Capitolo 6

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La serata trascorsa sul terrazzo con la mia famiglia era stata così piacevole che il giorno dopo non potetti che svegliarmi di buon umore.

Papà era sceso qualche ora prima per andare a lavoro e mentre i bambini dormivano io sistemavo tutto quell'ammasso di scatole appena arrivate dall'Italia.

Il caos regnava in casa.

Quella volta l'agenzia di traslochi fu davvero professionale e mentre una decina di operai si prodigava a montare ogni singolo elemento di quell'appartamento, io pulivo e mettevo in ordine.

Ero così abituata a gestire quel fiume di persone che avrei potuto ambire ad un posto di rilievo nella "Ci pensiamo noi s.r.l.". Coordinavo e impartivo direttive come un vero leader. Se mi avesse vista il proprietario di quella miniera di soldi, non mi avrebbe di certo lasciata scappare.

«Questi vanno nella camera centrale, mentre in fondo al corridoio vanno lo specchio ed il mobiletto di ebano. Raccomando la massima attenzione!» urlai ad Ugolino il caposquadra. Sapevo quanto i miei genitori tenessero a quel pezzo d'arredo.

Mentre li guardavo lavorare, piegavo vestiti e sistemavo utensili. Erano velocissimi. Quasi quanto me. In meno di ventiquattro ore avremmo avuto tutto montato. Era valsa la pena far spendere tutti quei soldi al papà per un trasloco.

Mentre aprivo una delle tante scatole, il campanello della porta attirò la mia attenzione.

«Signorina Zaccagnini questo?».

«Lo porti pure nel bagno con la vasca ad idromassaggio Isidoro, grazie» affermai mentre aprivo.

La fine ragazza del piano di sotto si materializzò davanti i miei occhi. Edith aveva in mano un enorme vassoio e un termos di caffè.

«È arrivata un'abbondante carica di energia!» affermò sorridente.

«Ma cosa hai fatto? Non dovevi!» la rimproverai intimidita dal bellissimo gesto.

«A Parigi non si inizia una giornata senza un buon croissant» disse liberandosi le mani.

«Gli operai ti ergeranno una statua».

«Se riusciranno a trovarli i cornetti in tutta questa confusione!» constatò dopo aver chiuso la porta.

«Vieni che poggiamo questa roba di là». La invitai a seguirmi. Avrei adibito sul terrazzo la colazione per quei volenterosi lavoratori.

«Ci hai fatto caso che il piccoletto non fa altro che fissarti?» mi sussurrò nell'orecchio prima di uscire sul balcone. Si riferiva ad uno degli operai. Era entrata da pochi secondi ed aveva già notato ogni minimo dettaglio.

A due passi da teWhere stories live. Discover now