01. Il mio Compagno di Stanza

Start from the beginning
                                    

Arrivammo al bivio, a sinistra per il dormitorio femminile e destra quello maschile. Armin ed io salutammo Mikasa prima di imboccare la destra insieme. "Io sono nel dormitorio D. D... 15. Tu invece?" chiesi voltandomi verso Armin.

"Sono nel D anche io. D16. Siamo uno accanto all'altro." Battemmo il cinque. In molti non crederebbero che Armin sia uno studente del college. E' più basso della maggior parte dei ragazzi ed ha un volto dai tratti infantili, ma è anche più intelligente di molti altri. Ha frequentato la maggior parte dei corsi AP* alle superiori.

Arrivammo nel dormitorio D fermandoci davanti le rispettive porte, ci salutammo scherzosamente prima di entrare nelle nostre stanze. Misi il mio nome nello slot fuori la porta, il mio compagno di stanza non era ancora arrivato.

C'era un'ampia finestra tra due letti. Entrambi erano posizionati in alto, rispetto al pavimento, ed ognuno aveva la propria scrivania al di sotto. C'era una lunga cassettiera sotto la finestra. Scelsi il letto sulla destra e poggiai la mia roba sulla scrivania. Di fronte al mio letto c'era una porta, che immaginai conducesse al bagno. La aprii e quasi mi cadde la mascella.

Il bagno era grande abbastanza da farci entrare entrambi i letti ed anche di più. Il pavimento era piastrellato e c'era una vasca da bagno. C'era una doccia, due lavandini, il gabinetto, insomma tutte cose comuni ma ero concentrato sulla vasca. Era bellissima. Esultai silenziosamente prima di andare a disfare i miei bagagli.

Tirai fuori i miei vestiti dalla valigia e li piegai accuratamente, sistemandoli nel mio lato della cassettiera. Una volta finito poggiai il mio portatile sulla scrivania, insieme ad altre cose che mi sarebbero servite per la scuola. Misi ordinatamente le mie cose personali nel bagno e sospirai. Fatto.

Sentii il pomello della porta girare e sbucai fuori dal bagno per guardare. No no no no no. L'uomo che entrò era basso, ma non debole. La sua forza traspariva dal suo sguardo, freddo come il ghiaccio, che conoscevo fin troppo bene.

"Levi?!" I suoi occhi incontrarono i miei e gemette.

"Che ci fai qui, Jaeger?" Entrò nella stanza, poggiando la sua roba sul pavimento di fronte la scrivania sulla sinistra.

"E' la mia stanza." Dissi timidamente.

"Fantastico, dovrò passare il mio terzo anno condividendo la stanza con un omosessuale di seconda."

'Fantastico, dovrò passare il mio secondo anno con quello di terza che mi bullizza dalla seconda liceo.' Scimmiottai mentalmente.

"Non sono gay." Mentii. La verità è che non sono gay pubblicamente.

Lo fissai, mi stava completamente ignorando mentre riponeva le sue cose. Nonostante fosse un grandissimo stronzo, era anche davvero attraente. La sua giacca di pelle nera fasciava le sue braccia moderatamente muscolose, le stesse braccia che mi avevano colpito e provocato lividi in varie parti del mio corpo. Ed i suoi jeans scuri fasciavano morbidi le sue gambe forti.

Si voltò, fronteggiandomi. Distolsi velocemente lo sguardo, spaventato. "Oi, hai intenzione di restare lì a fissarmi? Sei irritante." La sua espressione si indurì aggrottando le sopracciglia. Feci un passo indietro mentre lui ne muoveva uno in avanti.

"I-io, uh, mi dispiace." Balbettai, ci volle tutta la mia forza di volontà per non correre in bagno ed urlare.

"Ho intenzione di dirlo una volta sola, perciò ascolta attentamente. Se vuoi rimanere relativamente illeso farai meglio a seguire le mie regole." Fece un altro passo in avanti, mettendomi spalle al muro. "Regola numero uno, tieni il tuo spazio immacolato. Regola numero due, resta nel tuo spazio. Regola numero tre, se vai a cagare sii cortese ed arieggia il bagno. Regola numero quattro, resta nel tuo spazio."

Mi afferrò il mento costringendomi a guardarlo. "Regola numero cinque, se io parlo tu mi guardi. Regola numero sei, non pensare nemmeno di guardarmi a meno che io non stia parlando. Ci saranno punizioni severe per ogni regola che infrangerai."

Lasciò il mio mento e tornò a spacchettare come se nulla fosse successo. Sospirai di sollievo e poi udii bussare alla porta. "Eren? Sono Armin." Sentii il mio angelo biondo chiamarmi attraverso la porta. Provai con tutte le mie forze a non guardare Levi, che era seduto sul pavimento di fronte la cassettiera, mentre mi avviavo alla porta per poi aprirla.

"Indovina chi è il mio compagno." Armin sembrava leggermente amareggiato.

"Chi?" Chiesi curioso.

"Erwin Smith."

Scoppiai a ridere ed indicai le targhette appese fuori la porta. C'erano due slot con incastrati due nomi. In cima si poteva leggere Eren Jaeger e quello sottostante riportava Levi Ackerman. Armin rise insieme a me prima che entrambi cadessimo in un momento di depressione.

Eravamo entrambi bloccati con i leader del gruppo più meschino che ci fosse alla Maria high school ed al college. Armin ed io sospirammo prima di ritornare ai nostri buchi infernali, dato che nessuno aveva lezione fino al giorno dopo.

Quando chiusi la porta e mi voltai, Levi indossava meno vestiti di qualche minuto prima. Cercai di guardare altrove ma era troppo tardi. Il suo volto rimase calmo, ma i suoi occhi mostravano rabbia. Puntai lo sguardo sui miei piedi mentre schizzavo verso il mio lato della camera, ma prima di riuscirci mi sentii strattonare la maglietta e tirare indietro.

"Appena cinque minuti ed hai già infranto una regola. Tieni a bada lo sguardo, scherzo della natura."

Continuai a fissarmi i piedi fino a quando non mi lasciò andare, spingendomi in avanti. Guardai in cagnesco il retro della sua testa prima di sedermi alla scrivania ed accendere il mio computer. Ero in quella stanza con lui da 10 minuti ed ero già incazzato. Sorrisi internamente mentre facevo partire il mio CD preferito pieno di cantanti e chitarre rumorose. Questo non è contro le regole. Lo feci partire ad un volume basso alzandolo poi lentamente, poco a poco.

Il volume era abbastanza elevato ma Levi non aveva detto una parola, né aveva mostrato la benché minima irritazione. Mi superò diretto al bagno con una borsa in mano e poi sentii l'acqua scorrere. 'Che starà facendo?' Mi chiesi mentre alzavo ancora. 'For Whom the Bell Tolls' dei Metallica esplodeva dal mio portatile. Il mio telefono trillò nella tasca e lo tirai fuori, un messaggio da Armin.

"Amico si sente fin qui. Stai cercando di perdere un occhio? Erwin in realtà è più gentile di quel che sembra."

"E' vendetta, amico." Risposi.

Nell'attimo in cui premevo 'invia' vidi una sagoma scura spostarsi lontano dal mio campo visivo, poi sentii uno spruzzo di acqua congelata su un lato del mio viso.



Nota Traduttrice:

*Advanced Placement - sono corsi di formazione professionale o avanzamento crediti per accedere con maggiore facilità all'università.

The Glow [Traduzione Italiana]Where stories live. Discover now