18 - La Mutazione

393 19 1
                                    

Thomas!

Lo chiamo. Nessuna risposta.

Thomas!

Riprovo. Niente.

Cominciò ad andare nel panico.

- Che succede? - mi chiede Newt. Abbiamo varcato da pochi minuti le porte del labirinto.

- Thomas... non riesco a mettermi in contatto con lui. - ammetto.

- Pff... - sbuffa Newt - Sapevo che era tutto una sploffata.

- Io non dico sploffate! Ora, se non vuoi seguirmi, vado sola. - capisco che è il modo migliore che avevo di rispondere, perché Newt non osa controbattere.

- Vedi di riuscire a parlargli, presto. - sibila guardandomi di sottecchi.

Non riesco proprio a capirlo: un attimo prima mi bacia e dopo mi tratta come se non si fidasse minimamente di me.

Camminiamo in silenzio per circa cinque minuti, come due ragazzini che hanno appena litigato. Dopotutto è questo che siamo: dei semplici ragazzi mandati qui a morire senza una ragione.

Ad un certo punto Newt si arresta, irrigidendosi: - Hai sentito?

- Non dirmi che è un altro Dolente! - so che probabilmente sarà così e mi sento stupida ad aver sperato il contrario.

D'un tratto qualcuno mi mette un braccio attorno al collo e sento l'aria abbandonarmi i polmoni, mentre cerco di divincolarmi. Non so neanche chi sia il mio aggressore, non riesco a pensare ad altro che al mio disperato bisogno di ossigeno.

Finalmente qualcuno, che deve essere Newt, prende per le spalle il mio aggressore, scagliandolo a terra.

Riprendo a respirare d'un tratto. Mi gira la testa. Solo adesso lo vedo: Aris, il ragazzino timido e riservato che non avrebbe fatto del male ad una mosca, è lì, rabbioso, gli occhi iniettati di sangue e le vene viola che si intravedono da sotto la pelle; respira affannosamente e mi guarda come si fa con un parassita.

- Aris! Che caspio ti ha preso?! - Newt sta urlando, fuori di sè, ma neanche me ne accorgo, sto cercando di capire cosa ha spinto il Raduraio a cercare di uccidermi.

Aris sposta lo sguardo da me a Newt, ma non cambia espressione, è sempre la stessa, carica di odio: - Tu la difendi? Una volta non era così! - sbraita.

- Ma di che sploff stai parlando? - borbotta Newt.

- È tutta colpa tua! Tua e dei tuoi cavolo di genitori!

Si riferisce a me. Aris è fuori di sè. Devo ammettere che l'intera faccenda mi spaventa, e parecchio. Di cosa sta parlando? Io neanche conosco i miei genitori! Che cosa devo aver fatto di tanto orribile? Mi impongo di non farmi domande. In qualche modo Aris è venuto a conoscenza del passato, magari i ricordi sono affiorati d'un tratto nella sua mente come è stato per me, anche se non ho mai ricevuto dettagli che riguardassero la mia famiglia, né tantomeno quelle degli altri.

- Rachel guarda lì. Sul suo collo. - Newt mi indica una sorta di pustola disgustosa sul collo del ragazzo di fronte a noi, ha un colore giallo acceso e sembra sul punto di esplodere. - Deve essere stato punto o qualcosa di simile. Non sa quello che dice.

- Io non saprei ciò che sto dicendo?!

Il ragazzo infetto si avvicina a Newt e gli scaglia un pugno nello stomaco; Newt, colto di sorpresa, risponde con un altro pugno, finchè non finiscono per colpirsi a vicenda.

- Basta! Smettetela! - cerco di intromettermi, ma non miglioro le cose. Perché Aris distoglie l'attenzione da Newt per prendere di mira nuovamente me. Ma io non sono come Newt, per quanto possa essere forte o resistente, non so difendermi in un corpo a corpo e cado a terra, con lui di sopra che mi tempesta di pugni dritti in faccia. Potrei rispondere ma non ce la faccio, rimango immobile. Ogni colpo è una fitta di dolore che parte dal naso per irradiarsi in tutto il cranio. Pian piano comincio a vedere sfocato, finchè non chiudo gli occhi, ormai esausta, consapevole che questa sia la fine. Dopo pochi istanti non vedo altro che nero.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now