14. Carta da regalo

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Storse la bocca, inclinando la testa e osservando l’assemblaggio di carta e nastro che aveva creato: in molti punti il foglio natalizio era stropicciato, rendendo subito palese quanto aveva lavorato su quel particolare punto, un’altra pecca era l’uso spropositato di scotch che, sulle parte laterali del pacchetto, occupava l’intera superficie. Il nastro era letteralmente il colpo di grazia al tutto: aveva provato a fare uno di quei graziosi riccioli, uno di quelli che vedeva sempre fare dalle commesse e che tanto invidia, usando la stessa tecnica imparata a memoria dopo sedute su sedute di osservazione.
Il risultato, però, era stato un nastro teso e che neanche lontanamente poteva essere paragonato a un grazioso ricciolo.
In definitiva, il pacchetto era venuto bruttissimo e lei aveva sprecato ancora carta da regalo e nastro.
«Non è venuto malaccio» mormorò Tikki, fluttuando sopra il pacchetto e voltandosi verso di lei, sorridendole con quel fare materno che aveva imparato ad attribuire alla kwami di Marinette: «Magari andrebbe sistemato un pochino.»
«Sei sicura, Tikki? Fa veramente schifo.»
«Plagg…»
«Ha ragione Plagg, Tikki» mormorò Manon, sbuffando e sentendo la frustrazione salirle: era come un’onda che stava lentamente montando e caricando, pronta a esplodere di fronte all’ennesimo fallimento: «Fa schifo.»
«Vuoi una mano, mostriciattola?» la voce di Adrien la fece sorridere, così come il nomignolo che lui le aveva affibbiato: quando era più piccola e Adrien aveva iniziato da poco a uscire con Marinette era solito chiamarla sempre in quel modo, smettendo poi quando era cresciuta e si era reso conto che poteva essere presa in giro dalle altre, rispolverandolo solo quando erano soli: «Prima di finire la scorta di carta di Marinette?»
Manon continuò a togliere lo scotch e il nastro, rivelando il regalo che stava cercando di incartare senza successo e rimase a fissarlo: il topo giallo, emblema del brand, la fissava sorridente e quasi sembrava deriderla della sua incapacità nel creare un pacchetto decente: «Tu non sei messo meglio, Adrien» dichiarò Marinette, posando sul tavolo nuovi scampoli di carta da regalo e sorridendo al marito: «Vogliamo parlare del pacchetto che hai fatto al regalo di tua madre?»
«E’ artistico.»
«E’ orrendo.»
«Sei tu che non comprendi l’arte, my lady.»
«Certo, certo» Marinette scosse il capo, allungando una mano e carezzandogli i capelli come se fosse un gatto da ammansire e, in effetti, Adrien proprio quello era: «Vuoi una mano, Manon?»
«Posso farcela. Devo farcela» bofonchiò, stringendo i pugni e afferrando un nuovo foglio di carta da regalo e sistemandolo davanti a sé, passò le mani sopra per togliere ogni possibile piega e prese il regalo: non era nulla di che, una tazza dalla forma rotondeggiante e dipinta come una pokéball.
Forse non gli sarebbe nemmeno piaciuta, ma nel momento esatto in cui l’aveva vista, aveva subito pensato a lui.
Posizionò la scatola, carezzando appena la ceramica e poi afferrando i lembi della carta da regalo: era rossa, con tanti piccoli Babbi Natale dal cappello allungato e la figura smilza, posizionati qua e là fra abeti decorati e pacchetti regalo perfetti, su uno sfondo completamente bianco: «Calcola quanta carta ti serve e taglia» la istruì Marinette e Manon annuì, eseguendo il consiglio e decretando le misure: prese le forbici e tagliò decisa lungo la piegatura: «Ora devi solo fasciare la scatola» continuò Marinette, scostando la sedia e accomodandosi al suo fianco, iniziando a tagliare piccoli pezzetti di scotch e seguendola nell’operazione di incartamento.
Piegò la carta lungo il lato maggiore, applicando lo scotch e girando il pacchetto, tagliando la carta laterale in eccesso e seguendo le indicazioni di Marinette su come chiudere quella parte che, per lei, era ostica: tutto il suo lavoro veniva vanificato ogni volta che giungeva in quel delicato punto: «Ce l’hai fatta» mormorò Marinette, quando applicò lo scotch e Manon sorrise: la carta non sembrava distrutta e la forma del pacchetto era passabile: «Tieni.»
La ragazzina alzò la testa e notò la coccarda di nastro rosso e bianco: «Passa il nastro rosso in maniera trasversale e poi chiudilo dove metterai la coccarda» le spiegò brevemente e annuendo con il capo, Manon si mise subito all’opera, facendo esattamente come l’amica le aveva detto e ammirando alla fine il risultato finale: un pacchetto degno di questo nome.
«Forse è il caso che non dica a Thomas quanto ci hai messo a fare il pacchetto» buttò lì Adrien, mollando l’evidenziatore sulla pagina del libro e allungando la mano per recuperare un biscotto dal piatto poco distante: «Si sentirebbe in colpa.»
«M-ma…n-on è per…»
«Oh. Balbetti anche tu come Marinette? Non negare l’evidenza, mostriciattola. E’ il fissato con Pokémon per eccellenza e solo lui potrebbe ricevere una tazza del genere.»
«Oh, allora riporto in negozio parte del tuo regalo, Adrien.»
«Cosa? No, no, no. My lady, ascolti ancora quello che dico?»
«Beh…»
«Fai finta che non abbia detto niente» Adrien sorrise, facendo l’occhiolino e riportando la propria attenzione al libro: «Non ho detto nulla. Assolutamente nulla.»

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Devo dire che questo prompt è stato complicato e Carta da regalo...beh, l'ho tirato leggermente per gli angoli, tirando fuori quel piccolo problema che affligge tantissima gente a Natale: fare i pacchetti! E quindi ecco che la carta è diventato un espediente per questo capitolo.
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Miraculous Christmas {Completata}Where stories live. Discover now