15 - Non tutto è perduto

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Mi fischiano le orecchie e per un paio di minuti vedo nero. Poi riesco a focalizzare tutto attorno a me nonostante il ronzio nella orecchie persista. Ricordo cosa è successo: ho fatto esplodere un Dolente. Mi viene quasi da ridere al pensiero. Ma... non sono più nel labirinto. Mi aspettavo di trovarmi ancora lì e invece riesco a distinguere il soffitto, formato da un intrico di legna e foglie, del Casolare. Percepisco l'ondeggiare dell'amaca su cui sono sdraiata. Sto per alzarmi quando una fitta di dolore mi impedisce di compiere qualsiasi altro movimento.

- Devi riposare. - davanti a me è comparsa la figura alta e robusta di Minho, gli occhi a mandorla mi scrutano con dispiacere.

- Cos'è successo? Intendo... dopo che io... - non so cos'altro dire.

- Ho sentito l'esplosione e sono corso nel labirinto. - risponde lui serafico.

- E Newt? - il mio primo pensiero va a lui, era con me, ho fatto tutto questo per salvarlo, non riesco a immaginare cosa proverei se avessi fallito in questa impresa.

- Sta bene. - mi comunica.

- E Thomas? - come potevo, tra l'altro, scordarmi di Thomas: anche lui era venuto con noi; da quando è arrivato nella Radura è stato come un fratello per me e qualcosa mi dice che così era stato anche in passato.

- Lui... - Minho è restio a parlare, per cui temo il peggio, ed i miei sospetti sono confermati dalle parole successive. - Non sappiamo dove sia... non abbiamo trovato nè lui nè il suo corpo... non sappiamo se sia morto  per l'esplosione o mangiato da un Dolente, ma non è qui con noi, e solo questo importa. - il tono convinto del ragazzo mi fa capire che sta cercando di nascondere la rabbia, la tristezza e la nostalgia che invece io non riesco a trattenere. Annuisco e sono sollevata quando lui esce dal Casolare, non voglio che mi veda piangere, non voglio che nessuno mi veda piangere. E per la prima volta forse da quando sono lì mi abbandono ad un pianto liberatorio.

Dopo essermi sfogata decido di alzarmi. Ho bisogno di vedere gli altri, ho bisogno di essere sicura che Thomas se ne sia andato, quando invece vorrei che fosse stato tutto un sogno.

Esco dal Casolare e trovo tutti intenti nel mangiare qualcosa di preparato, portato qui dalla Scatola. Intravedo Newt che sta divorando una scatoletta di tonno. Non appena mi vede smette di mangiare. Sono così felice che almeno lui sia vivo che corro istintivamente verso di lui e gli getto le braccia al collo. La scatola mezza vuota gli cade dalle mani mentre si abbandona al mio abbraccio. Non so perché l'ho fatto, è come se in questo modo io non possa fare in modo che anche lui vada via.

Qualcuno fa un colpo di tosse ed io mi libero dall'abbraccio. Minho è davanti a me e mi porge un panino.

- Mangia. - dice in tono perentorio.
Non ho molta fame ma accetto il panino e lo addento.
- Grazie. - mi dice all'improvviso Newt.

- Per cosa?

- Mi hai salvato la vita. - afferma.

- Adesso siamo pari. - abbozzo un sorriso, poi improvvisamente mi incupisco pensando a Thomas. - Non sono riuscita a salvare tutti però.

Newt capisce il dolore che devo provare e sono sicura che lo prova anche lui, quindi non dice niente e si limita ad abbassare lo sguardo.
Vedo Teresa a pochi metri da noi, sembra più scossa degli altri, persino di me, e per quanto cerchi di nasconderlo, ha il viso rigato dalle lacrime. Mi sento in dovere di andarle a parlare. Una volta finito il panino mi avvicino a lei, lentamente, meditando sulle parole da dire.

- Ciao. - inizio, i suoi occhi lucidi si spostano un attimo sui miei per poi ricadere sul terreno. - Mi dispiace. Ho fatto il possibile. - non sono molto brava a consolare le persone.

- Lo so. - risponde lei con un tono sicuro che non mi aspettavo di sentire. 

- Ti prometto che lo troveremo. - nonostante l'affermazione ho la voce  tremante.

- Come ci hai promesso che avresti trovato una via ďuscita. - ringhia, mutando tono.

Comprendo il suo dolore, è per questo che parla come se mi odiasse. Eppure quella frase per me è come una pugnalata.

- E infatti farò entrambe le cose. -  stavolta non indugio, più per rendere sicura me stessa che Teresa.

- Io e Thomas eravamo molto amici da piccoli. - aggiungo dopo qualche secondo di silenzio. - E... anche tu.

- Tu ricordi? - finalmente la ragazza alza lo sguardo su di me, e capisco che deve trovare una punta di invidia nel sapere che possiedo dei ricordi.

- Alcune cose. Le sogno la notte. Tu e Thomas siete sempre stati come dei fratelli per me, ma poi un giorno... ci hanno separato.

- Chi ci ha separato?

- La C.A.T.T.I.V.O. Ci hanno prelevati a uno a uno e... adesso siamo qui. Sò solo questo. - mi spiego.

- Solo? Hai idea di quanto siano importanti queste informazioni? - la rabbia di prima se n'è andata per fare spazio a curiosità ed ammirazione. - Hai ragione, forse riuscirai a portarci via di qui sani e salvi. - conclude il discorso. Non capisco cosa deve averle fatto cambiare idea, ma sono contenta che abbia fiducia in me.

Rachel!

Una voce mi chiama anche se non so di preciso da dove provenga, è una voce maschile. Mi guardo in torno cercando di seguirla ma non vedo nessuno. Teresa mi guarda come se fossi pazza e capisco che la voce è soltanto nella mia testa, così mi allontanò per non destare ulteriori sospetti. 

Rachel!

Continua a chiamarmi: è Thomas. È impossibile. Sicuramente mi manca così tanto che sto immaginando la sua voce.

Lo so che mi senti!

Insiste. Non so come, provo a rispondere.

Thomas? Sei tu?

Sì.

Che bello sentirti! Bhè... più o meno. Quindi non sei morto?

Ero gravemente ferito, per cui hanno deciso di prendermi per curarmi. Adesso sono alla loro base, sono alla C.A.T.T.I.V.O.

Non riesco a crederci, è tutto troppo assurdo ed ho paura di stare delirando. La voce continua a parlare nella mia testa.

Per curarmi hanno dovuto... iniettarmi alcune memorie del passato. Adesso ricordo! Ricordo tutto. chi siamo. E so perché ci stanno facendo questo. Ma non ho tempo per spiegarti. Insieme ai ricordi mi sono ritrovato questa sorta di capacità telepatica, ma a quanto pare funziona solo con te. Non so se lo sappiano e probabilmente non vogliono che vi aiuti, ma, in ogni caso, farò il possibile per voi.

Non posso stare inventando un discorso così complesso. La voce che sento è reale, è Thomas, è vivo e non posso essere più felice.

Adesso stanno arrivando, non posso più parlare. Chiamami se ha bisogno di aiuto.

Si congeda infine lasciandomi con una miriade di domande che mi affollano il cervello.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now