Capitolo 4

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"Metti questa".
Una gonna rossa, mi arrivò dritta in faccia.
"No, grazie", risposi, rigirandomi fra le mani quel pezzo di stoffa, che tutto aveva, fuorché l'aspetto di una vera gonna.
"Ti starebbe bene", disse Tate, passandosi il mascara sulle sue folte ciglia.
"Tate, non è che mi porti ad una delle tue feste?" Inarcai un sopracciglio, quando come risposta, ottieni un mezzo sorrisetto.
"Mi avevi promesso che ci saremmo andate piano", piagnucolai, gettando quella gonna sul letto, era troppo corta per me.
"Non è una di quelle feste, sarà tranquilla".
"Quante tipologie di feste ci sono eh?".
Incrociai le braccia al petto, cercando di assumere una posa infastidita.
"Parecchie Kry, ma diventerai più esperta di me".
"Certo, come no", sbuffai, agguantando l'unico paio di jeans, meno larghi, che avevo nella mia armadio.
Ero più per la comodità.
"Non puoi mettere quei così", urló Tate, coprendosi gli occhi con le mani.
Esagerata, pensai.
"Invece, è proprio quello che metterò", replicai. Almeno nel vestire, volevo essere a mio agio.
"Almeno, abbinaci questo", mi lanciò un top nero con qualche trasparenza, ma tutto sommato non era troppo volgare o scollato e poi non avevo molto da mettere in mostra, pur volendo.
"Va bene", sbuffai, guardandomi allo specchio, non era niente male.
"Su, truccati", disse, passandomi la sua trousse.
"No per favore, niente trucchi", tagliai corto.
"Almeno un po di lucidalabbra?" Congiunse le mani a mò di preghiera, facendomi ridere.
"Ok, solo quello", dissi, passandomelo leggermente sulle labbra. "Non capisco perché ti dai tutta questa pena per me, non voglio mettermi in mostra".
"Sei bella Kry, ma non lo esalti", replicò, lisciandomi i capelli con le sue dita. "Ecco, così stai bene", abbassò di poco la scollatura del top che indossavo, ma che io mi curai di riportare al suo posto, non appena si girò.
"Andiamo, i ragazzi ci aspettano dietro l'angolo", disse, rispondendo probabilmente ad un loro messaggio.

La discesa fu senz'altro più semplice, rispetto alla prima volta, stavo facendo pratica, non che questo mi rendesse fiera dei miei stesse comportamenti, ma era arrivato il momento di iniziare a vivere per davvero.
Luke e Jacob, erano fermi sull'auto di quest'ultimo, mentre si fumavano una sigaretta.
Dovevo ammettere che erano entrambi molto carini, ma forse Jacob attirava un po di più la mia attenzione.
"Ciao bellezze", salutò Luke, dandoci un bacio sulla guancia, ma quando fu anche Jacob a ripetere lo stesso gesto, non riuscì a non arrossire.
Il tragitto in auto fu molto divertente, Luke era stonatissimo, ma avrei pagato oro, per ridere ancora una volta, come accadde in quella mezz'ora.
"Siamo arrivati", urló Tate entusiasta, mentre io restai a bocca aperta, dinanzi a quella carcassa di persone, che si spingevano per entrare in quel locale.
"Ma quanta gente c'è?" Bisbigliai nell'orecchio della mia amica, una volta lasciata l'auto.
"I soliti", scrollò le spalle.
"Ma ci entriamo tutti lì dentro?" Domandai, leggermente preoccupata.
"Ma certo", ridacchiò. "Rilassati, Kry", alzó gli occhi al cielo.
Sbuffai, non continuando con le tante domande che avrei voluto porle, insomma, lei sapeva che per me quella era una prima volta, poteva anche cercare di capire il mio stato d'animo.

"Ti piace qui?" Domandò Jacob, non appena mettemmo piede in quella bolgia infernale. Facevo persino fatica a respirare lì dentro.
"Sinceramente? No", risposi, cercando di non perdere di vista Tate, che prese a  dondolare su se stessa a ritmo di una musica, ancor più brutta di quel posto.
"Ti ci abitui, dopo un po", mi sorrise, prendendomi per mano. Ecco, questo non me lo aspettavo.
"Ma Tate...".
"Tranquilla, dopo torniamo da loro", si fece spazio fra le persone per raggiungere una zona più appartata, adibita da una decina di divanetti.
"Almeno qui c'è più spazio", disse.
"Si grazie, ne avevo bisogno", presi posto al suo fianco.
"Stai molto bene così", sorrise, lasciando scorrere il suo sguardo lungo il mio corpo.
"Ehm grazie, a-anche tu", borbottai, mordicchiandomi il labbro, un pessimo vizio che non riuscivo a togliermi.
"Grazie", sorrise sghembo. "A Londra non uscivi spesso eh?".
Non sembrava una presa in giro la sua, ma una semplice constatazione.
"Si vede molto?" Ridacchiai nervosamente, torturandomi le mani fra loro.
"Un po", ridacchiò a sua volta. "Ma si può sempre recuperare".
"Già, è quello che sto cercando di fare", mormorai.
"Ti va qualcosa da bere?" Fece per alzarsi.
"Nulla di alcolico però", precisai, non volevo di certo perdere il controllo, durante la mia prima festa in una discoteca.
"Ok, prendo un succo?".
"Si, va bene", gli sorrisi, prima di vederlo sparire oltre la folla.
Non ero molto contenta di essere rimasta sola, ma sarebbe stato solo per pochi attimi, non avevo motivi per temere nulla.
Spostai lo sguardo su tutta la sala in cerca di Tate o magari di Luke, ma nulla.
Continuai la mia perlustrazione, fin quando non trovai un paio di occhi, che davano l'impressione di star fissando me, da chissà quanto tempo.
Sbattei le ciglia più volte, per mettere a fuoco la scena che si stava svolgendo, a pochi metri da me.
Piper e Damon, Damon e Piper.
Lei era seduta sulle sue gambe, impegnata a lasciargli baci lungo la mascella definita, mentre lui....lui guardava me, senza batter ciglio.
Perché lo stava facendo?
Distolsi lo sguardo, troppo imbarazzata, quando lei si fiondò sulle labbra di lui.
Era fastidioso vedere quella scena o forse trovavo semplice inadeguato, scambiarsi effusioni in un luogo pubblico, la cosa strana però, era che lì dentro, probabilmente ero l'unica a pensarla così.
"Eccomi, che fatica", disse Jacob, posando i due cocktail su un piccolo tavolino di fronte a noi.
"Grazie, quanto devo...".
"Ma stai scherzando? Offro io".
"Ah, grazie sei gentile", risposi, afferrando la mia bevanda e portando la cannuccia alle labbra.
"Il minimo, per una bella ragazza come te".
Damon e Piper passarono al nostro fianco, dirigendosi verso i bagni.
Il mio sguardo, fu inevitabilmente rapito da tutto ciò.
Non sarebbe dovuto essere così, ma quel ragazzo, mi incuriosiva a tal punto da non aver neppure ascoltato quello che Jacob, aveva appena detto.
Con questo non intendevo che Damon mi piacesse, assolutamente no, non era la tipologia di ragazzo che faceva per me.
A me piacevano i principi azzurri, i bravi ragazzi e lui non dava assolutamente l'impressione di appartenere a quella categoria.
"Scusami, non ti ho sentito", dissi, camuffando il mio disagio con un colpo di tosse.
"Quel Damon, crede di essere il padrone del mondo", borbottò, mandando giù un'abbondante sorso del suo cocktail, probabilmente alcolico.
"Sembra che ti abbia fatto qualcosa, da come ne parli". Avevo già avuto questa sensazione.
"No, non ho mai avuto il piacere di avere a che fare con lui", rispose, distogliendo lo sguardo.
Pensavo che mi stesse mentendo, anzi ne ero sicura, ma se non voleva parlarne, allora io non avrei insistito oltre.
"Quella ragazza, frequenta la mia stessa classe", dissi, per fare conversazione.
"Piper", mormorò, storcendo le labbra.
"Quindi lei la conosci?" .
"Non molto", rispose. "Tu invece? Raccontami qualcosa di te", posó i gomiti sulle ginocchia e lo sguardo sul mio viso.
"Non c'è molto dire in realtà, la mia vita è stata molto tranquilla", ed era così purtroppo.
"Vivi da tanto lì?" Chiese.
"Da sempre, avevo pochi giorni di vita, quando miss Morris mi trovò sulle scale del vecchio orfanotrofio".
"Miss Morris è?".
"Un'istitutrice, una mamma per me anche se non l'ho mai chiamata in questo modo".
"Perché?" Chiese, sembrava sinceramente interessato a quello che stavo dicendo, era una cosa piacevole, con Tate non potevo parlarne, lei era così ostile su quest'argomento.
"Non lo so, nessuno lo fa, forse lei non vuole", scrollai le spalle.
"Hai un hobby? Cosa ti piace fare?".
"Penserai che io sia noiosa", mormorai, poggiando la testa sul palmo della mia mano.
"Non potrei mai pensare che tu sia noiosa, sei...interessante, ecco credo che questo sia l'aggettivo giusto per te".
"Mmm, credimi non è così, Tate può confermartelo", ridacchiai. "Comunque amo leggere, lo farei per ore e tu?".
Cercai subito di spostare l'attenzione lontana da me.
"Basket, è la mia vita".
"Ti brillano gli occhi quando ne parli".
"Anche a te quando hai detto leggere", sorrise.
"Già", confermai. "Giochi in qualche squadra?".
"In quella della scuola, dovresti venire a vedermi qualche volta".
"Volentieri", sorrisi.
"Heyla ragazzi", una Tate barcollante, si avvicinò al nostro tavolo con al seguito Luke, in condizioni peggiori.
"Tate, ma che hai combinato?".
La aiutai a sedersi al mio fianco, con quei trampoli che portava ai piedi, avrebbe potuto prendere una bella caduta.
"Mi diverto Kry, quello che dovresti fare anche tu", biascicò, poggiando la testa sulle mie gambe.
Se la Tate lucida era poco gentile nei miei confronti, la Tate ubriaca era ancora peggio.
"Ma io mi sto divertendo", alzai gli occhi al cielo, quando scoppiò a ridere per quello che avevo appena detto.
"Devo fare pipì", fece per alzarsi. "Mi scappa", piagnucolò, aggrappandosi al mio braccio, quando anch'io mi alzai, per sostenerla.
"Ora andiamo, ma sta buona", dissi, non appena iniziò a saltellare sul posto.
"Vuoi una mano?" Chiese Jacob.
"No grazie, credo di farcela", feci un sorriso tirato, cercando di far camminare Tate verso i bagni.
La puzza che proveniva al di fuori di quella porta, era insostenibile, ma Tate non faceva altro che ripetere di star per scoppiare.
Mi armai di coraggio, spingendo la porta principale.
Lo scenario che mi si presentò davanti fu alquanto peggiore, il bagno era in realtà composto da un'anticamera comune, c'erano almeno cinque ragazzi e ragazze che stavano patendo le pene dell'inferno, per aver alzato un po troppo il gomito.
Trascinai Tate fino ai bagni femminili, cercando di non dar conto alle battutine raccapriccianti dei presenti.

SweetWhere stories live. Discover now