Si alzò, facendomi cenno di seguirla.

Salimmo fino al terzo piano, dove vi erano solo poche stanze, ne aprì una.

"Resterai in questa stanza per qualche tempo, non volevo arrivare a tanto", disse. "E dammi quel cellulare", glielo porsi.

"Ci vediamo a cena", disse, lasciandomi dinanzi a quella porta, oltre la quale c'era la mia nuova stanza.


"Non posso crederci che ci abbia divise, che stronza", sbottò Tate, infilzando con forza il pollo che aveva nel piatto.

"Ce lo siamo meritate", dissi, mantenendo lo sguardo basso sul mio di piatto.

La notizia, si era diffusa in tutta la struttura e ora tutte mi guardavano, come se avessi tre teste. Era abbastanza strano che, Krystal, la precisina dell'istituto, aveva fatto una cosa del genere.

"Siamo le uniche sfigate qui dentro e le uniche, senza un cellulare", sbuffò.

"Il problema non è questo, Tate", alzai gli occhi al cielo. "Stavolta l'abbiamo fatta grossa".

"Tu più di me", ridacchiò, dandomi una gomitata nello stomaco. "Dormire da Damon, sei impazzita per caso?". Tornò seria.

"Se tu non avessi bevuto come una spugna, probabilmente, non sarebbe successo", la guardai male.

"Oh credimi, Damon avrebbe trovato un altro modo per portarti via con se", scosse il capo. "Quel ragazzo ha una grossa influenza sulle tue decisioni".

"Non è vero", replicai. "La strada era interrotta e..".

"Certo, come no", sbuffò una risata. "Piuttosto, che è successo a casa sua?". Mi guardò di sottecchi.

"Nulla", mentì. "Ho dormito nella stanza degli ospiti", nonostante la zona, poco raccomandabile, la loro casa, era molto accogliente, mi piaceva.

"Hai conosciuto i suoi?". Quasi urlò.

"No, vive con Jered e Thomas", sospirai al ricordo delle parole dell'amico. Mi faceva paura, molta paura, ma di questo, non potevo parlarne con nessuno, sopratutto con Damon.

"Che figata", disse, portandosi le mani al mento con fare pensieroso. "Magari un giorno, potremmo farlo anche noi".

"Sicuro, mi mancherai stanotte", piagnucolai. Non amavo dormire da sola in una stanza, ma avrei dovuto farci l'abitudine, per un bel po.

"Anche tu tesoro", poggiò il capo sulla mia spalla. "Non so come contattare Carl", sbuffò.

"Puoi chiedere a qualche ragazza di prestarti il telefono", proposi.

Nel mio caso, non avevo di che preoccuparmi. Damon non mi avrebbe cercato. Non ne aveva motivo.

La cena proseguì tranquilla, a parte per qualche sguardo della Morris, che sembrava non trovar pace e sapevo, di esserne la causa.

Ritornai nella mia nuova stanza, sospirando pesantemente, quando, per pura curiosità, mi affacciai dalla finestra. Sarebbe stato difficile, scappare da un terzo piano.

Mi spogliai, fregandomene per la prima volta in vita mia, di mettere in ordine.

Mi fiondai a letto, ma era difficile, se non impossibile, addormentasi, quando solo il giorno prima, l'avevo fatto fra le sue braccia.


Nuova settimana, un nuovo inizio. Il week end, era stato sfiancante, oltre che molto noioso.

Le poche ore che passai in compagnia di Tate, eravamo sommerse da una valanga di fascicoli da dover risistemare ed era ancora più difficile farlo, con il continuo sottofondo delle lamentele della mia amica.

SweetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora