Capitolo 14

104 4 0
                                    

Un'immane folla di gente riempiva il locale.

I posti a sedere erano tutti prenotati. Ogni angolo era pieno, persino il bar aveva tutti gli sgabelli occupati.

«Emma hai servito il tavolo otto?» mi domandò Clarisse mentre correva in cucina a liberarsi dei piatti dei commensali.

«Questo è loro» risposi indicando un calice di vino rosso e due antipasti mare e monti.

«Io ho servito la coppia del tavolo due» aggiunse Edith.

«Perfetto ragazze!». Il nostro capo voleva avere ogni cosa sotto controllo e, vista l'affluenza, aveva messo entrambe al servizio tavoli.

La musica di sottofondo accompagnava il vocio della gente e quell'atmosfera era tipicamente parigina. Le luci erano calde, lo scroscio delle posate rendeva viva l'anima di quel ristorante ed io camminavo avanti e indietro tenendo sempre d'occhio Edith che sembrava reagire spigliatamente al duro colpo della giornata.

«Lambert, il tavolo dodici ha chiesto un misto di carne, un'insalata verde con radicchio, orata con patate e filetto di maiale in crosta» sostenni appendendo la comanda al filo attaccato sulla finestrella che ci consentiva di interagire con la cucina.

«Clarisse il tavolo sedici è finalmente arrivato» comunicò nel frattempo Edith.

«Ethan è già qui?» le chiese.

«Ethan-Ethan?!?» sobbalzai.

«No, non mi pare di averlo visto» replicò Edith rispondendo a Clarisse. «Perché stasera siederà anche lui con i dottorini in giacca e cravatta?» le domandò un istante dopo.

Era chiaro il suo intento. Cercava di ricavare qualche informazione utile per me. Quella ragazza era davvero scaltra. Adoravo le sue iniziative da astuta donna di città.

«Sì, sì. È una cena importante, ci saranno illustri professori della Pierre et Marie Curie quindi, mi raccomando» ci avvisò Clarisse. «Disponibilità, sorriso e professionalità. Questa è gente della Parigi che conta» aggiunse concitata.

Deglutii a fatica. Non avrei mai immaginato che in quell'angolo di Francia avrei dovuto servire da mangiare a qualche autorevole docente della mia università.

In quel momento ero preoccupata esattamente come Clarisse. L'ossigenazione al cervello era minima.

Ero come Jack Dawson. Stavo colando a picco nell'oceano.

La mia camicetta stava per scoppiare e non dipendeva di certo dalla prosperità inesistente dei miei seni.

Appena Edith svoltò l'angolo della sala, la afferrai per un braccio.

«Dimmi che servirai tu quel tavolo» la minaccia bonariamente nascondendola dietro la credenza di legno accanto la scala a chiocciola. La tachicardia stava per farmi uscire il cuore dal petto.

«Cavolo se sei agitata!» constatò ridendo. «Certo ci penso io, torna pure a respirare» affermò serena, dandomi una pacca sulla spalla.

«Dici sul serio?».

«Certo».

Lei era tranquilla. Di quella gente non gliene importava nulla. Quegli uomini ingessati erano solo semplici ordinazioni su un blocchetto. Per me, invece, anche uno solo di loro avrebbe potuto cambiare le sorti del mio destino. Non ero ancora parte attiva di quell'università, ma ormai appartenevo a quell'organico. Ero a tutti gli effetti una studentessa della Pierre et Marie Curie. Non potevo commettere nulla che macchiasse il mio curriculum universitario.

A due passi da teTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang