11 - Reminescenze

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Quando torniamo nella Radura mi sento finalmente al sicuro. Non appena arriviamo Newt ci viene incontro. Mi ero dimenticata di averlo lasciato a bighellonare con tre ragazze. Ma che mi importa?

- Che avete scoperto? - chiede subito, non è preoccupato, solo curioso.

Thomas e Minho iniziano a raccontare ciò che abbiamo visto.

Sono troppo stanca per reggere all'intero racconto, così mi rifugio al Casolare, mi infilo nella prima amaca senza neanche far caso se appartiene al "dormitorio" maschile o femminile e mi addormento quasi subito.

Vedo una bambina di circa 8 anni in piedi su un tappetino blu con una tuta nera che la fa sembrare più grande e cattiva di quanto in realtà sia. Mi trovo in una palestra, o almeno è quello che mi sembra, e guardo la scena dall'esterno. Non stento a riconoscere la bambina: sono io; oltre al fatto che corrisponde perfettamente alla descrizione di me stessa da parte di Newt, mi rivedo in quella bambina, la quale innocenza è stata corrotta da chissà quali mostri.

Capisco che sto per intraprendere un combattimento. Dinnanzi a me si pone un bambino poco più alto di me con i capelli biondi e gli occhi castani: Newt. Il bambino la guarda minaccioso e lei sorride, beffarda, di rimando. Dopo un inchino riverente che annuncia l'inizio formale della gara, si mettono in posizione, come le gambe divaricate e le braccia a parare la faccia. Newt fa la prima mossa e mi da un calcio nella pancia che mi manda a terra. Quella scena mi fa montare un rabbia immensa: bambini addestrati come guerrieri che si fanno del male a vicenda. La me del passato si rialza ed inaspettatamente serra un pugno nella mascella al ragazzino di fronte a lei. Il colpo si rivela efficace e mi chiedo come facessi a conoscere una mossa del genere. Allora Newt mi fa passare una gamba sotto i piedi, al che io cado all'indietro sbattendo la testa sul tappetino che non è abbastanza imbottito da attutire il colpo. Un fischio annuncia la vittoria del ragazzino.

Un bambino con i capelli castani aiuta la me bambina ad alzarsi dal pavimento con fare quasi fraterno: Thomas.

Verso la fine, la scena si fa improvvisamente cupa: un uomo che non riesco a vedere bene irrompe nella sala ed indica Thomas. Altre due guardie accorrono a sollevare il ragazzino per le spalle, trascinandolo lontano da me, contro la sua volontà; Thomas cerca di divincolarsi invano mentre la bambina urla e piange, rivolendo indietro il suo amico.

Mi sveglio all'improvviso con il cuore in gola e mi accorgo di stare urlando.

- Sì può sapere che sploff ti ha preso?! - vedo Newt, accigliato, chino su di me.

- Che ci fai qui? - chiedo come se Newt mi avesse interrotto da qualcosa di importante.

- Tecnicamente questo sarebbe il mio letto. - dice indicando l'amaca che mi sostiene.

- H-ho fatto un incubo. - farfuglio ignorando la sua affermazione.

- Che incubo? - sembra improvvisamente interessato.

- Era più o meno un ricordo del passato... c'eri tu e c'era Thomas... - la testa mi fa male e ho ancora impresso in mente il terrore negli occhi del bambino e la disperazione della ragazzina.

- Stai calma. - cerca di tranquillizzarmi Newt. - Te la senti di parlarne?

Annuisco e inizio a raccontare il sogno passo per passo.

- Cosa credi che significhi? - mi domanda alla fine, come se il sogno non parlasse già da sè.

- Loro sapevano che saremmo stati mandati qui. Sono stati loro a far sì che tutto ciò accada. Loro ci hanno scelti. - adesso le idee combaciano.

- Chi? - mi chiede come se sapesse per certo che il mio sogno non era soltanto fantasia.

Ripenso alla scritta che ho visto nel labirinto e nello schermo fluttuante.
- La C.A.T.T.I.V.O. - rispondo meccanicamente.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now