Søren stava pensando seriamente di installare una doccia.

Sorrise fra sé rendendosi improvvisamente conto che il panico era passato. Non si sentiva più soffocare e la fiducia in sé stesso era tornata.

Fece appena in tempo a scendere dalla macchina che sua madre gli venne incontro, in viso una maschera di preoccupazione, ≪ti ho visto parcheggiare, ma quando non ho sentito bussare mi sono preoccupata. Hai avuto un altro attacco di panico? ≫.

Le sorrise chiudendo la portiera ≪sto bene Mamma ≫.

Gli prese il viso tra le mani, valutandolo da vicino al punto da percepire il leggero profumo di biscotti che le rimaneva sempre addosso quando li cucinava.

≪A me non sembra che tu stia bene. Sei pallido come un vetro appannato. ≫

Provando ancora a rassicurarla la riaccompagnò di nuovo in casa seguiti costantemente dallo scalpiccio umidiccio dei loro passi. Non era raro che piovesse da quelle parti.

≪Siediti, ho appena finito di preparare il tè. ≫

Come da sua abitudine si sedette sull'ultimo posto verso sinistra del piccolo divano a tre posti, quello più vicino al camino. Sul tavolino alto di fronte a lui vi erano sistemate ordinatamente una teiera decorata con delle dafne, due tazze coordinate e un piatto con dei biscotti al burro pronti per essere mangiati. Dal profumo che percepiva, quel giorno aveva scelto un tè ai frutti rossi.

Si era seduta di fronte a lui sulla poltrona che aveva comprato pochi anni prima, una super offerta a detta di Hanna, secondo il suo giudizio era orribile, ma lei l'adorava.

Un silenzio teso era calato tra di loro. Non lo guardava nemmeno in volto, sviava lo sguardo come una ladra pentita e stringeva le mani in grembo cercando di non mordersi le labbra nervosamente. Non proferì parola, rimase ad aspettare che fosse lei la prima a dire qualcosa. Capiva il suo stato d'animo, l'aveva visto in Søren, in Reen e anche in sé stesso. Aveva paura che potesse accadergli qualcosa, ma non voleva darlo a vedere.

La vide sobbalzare leggermente, come punta da uno spillo, e chinarsi per versare il tè profumato con le mani tremanti.

≪Non sto andando al patibolo Mamma, non sappiamo neppure se attaccheranno. È solo una cosa preventiva. ≫

≪Come puoi dire a tua madre di non preoccuparsi quando sappiamo entrambi che ci sono dei cacciatori sulle vostre tracce? ≫

≪Non sappiamo se realmente saranno al fianco di quell'uomo, è possibile che li abbia assoldati come diversivo, per depistarci come aveva fatto il padre di Søren. ≫

Si alzò bruscamente andandosi a sedere accanto a lui, gli occhi le si erano arrossati, colmi di lacrime e le labbra le tremavano al punto che faticò a fare uscire le parole, ≪ho rischiato di perderti una volta, non voglio provare quella sensazione di nuovo. ≫

Istintivamente l'abbracciò, stringendosi a lei come era solito fare da bambino quando la trovava in lacrime dopo una sfuriata di suo padre.

≪Perché hai avuto quell'attacco poco fa? ≫

≪Non lo so ≫ la strinse un po' di più a sé, non gli piaceva la direzione che stava prendendo quella discussione.

≪È per tuo padre, non è vero? Credi ancora di essere come lui. ≫

Inspirò profondamente ≪No ≫

≪Non mentirmi, Marrok. Sei mio figlio, so cosa hai dovuto passare meglio di chiunque altro, so cosa provi meglio di chiunque altro. Sappiamo entrambi che tuo padre era un mostro, un essere che non sarebbe dovuto nemmeno esistere, ma non perché avesse quel potere, ma per la sua natura. La sua natura era crudele, malvagia e viscida. Tu non sei così. ≫

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