28 - Ritrovamenti

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Non riesco ad aprire gli occhi, la luce mi abbagliata, la luce del sole, il vero sole. Sento la gola secca nel respirare quell'aria soffocante, cadenzata; e sento caldo, per la prima volta percepisco il bruciore dei raggi solari sulla mia pelle.

Mi sembra tutto così strano, io, abituata alla temperatura mite e statica del labirinto e della C.A.T.T.I.V.O.; ma nonostante ciò non è male, sto bene.

Finalmente riesco ad aprire gli occhi, a fatica, sbatto più volte le palpebre ed anche una volta che ho cominciato ad abituarmi alla luce sono costretta a tenerli socchiusi, a non aprirli del tutto.

La realtà appare così surreale quando la finzione è stata la mia unica verità.

- Thomas? - mi torna in mente che il mio amico è lì, con me.

Sposto lo sguardo intorno finché non lo vedo, seduto a gambe incrociate vicino me, come se fosse già stato qui e nulla gli fosse nuovo. Mi sento meno sola con lui.

- Benvenuta nella Zona Bruciata. - esordisce, in tono profetico.

Mi metto in piedi e mi guardo attorno: una distesa di sabbia granulosa ed, in lontananza, la città che ho visto nello schermo; il cielo è di un azzurro splendente ma non riesco a guardare direttamente il globo di luce bianca che è il sole.

- Accogliente. - commento.

Anche lui si mette in piedi, spazzolandosi i vestiti sporchi di sabbia, con tranquillità.

Mi permetto un attimo per abituarmi a questo nuovo ambiente: il sole, la sabbia sotto i piedi, il vento che mi muove i capelli ed i vestiti.

Poi rivolgo lo sguardo nuovamente verso il mio amico. Voleva lasciarmi qui nel nulla da sola? - Cosa ti è preso? Volevi startene alla C.A.T.T.I.V.O. mentre tutti i tuoi amici compresa me sono in quest'inferno! - persino la mia voce giunge in modo diverso, come se si disperdesse nel grande spazio attorno a me.

Mi guarda anche lui: - Ma sono qui adesso. - mi stringe la mano.

È vero, mi importa soltanto che sia qui con me.

- Hai un piano? - gli chiedo.

Fino a questo momento è stato lui a darmi tutte le direttive. Non ce l'avrei mai fatta nel labirinto se non ci fosse stato lui nella mia testa a dirmi come uscire. È stato alla C.A.T.T.I.V.O. per tutto questo tempo ed ha detto che hanno fatto qualcosa agli altri radurai, che non sono più gli stessi. Deve sapere cosa fare.

- Non lo so.

Strabuzzo gli occhi.

- Se fossi rimasto alla C.A.T.T.I.V.O. avrei potuto guidarti con la mappa sul computer, o attraverso le riprese delle telecamere, adesso non so neanche dove siamo.

Una notizia proprio fantastica. Cerco di fare mente locale e trovare una soluzione.

- A giudicare da quella città, - dico indicando alla mia destra degli edifici fatiscenti talmente lontani da sembrare modellini in miniatura. - siamo nella posizione della prima ripresa.

- Come può aiutarci questo? - domanda Thomas, alzando un sopracciglio.

- Non può, però credo che, a prescindere dalla mappa, i Radurai si siano subito diretti verso quella città.

Thomas spalanca per un attimo gli occhi, credo abbia già intuito le mie intenzioni. Nonostante ciò, non muove un muscolo.

- Che aspetti? Andiamo. - lo incito, ma lui rimane fermo.

Per un attimo penso che mi stai prendendo in giro, poi mi accorgo che sta guardando qualcosa dietro di me, come se fosse paralizzato.

Non ho nemmeno il tempo di voltarmi che qualcosa mi si tuffa addosso, facendomi cadere sulla sabbia rovente. Mi mette subito le mani in faccia, cercando di graffiarmela, agitandosi; emette dei versi simili a dei latrati, che non hanno nulla di umano. Rimango immobile, non sapendo come reagire.

Mi volto solo per vedere Thomas con lo stesso mio problema, un essere umanoide ripugnante, lo sovrasta, cercando di immobbilizzarlo per morderlo.

È la fine. Penso. Chiudo gli occhi e riesco soltanto ad urlare, mentre mi astraggo come dalla realtà, lasciandomi in balia di questo mostro. Perché non riesco a combattere? Come posso arrendermi così? È come se per me non avesse più senso fare qualsiasi cosa.

Ecco che, d'un tratto, sento un colpo secco, come di un oggetto contundente; il peso di prima svanisce, come se quella cosa fosse balzata via da me, con un verso di dolore.

Apro gli occhi. Niente più lamenti disumani. I due mostri che prima ci avevano attaccato adesso sono spiaccicati al suolo, sanguinanti, morti. Se già dovevano essere orripilanti, adesso lo sono ancora di più. Sembrano una sorta di zombie, la faccia talmente brutta che sembra abbiano buttato loro dell'acido, i vestiti strappati, gli arti deformati, i vestiti ridotti a brandelli di stoffa.

- Tutto bene?

Quella voce mi distrae dai miei pensieri, anzi mi distrae da tutto. Alzo la testa e quasi mi esplode il cuore nel vedere chi mi ha salvato la vita, a me e Thomas.

Mi alzo in piedi, come se stessi benissimo e non fossi appena stata attaccata da qualcosa che non so nemmeno definire.

- Newt! - esclamo, prima di fiondarmi sulle labbra del ragazzo biondo, che già mi mancava tremendamente. Pensavo che non l'avrei più rivisto.

Lui però rimane immobile, non ricambia. Cosa succede? È arrabbiato? Il mio cuore si fa piccolo piccolo. Mi stacco quasi subito e lo vedo con un espressione che sembra un punto interrogativo, le sopracciglia corrucciate.

- Newt? - ripeto, questa volta la mia voce è un sussurro.

Le parole di lui mi spiazzano totalmente, sento una fitta al cuore ed il mondo crollarmi addosso. - Scusa, ci conosciamo?

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now