26 - La fase due

155 9 3
                                    

Non so dire da quanto sono svenuta, non ricordo neanche di aver perso i sensi. Mi sveglio di soprassalto nello stesso momento in cui le luci si riaccendono. Non sono più in quella specie di prigione ma... in un laboratorio. Di male in peggio. Cosa vogliono da me? Non era questo che volevano? Che trovassimo un'uscita dal Labirinto? Una donna compare esattamente davanti a me, bionda, più vecchia di noi, con gli occhi piccoli e le labbra impiastricciate di rosso.

- Buonasera. - esordisce con fastidiosa calma. È vestita tutta di bianco, ed i suoi indumenti, a differenza dei miei, sono immacolati, senza neanche una piega o una macchia.

Sento uno sfiato acuto, come se un palloncino mi si fosse sgonfiato accanto all'orecchio. La parte anteriore della capsula che mi contiene si spinge in avanti, poi scorre di lato, come una porta automatica, riconcedendomi la libertà. Metto un piede fuori, poi l'altro, finché entrambi non poggiano su un pavimento grigio scuro, è strano al tatto, della stessa consistenza del terreno del labirinto.

- Vi starete chiedendo: cosa ci avete fatto? Perché proprio a noi? Ma dovete sapere che siamo dalla vostra parte, lo siamo sempre stati. - continua, la sua voce è quasi roca, il tono flemmatico.

Mi avvicino ancora di più a lei. È questa donna l'artefice di tutto questo? Come può dire di essere dalla nostra parte dopo aver giocato con le nostre vite? Stendo un mano che passa attraverso lei, come se non avesse materia. Immagino si tratti di una qualche tecnologia che permetta di proiettare la propria immagine.

- Scusate non mi sono presentata. - fa una risatina che mi innervosisce ancora di più. - Sono Ava. Ava Page.

- Non ce ne frega niente. - riconosco subito quella voce. Newt. Mi giro nello stesso momento in cui la sento, e lo vedo, una decina di persone più in là, anche lui fuori dalla gabbia che prima ci teneva separati. Lui vede, in un attimo il cuore mi si riempie di gioia. Corro verso di lui, scavalcando gli altri con spintoni poco delicati, e lui fa lo stesso, senza staccare gli occhi da me. Quando finalmente ci incontriamo gli getto le braccia al collo mentre lui mi cinge la vita, le sue mani poggiano sulla mia schiena in una stretta possente.

- Molto commovente. - mi accorgo che a parlare è stata quella che prima mi sembrava soltanto uno sterile ologramma. Può vederci? Ovvio che può farlo. Mi rispondo. È chiaro ormai che il labirinto per loro non è stato altro che un'occasione per monitorarci. Pensavo che dopo il labirinto saremmo stati liberi, ma se esiste davvero questa libertà, non si trova in un futuro prossimo.

Mi stacco da Newt anche se di malavoglia, per sentire meglio cosa ha da dire questa sconosciuta.

- Come ho già detto, noi siamo dalla vostra parte. C.A.T.T.I.V.O. è buono.
Ho già sentito questa frase. Nel labirinto e nei miei incubi più frequenti. Allora ricordo anche dell'altro: le mie visioni più recenti. Ava Paige. Così ha detto. Mia madre. In un attimo tutta la mia frustrazione si riversa nell'immagine di quella donna, imperturbabile, che ci aveva causato tanto dolore, che aveva sfruttato persino sua figlia.

- Ciò che stiamo facendo serve a voi. A creare il vostro futuro. Voi siete la nuova generazione, siete l'unico modo che ha il genere umano di continuare ad esistere. - il suo tono si fa solenne, profetico. - Il mondo come era un tempo non esiste più. Cento anni fa il pianeta è stato affetto dalle Eruzioni solari che hanno raso al suolo la maggior parte della superficie terrestre. Poi, l'Eruzione, una malattia che attacca il cervello, incurabile, mortale. - uno schermo fluttuante si accende alle spalle di Ava e immagini di morte e devastazione compaiono su di esso. Scene cruente che mi arrovellano lo stomaco.

Newt, ancora accanto a me, mi passa un braccio dietro la schiena e mi avvicina a sé. Chissà se anche lui si ricorda, o se nota la somiglianza tra me e lei. Ho sempre sperato un giorno di ricongiungermi alla mia famiglia, adesso però avrei voluto non esprimere mai quel desiderio.

- Menzogne! - grida qualcuno, ed altri lo seguono a coro, finché non si trasforma in una specie di mantra ripetuto all'infinito.

- C.A.T.T.I.V.O. è buono. - ribatte Ava, senza scomporsi.

- Di che virus parlate? E perché siamo così importanti? Il mondo non esiste più e voi non riuscite a fare altro che torturare dei ragazzini. - sbraita Newt, non l'ho mai visto così furioso.

Mia madre non lo degna di uno sguardo, la sua proiezione olografica rimane immobile, impassibile, con le braccia conserte. - Voi siete la cura. Siete la speranza. Alcuni di voi sono immuni alla malattia, questo perché il vostro cervello è più sviluppato di quello di altri. Il mondo invece non c'è l'ha fatta, gli altri esseri viventi sulla Terra si sono trasformati in degli esseri decerebrati, gli Spaccati, fino al giorno in cui anche loro non moriranno. Voi siete diversi e per questo siete speciali. Tutto ciò che avete fatto è servito per la ricerca, a fare dei passi progressivi verso una cura.

- Quindi ci stavate soltanto studiando? Avete rischiato di farci impazzire per studiare il nostro cervello? - la accusa Newt, inalberato.

Nonostante la domanda retorica Ava risponde un "esattamente" calmo e pacato, abbassando lievemente la testa.

Vedo Newt che per poco non si scaraventa sull'ologramma, furioso, ma lo blocco, tirandolo per un braccio: - Non ha senso, non cambierà quello che hanno fatto.

- Già. - risponde Newt, stavolta mestamente.

Quella donna è la causa di tutte le nostre disavventure. Per il momento decido di non dire a Newt che è mia madre, non so come la prenderebbe e, per quanto mi riguarda, non è nemmeno importante: per me lei è come una conoscente, della quale mi restano solo alcuni frammenti; e credo che, a questo punto, lei debba avere una considerazione di me pari allo zero.

- Adesso diamo inizio alla fase 2.

Quella frase echeggia per il laboratorio e tutti i Radurai si guardano attorno spaesati.

No. Non puoi succedere veramente. Thomas aveva raccomandato di scappare, io avevo il compito di metterli in salvo, ed ho fallito, sto fallendo. Non voglio ricominciare. Non voglio un'altra fase.

Degli uomini in nero afferrarrano uno ad uno i Radurai e li sedano prima che possano battersi per la loro libertà.

Newt mi rivolge un ultimo sguardo, poi inizia il finimondo. Il ragazzo comincia a piantare calci e pugni alla guardia che lo aveva afferrato e riesce a liberarsi per qualche breve istante. Io rimango lì immobile a fissarlo mentre tenta di scappare via. Ma ecco che tutti gli altri si fiondano su di lui, lasciando i già addormentati Radurai a terra; quelli non ancora sedati invece corrono in aiuto di Newt e combattono con tutte le loro forze. Tutto ciò che vedo è una baraonda di gente che viene colpita, Radurai che urlano mentre l'ago affonda nella loro pelle. Newt è l'unico che riesce a cavarsela, ha la faccia scheggiata, ed il sangue gli ricopre anche le nocche mentre cerca di sottrarsi al suo destino. Le guardie allora prendono quella che all'inizio sembra una semplice asta metallica; non appena la scuotono però comincia a vibrare di pura energia, delle saette la attraversano ronzando. Va a finire dritta sul fianco di Newt che urla e si contorce dal dolore, lasciandosi andare sulle ginocchia.

Vorrei urlare ma non ci riesco. È quasi come se assistessi a questa scena dall'esterno. Dovrei aiutarlo dovrei fare qualcosa, non posso stare a guardare mentre torturano Newt. Ma qui non è il labirinto, qui mi sento impotente.

Qualcuno mi afferra per un braccio trascinandomi fuori da quel caos ed io non ho neppure la forza di opporre resistenza.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now