Capitolo 19

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Era tutto così diverso.
Chiunque avesse lavorato alla preparazione di quella festa, aveva senza ombra di dubbio fatto un bellissimo lavoro.
La palestra, era completamente ricoperta da festoni e luci di ogni colore che rispecchiavano appieno il tema della serata.
Cercai di ritrovare il buon umore e seguire il consiglio di Tate, dovevo distrarmi e restando da sola nella mia stanza, sarebbe stato assolutamente impossibile.
Per la prima volta, da quando lo conoscevo, speravo di non incontrarlo, ma sopratutto speravo, che non continuasse a prendermi in giro, perché era quello ciò che aveva fatto con me fino a quel momento.
Ricambiai il saluto di alcuni miei compagni di classe che fino a quella stessa mattina, mi avevano ignorata.
Tuttavia, a detta di Tate, era tutto merito del suo favoloso vestito nero, forse aveva ragione e per questo cominciai a sentirmi davvero a disagio.

"Andiamo a prendere qualcosa da bere?". Urló Tate per sovrastare la musica, davvero troppo alta.
Ci destreggiamo fra i nostri compagni di scuola con molta difficoltà, erano scatenatissimi e il fatto che, la maggiore padre di loro, indossasse una maschera, mi metteva una certa ansia, dato che, di norma, li consideravo già molto pericolosi.

Afferrai il mio drink, puramente analcolico, mentre Tate non si creò problemi nell'ingurgitare, con un sol sorso, quello strano miscuglio che si era fatta preparare.
"Vacci piano", le dissi, quando la vidi ordinarne un altro.
Quella sera, avevamo il coprifuoco e non mi sembrava il caso di farsi vedere dalla Morris, ubriaca.
Come minimo le sarebbe preso un colpo.
"Tranquilla, lo reggo benissimo", le ultime parole famose.
Bastarono dieci minuti, affinché l'alcool facesse il suo effetto e quindici per perderla totalmente.
Si lanciò in pista, trascinando anche me, ma più che ballare, cercavo di non far cadere lei da quei trampoli che si era messa ai piedi.
"Serve aiuto?".
"Luke?". Assottigliai lo sguardo e sotto quella maschera da V per vendetta, c'era proprio lui.
"In persona, bellezza", la sfiló, facendomi un occhiolino.
"Comunque si, ho davvero bisogno di aiuto", il mio povero braccio chiedeva pietà, ma soprattutto avevo bisogno di un bicchier d'acqua e di sedermi un po.
"Lascia fare a me", l'afferrò per le spalle, iniziando a ballare con lei, secondo il suo strano ritmo.
"Grazie Luke", lo guardai riconoscente. "Torno subito", con un cenno del capo, mi fece capire che fosse tutto ok, così non persi ulteriore tempo per raggiungere il bancone, dove purtroppo intravedevo di tutto, fuorché una bottiglia d'acqua.

"Ma come è possibile", sbuffai. "Hai almeno un succo?".
"Si, all'uva ma ti assicuro che fa schifo", il barman ridacchiò, poggiando i gomiti sul bancone. "Comunque, un alcolico non ti ammazza".
"Ho molta sete, non credo sia il caso", storsi il naso per la puzza che il suo alito emanava. "Grazie lo stesso", cercai di essere gentile e di scappare il prima possibile da lui, aveva già guardato troppe volte nella mia scollatura, inesistente fra l'altro.

A metà serata, arrivai alla conclusione che anche partecipare a questa ulteriore festa, si era rivelato inutile e forse avrei dovuto imparare ad essere meno flessibile alle richieste di Tate.
"Ciao Krysyal", mi girai, notando Thomas sorridermi ampiamente.
Mi si era seduto affianco e non me ne ero neppure accorta.
"Hey ciao", sorrisi di rimando, infondo lo avevo sempre considerato il più simpatico dei tre.
"Che ci fai qui? Tutta sola poi". Si guardò intorno per poi riportare lo sguardo su di me.
Iniziai ad andare nel pallone quando l'idea che anche Damon fosse nei paraggi, si concretizzò nella mia mente, non ero pronta ad affrontarlo di nuovo, sempre se lui si fosse avvicinato a me.
"Oh la mia amica sta ballando", replicai, come se questa fosse una spiegazione valida a quello che lui mi aveva chiesto.
"Diciamo che non è il mio ambiente, questo", aggiunsi, mordicchiandomi il labbro nervosamente.
"Effettivamente, sembri abbastanza annoiata", disse, girandosi fra le mani il suo cocktail; lì dentro tutti ne stavano bevendo uno.
"Già, penso di andar via fra poco".
"Perché non ti unisci a noi?". Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. "Siamo seduti lì, a parlottare fra noi, nulla di che", scrollò le spalle, indicando un punto che non riuscì ad identificare.
"Cosa intendi per noi?". Domandai esitante.
"Jered, Damon, Piper e altri amici".
"Oh no", scossi il capo energicamente. "Sei stato davvero gentile ad invitarmi, ma non credo che loro apprezzino la mia presenza".
"Ti ho invitata io, quindi va bene", affermò deciso. "Sono sicuro che non a tutti dispiacerà la tua presenza", mi strizzò l'occhio, alzandosi.
"Su andiamo", disse, porgendomi la mano.
"Io...non lo so".
"Non farti pregare e poi, puoi andartene quando vuoi".
"Va bene", sospirai, Thomas era uno apposto, anzi mi avrebbe addirittura fatto piacere diventare sua amica, ma non credevo fosse possibile una cosa simile.
"Coraggiosa eh", ridacchiò, efferrandomi per il gomito, mentre cercavamo di farci largo fra quella massa di ormoni scatenati.
"Non mi sei d'aiuto così", tremai, quando intravidi le spalle rigide e toniche di Damon mentre parlava animatamente con un tipo che non avevo mai visto prima.
L'espressione di Piper non appena mi vide, fu qualcosa di eccezionale, in senso negativo, si intende.
Avrei tanto voluto avere una macchina fotografica per immortalarla e ridere di lei all'infinito, tuttavia sapevo che dopo questo mio gesto avventato, ci sarebbero state delle conseguenze.
Aveva un vestito bellissimo, molto sexy, non avevo mai negato che lei fosse splendida, ma il suo caratteraccio rovinava tutto.
Era travestita da Harley Queen e quel costume sembrava fatto apposta per lei, le stava divinamente.
Inutile dire, che la mia autostima calò in un battito di ciglia e mi sentì così ridicola con quelle stupide orecchie da gattina indifesa che avevo incastrato fra i miei capelli neri.
"Fate largo per Krysyal".
La testa di Damon, scattò nella mia direzione ed avrei preferito essere risucchiata dal pavimento per l'eternità, dopo l'occhiataccia iniziale che mi lanciò, perché poi cambiò ed era totalmente diversa.
"Pensavi stessi scherzando", ridacchiò Thomas, dando una spallata all'amico che continuava a fissarmi come se mi stesse studiando.
"E lei che ci fa qui?". Sbottò Piper, poggiando una mano sulla gamba di Damon, che non fece nulla per allontanarla.
"L'ho invitata io, problemi?".
"Qualcuno", stavolta a rispondere fu Jered ed a quel punto, capì quanto stupida fossi stata ad accettare una cosa simile.
"Meglio che vada", mi rivolsi a Thomas, ma con una leggera pressione sulle spalle, mi fece sedere al suo fianco.
"Ma no", disse Piper, sorridendo appena. "Che non si dica che non siamo ospitali", sentì la mascella di Damon serrarsi, mentre continuava a fissarmi arrabbiato.
"Vuoi qualcosa da bere?". Mi chiese gentilmente un ragazzo che non avevo mai visto prima, indicando una serie di bottiglie che avevano sul loro tavolo.
"No grazie", gli sorrisi.
"Posso almeno sapere il tuo nome?". Continuó, mentre le mani di Damon si chiusero a pugno lungo i suoi fianchi.
Già, continuavo a guardarlo, nonostante lui avesse smesso di farlo non appena avevo risposto a quel ragazzo.
"Krystal", dissi.
"Fred, molto piacere", ammiccò nella mia direzione, facendo ridere quasi tutti i presenti.
"Oh Fred, non ti conviene", ridacchiò Piper, portandosi una mano davanti alla bocca, dipinta di un rosso acceso. "La nostra Krystal è una brava ragazza, non fa per te", aggiunse, ma guardando con la coda dell'occhio un Damon furente, non lo avevo mai visto così.
"A me piacciono le brave ragazze", ribattè Fred, facendomi l'occhiolino.
In tutto questo io non rispondevo, ero a disagio e volevo andarmene il più lontano possibile.
"Ma è stata con Jacob, si sono lasciati da poco".
"Stavi con Jacob?". Fred strabuzzò gli occhi, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
"S-si, ma per poco", dissi, guardando ovunque tranne che verso di loro.
"E bravo quel figlio di puttana", rise come un dannato. "Beh, neanch'io al suo posto, mi sarei fatto scappare una bella gattina come te".
"Già, bel travestimento", concordò Piper. "Ti si addice".
Il rumore di qualcosa che si rompeva, attirò l'attenzione di tutti, Damon aveva appena spaccato la sua bottiglia di birra contro il tavolo, riducendola in mille pezzi.
"Direi che lo spettacolo è finito", il suo sguardo gelido, cadde su di me e non mi sarei mai e poi mai, aspettata una cosa simile. "Puoi anche andartene, come vedi, sei abbastanza fuori luogo fra noi".
Il respiro mi si spezzò, ma ero convinta che non fosse l'unica cosa ad essersi rotta in me.
"Damon ma che cazzo dici?". Intervenne Thomas, mentre Jered ed ovviamente Piper si godevano la scena con aria soddisfatta.
Non sentì la sua risposta, né quella degli altri, mi alzai con gli occhi lucidi che però sapevo non avrebbero lasciato cadere alcuna lacrima, scappando via da loro e dalle delusioni che solo lui, era in grado di darmi.

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