Capitolo 14 - Ti prendo e ti porto via -

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"Dai torniamo in reparto. Devo metterti a letto, coprirti per bene e prenderti i parametri.
Poi dormi e quando ti svegli parliamo.
Mi devi raccontare un po' di cose. E io intanto faccio due chiacchiere con l'ispettore e la capo sala. Tu da qui vieni via domani."

"Che? Vengo via? E dove vado? Clá io sono solo a casa...Non puoi farmi dimettere...sarebbe un casino...ma che stai dicen..."

"Infatti non vai a casa. Non nella tua almeno.
Puoi stare da me."

"Ma che stai...dicendo...vuoi che venga da te? Ma sei...serio? "

"Serissimo. Mario forse non ci siamo capiti.
Ho perso vent'anni di vita questa notte.
Io ti devo sapere al sicuro, altrimenti vado fuori di testa. E visto che qui non lo sei perché una manica di idioti ha deciso che un caffè è più importante della tua vita, io ti porto via."

"Claudio........ma è colpa mia...io mi sono allontanato...loro non c'entrano...io sono un idiota...dovresti avercela con me...."

"Ah ma su questo ci puoi contare. Ce l'ho eccome con te. È da ieri sera che spari cazzate. E che le fai. Prima o poi ti entrerà in testa che devi iniziare a pensare per due. O forse mi vuoi morto...? Comunque. Tu sei un idiota e lo sappiamo. Io più di te perché devo imparare ad ascoltarti. Senza partire per la tangente.
Ma loro no. Loro non hanno scusanti Mario.
In quei dieci minuti, poteva entrare chiunque.
Potevano farti del male. Lo capisci? O pensi che il poliziotto lì fuori ci sia solo per sorreggere il muro? Il fatto che quei due stronzi per adesso siano calmi, non esclude una loro mossa.
Quindi basta. Un comportamento del genere non è tollerabile. Adesso torniamo su e poi ci penso io."

"Claudio....ma.....come facciamo.....tu devi lavorare non puoi seguire me....dovrò tornare qui anche per fare fisioterapia...tra 15 giorni mi tolgono il gesso...È un casino....e poi non mi dimetteranno mai..."

"Se tu firmi il consenso ti dimettono. Deve essere una tua decisione. Ma a quanto pare non vuoi. Stai prendendo migliaia di scuse Mario....dimmi chiaramente che non vuoi venire da me e facciamo prima."

"Ma non è questo, stupido...come farai con il lavoro? Claudio sono una persona impegnativa già di mio...mezzo rotto, sono ancora peggio...e lo sai..."

"Ho molte ferie arretrate se è questo che ti preoccupa. Ma non è solo questo vero? Facciamo che tiro ad indovinare? "

Mario, già seduto sulla carrozzina e coperto fino al collo, abbassa lo sguardo. Intreccia le mani sotto la coperta, gli occhi gli si inumidiscono.
Tanto lo sa che Claudio ha già capito.
E questa cosa lo spiazza totalmente.
Riesce a leggerlo dentro in una maniera assurda.
Claudio si abbassa sulle gambe, gli si mette davanti. Infila le mani sotto la coperta e gliele prende nelle sue, impedendogli di torturarsele ancora.

"Guardami"
"Ti prego Clá..."
"Guardami Mario..."

Alza lo sguardo. Incontra quei due occhi verdi che tanto ama. Che lo sconvolgono sempre.
Si morde il labbro, non vuole crollare.

"Tu pensi davvero, che solo perché ogni tanto litighiamo, non meriti di essere amato o accudito? Perché pensi sempre di non meritarti quello che di buono ti offre la vita? Perché pensi continuamente di essere un peso per me?
Mario ma tu l'hai capito che ti amo? E soprattutto quanto? L'hai capito che sono impazzito quando non riuscivo a trovarti? Che devo fare per fartelo entrare in testa? Dimmelo tu per favore, perché io non so più come fartelo capire."

"Ma come fai...come fai a capirmi così...come ci riesci...lo so, lo so che mi ami....L'ho capito...altrimenti mi avresti già mandato a fanculo. È che io...a volte esagero Claudio...E divento pesante....E non me la merito tutta questa comprensione."

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