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"Michelle fermati!" 

Una voce continuava a chiamarmi, ma io non volevo finirla, sentivi che era l'unica cosa che potessi fare in quel momento.

Ad ogni passo mi avvicinavo sempre di più al bordo del tetto di un grande palazzo del centro di Los Angeles.

Salì sul cornicione e per un momento il mio sguardo si posò sul marciapiede al di sotto dell'edificio, milioni di persone grandi come formiche che camminavano ignare di tutto quello che sarebbe accaduto, ignare di quello che è già accaduto e ignare di me.

La voce continuava a chiamarmi, mi girai per capire da dove provenisse quella voce, ma persi l'equilibrio e caddi di sotto.

"Tanto meglio" pensai.

Sentivo il mio corpo cadere ad una velocità impensabile, cullato dalla fresca aria di febbraio. Stavo quasi per raggiungere il suolo quando due braccia si strinsero a me...

Driin Driin

Mi svegliai mandida di sudore. Quel sogno mi sembrava così realistico, sapevo che in qualche modo era diverso dagli altri, ma non riuscivo ancora a capire in che modo.

Ancora titubante mi alzai dal letto e andai in bagno.

Mi guardai a lungo allo specchio, pronta a criticare ogni singola parte di me, come da un po' facevano tutti quanti: i miei capelli corvini erano troppo scuri, mentre i miei occhi e la mia pelle troppo chiari, ero troppo alta e avevo troppe curve.Non c'era nulla che andasse bene in me, o così mi dicevano.

La verità è che fino a che ero in Italia non mi erano mai capitati episodi di bullismo, anzi ero abbastanza sicura di me stessa, ma una volta arrivata qui iniziai a dubitare di me non appena iniziarono i primi insulti.

Mi trasferì a Los Angeles perché mio padre si era risposato con Anastasia una californiana di quarant'anni che aveva già un figlio e molte operazioni chirurgiche dietro.


Ormai vivevo a Los Angeles da 3 anni, la cosa divertente è che in Italiano Los Angeles si traduce con gli angeli, eppure non avevo mai visto la benché minima traccia di un angelo, nessuno era mai arrivato a salvarmi.

Mi vestii velocemente,non avevo voglia di rimanere in casa per sentirmi rinfacciare la solita tiritera da parte della mia matrigna "Non sei buona a niente,d'altronde sei come tuo padre" ormai ci sono abituata e quindi lascio stare so che fa così quando è nervosa,ma poi si fa sempre perdonare,anche se quelle parole hanno un certo peso per me.

Scesi di sotto e vidi mio padre sul divano,lo salutai,ma lui assorto com'era a cercare un lavoro nemmeno mi sentì.

Anastasia si trovava già in ufficio.

Uscì il più in fretta possibile di casa per evitare di incontrare Derek,il figlio della mia matrigna,ma la fortuna non era dalla mia parte,infatti sull'uscio di casa c'era proprio lui ad aspettarmi.

"Che c'è?" dissi in tono seccato,

"È stata mia madre a dire che dobbiamo risparmiare a causa del licenziamento di tuo padre,per cui andremo a scuola con una sola macchina",

"Grandioso"dissi sarcastica.

In auto non volò una mosca,io volevo solo scappare da quel silenzio imbarazzante così misi le cuffie alle orecchie e feci partire la mia playlist.

Dieci minuti dopo siamo arrivammo a scuola,io mi diressi subito dai miei due migliori amici:Cameron e Sandy.

Loro erano sempre stati gli unici raggi di sole nella mia vita: Cameron era un nuotatore agonistco e grazie agli allenamenti intensivi aveva un fisico statuario. La sua pelle era leggermente ambrata, o suoi occhi erano neri con qualche ricciolo color caramello a coprirglieli.

Sandy invece era una ragazza dalla pelle color dell'ebano e un sorriso bellissimo. Anche lei aveva i capelli ricci dello stesso colore di quelli di Cameron, ma i suoi occhi erano chiari, cosa molto particolare.

Gli volevo un gran bene, c'erano sempre per me qualunque cosa accadesse.

"Sei pronta per il meraviglioso mondo della chimica?" Ghignò Cameron,

"Certo,come no,sai benissimo che io sono la cocca della prof" risposi.

Poco dopo suonò la campanella,ciò significava che il mio inferno peggiore stava per avere inizio.

L'inferno me lo immaginavo proprio così,una grande scuola piena di ragazzi popolari pronti a prendere di mira la prima povera anima che tende a fiatare

Entrammo  in classe,e come al solito eravamo i primi,probabilmente il gruppo dei popolari si stava facendo una canna o qualcosa di simile,beh non mi lamentai.

Purtroppo la tregua durò poco,infatti il gruppo dei popolari ,capeggiato da Josh e dal mio fratellastro,fece il suo ingresso.

- Hey Michelle,sai prima ho visto una tua parente in una stalla,una tale porca,ma non preoccuparti, nessuno lo è più di te"mi sussurrò Josh all'orecchio,Io cercai di trattenere le lacrime,,Cameron e Sandy provarono ad intervenire,ma io li bloccai non era proprio il caso di far iniziare una rissa.

La lezione di chimica giunse al termine,Io riuscì  a beccarmi un quattro,nonostante la prof dovesse spiegare,quella donna mi amava.

Ero ancora scossa da quello che mi aveva detto Josh,ma dovevo dimostrarmi forte non volevo che loro pensassero che io sia una pappamolle.

Aprì il mio armadietto e all'interno trovai un biglietto scritto su un cartoncino molto raffinato,la scritta era dorata e recitava"Non ti curar di loro ma guarda e passa"  nell'ultimo rigo c'erano le iniziali del mittente 
" A.C."

Cosa vorrà dire?

Salve a tutti unicorni, qui è l'unicorno supremo che vi parla,ok la smetto.

Volevo dirvi che questa storia è in via di cambiamenti,per questo il primo capitolo non coincide con gli altri.

Aggiornerò presto,siate pazienti.

Mi raccomando commentate e cliccate quell'icona bellissima a forma di stellina che cambierà colore,ok basta essere imbarazzante.

ciaooo

The city of angelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora