25 - Reclusi

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Apro gli occhi di scatto e mi sento come se mi fossi appena svegliata da un lungo letargo ed inspiro a pieni polmoni, come se avessi per un attimo avuto il timore di annegare. Sento freddo, a tal punto che ho i brividi su tutto il corpo; avverto l'aria rarefatta, pesante, che mi opprime la gabbia toracica. Apprendo una consapevolezza proprio in quel momento: non sono morta. O almeno credo, dal momento che non riesco a vedere o a sentire nulla eccetto il freddo ed un ronzio insistente nelle orecchie. D'un tratto una luce soffusa si accende, trascinandomi via da quell'oblio. Eppure non riesco ancora a capire dove mi trovo: ovunque mi giri vedo... me stessa. Credo che sia quello che le persone chiamano riflesso. Il mio riflesso. Davvero sono così? Questa sono io? Nonostante mi trovi in una situazione diversa non posso fare a meno di chiedermelo. L'unica mia certezza è di essere viva.

Alzo gli occhi in alto e mi rendo conto di trovarmi come rinchiusa in una scatola rettangolare di vetro. La luce che poco prima si è accesa è all'interno, insieme a me, talmente in alto che non posso arrivare a toccarla neanche saltando, l'unico oggetto a farmi compagnia in questa gabbia. Al di fuori, non vedo nient'altro che il buio. La mia attenzione è rivolta nuovamente a me, al mio viso, ai miei vestiti. Mi sento come se non appartenessi a questo corpo, non lo riconosco, probabilmente perché è la prima volta che lo vedo: i miei occhi verdi che mi ricordano vagamente il colore della Radura e i capelli come il legno degli alberi, di un castano sfumato sul rossiccio; i miei vestiti sono logori e sporchi di fango, erba e sangue. Quasi inorridisco a quella vista. Cosa ci trova Newt in me? Penso istintivamente. Ho provato diversi sentimenti da quando ho memoria: angoscia, rabbia, paura, tristezza, ma quello che tra tutti si è distinto è sicuramente l'amore. Quello che provo nei confronti di Newt e che credo lui provi verso di me; non ha un perché è come un meccanismo che scatta ogni volta che lo vedo. L'avrei più rivisto? Avrei mai più riprovato questo sentimento? Un groppo mi si forma in gola mentre considero l'ipotesi di non rivederlo mai più.

A distogliermi da quei pensieri avvilenti, sono una miriade di piccole luci che si accendono al di fuori della "scatola" nella qualche mi trovo. Si accendono consequenzialmente, ad una frazione di secondo l'una dall'altra. Sbarro gli occhi e trasecolo a quella vista: centinaia di ragazzi e ragazze, proprio come me, se ne stanno anche loro reclusi in queste gabbie cilindriche, come degli animali; alcuni si guardano intorno spaventati, altri stanno dormendo o sono svenuti, alcuni hanno veri e propri attacchi di panico. Non ci vuole molto perché il mio sguardo finisca su una cella in particolare, quella di Newt, una fila sotto. Il biondo si sta guardando intorno, cercando di analizzare la situazione con calma, come se fosse uno spettatore esterno e non qualcuno che c'è dentro fino al collo; eppure, persino da questa distanza, percepisco un pizzico di preoccupazione trapelare dai suoi occhi. Tipico di Newt, nascondere le sue emozioni. Lo chiamo a squarciagola, nonostante lui non possa sentirmi, urlando il suo nome e dando pugni sul vetro, ferendomi le mani; in un movimento fulmineo i suoi occhi incrociano i miei. Perdo un battito, smetto di urlare e dimenarmi e rimaniamo così, a fissarci da lontano, con gli occhi sbarrati, colmi di paura ed allo stesso tempo del sollievo di poterci vedere ancora una volta.

Quell'attimo di positività svanisce non appena un pesante scossone mi fa sobbalzare; le luci si spengono nuovamente e la cella inizia a muoversi, scende, più giù, sempre più giù. Immagino Newt dire in questo momento: "che caspio sta succedendo?"; e mi preparo al peggio mentre scendo verso l'ignoto.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now