di star piangendo finché le lacrime non finiscono sulle mie labbra e sento il loro sapore salato in bocca. È come se le sue parole avessero toccato ogni mia paura, una ad una, confermandole e dando loro vita. Ne sono stupita. Ha saputo toccare con destrezza tasti che io non ho mai nemmeno osato sfiorare col pensiero.

"Dire a Clayton la verità non basterà, e sai perché? Perché lui è pronto a perdonarti tutto. Potresti aver deciso di andare fino in fondo con Justin, e lui ti perdonerebbe comunque. Farebbe finta di niente pur di averti accanto e tu continueresti a mentire te stessa, convincendoti di amarlo ancora follemente." Termina, sotto il sguardo di disapprovazione di Jocelyn.
"Ora basata Ally, non siamo venute qui per farla piangere." Asserisce quest'ultima in tono piatto.
"Dovrei essere io a lasciare Clayton?" Chiedo con un filo di voce, lasciandomi le guance con il dorso della mano.
"Non siamo noi a doverti dare una tale risposta. Sei tu a doverci riflettere finché capirai da sola cos'è meglio per te stessa." Risponde Ally in tono conciliante.
"Ma che non ti passi per la mente di rifugiarti nelle braccia di Justin." La interrompe Jocelyn. "Lui fa parte di quella categoria di cotte passeggere su cui ci riderai su in futuro, Jen. Non pensare mai a lui come qualcosa di più importante, okay? Non lo sarà mai."

Confermando con un impercettibile cenno della testa, inizio a intimare il mio cervello ad assimilare le parole di Jocelyn. Catalogare Justin come una di quelle persone passeggere nella mia vita, la cui esistenza verrà facilmente dimenticata, mi renderà la vita molto più facile. È quasi come se riuscissi a togliermi un peso di dosso.

E, inoltre, dovrebbe essere un gioco da ragazzini, giusto?

Phoenix Where stories live. Discover now