Capitolo 64

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Il tempo trascorse velocemente e,tra la riabilitazione e terapie, arrivò presto il giorno in cui finalmente l'agente DiNozzo avrebbe conosciuto la verità e se sarebbe ancora potuto essere un agente speciale operativo dell'NCIS. Come tutte le sere, Anna e Tony trascorrevano il tempo tra una chiacchiera e l'altra, ma quella sera c'era qualcosa di diverso tra loro, l'aria sembrava pesante e la donna più schiva del solito.
"Questi giorni sono volati" sorrise Tony compiaciuto, ora riusciva a sedere eretto col busto e persino a camminare da solo se pur con difficoltà e per brevissimi tratti.
"Già, hai fatto notevoli progressi" convenne Anna mettendogli in mano un bicchiere con dentro i farmaci previsti dal suo piano terapeutico. Lui li prese senza far storie, aveva una fiducia cieca in lei e poi stava godendo dei miglioramenti in prima persona.
"Tutto bene?" chiese notando il tono distaccato con cui la donna gli aveva risposto.
"Certo!" si affrettò a rispondere lei.
Tony non rispose, sentiva che c'era qualcosa che non andava, Anna era stata tutto il giorno sulle sue, gli rivolgeva la parola se era lui il primo a farlo e questo non era da lei: "Sei taciturna, qualcosa ti preoccupa?" chiese infine. Sentì l'esitazione impadronirsi di lei per qualche secondo, poi sorridere: "E' la tua impressione o forse sei tu ad essere troppo loquace" ribatté fingendo sicurezza.
L'uomo incassò il colpo, era la prima volta che percepiva un muro tra di loro e la cosa non lo faceva assolutamente star tranquillo, non voleva certo che le cose precipitassero proprio ora che erano così vicini dal poter vivere la loro storia con tranquillità e in assoluta normalità. Si sfilò lentamente le coperte e sgusciò fuori dal letto, le gambe lo reggevano appena, ma sapeva che erano pochi passi, visto che poteva individuare la posizione della donna dal suono della sua voce. Lentamente fece un paio di passi, posizionando le mani in avanti per evitare urti accidentali: "Anna?" la chiamò.
Lei si voltò trovandolo in piedi a pochi passi di distanza: "Che fai in piedi?" scattò, ma non fece in tempo a finire la frase che Tony inciampò.
"Attento!" urlò provando a prenderlo al volo, ma era troppo pesante per lei e finirono entrambi lunghi sul pavimento.
"Mi spiace, stai bene?" le chiese sopra di lei.
"Si e tu?".
"Io sono caduto sul morbido" ironizzò lui, ma non ottenne la reazione che si sarebbe aspettato.
"Anna?" le sussurrò sfiorandole l'orecchio e facendola fremere di piacere.
"No, Tony smettila!" lo scostò in malo modo, "piuttosto, rimettiamoci in piedi, forza!" disse aiutando ad alzarsi cercando di non guardarlo mai in faccia. Si sentiva nel torto, ma non riusciva a controllare le sue emozioni. La paura per quello che sarebbe potuto succedere l'indomani la rendeva indomabile, ma non poteva e non voleva venir meno ai suoi doveri e la sua priorità era la sicurezza del suo paziente.
Lo aiutò a tornare sul letto, dove si accomodarono entrambi: "Fatti vedere, sicuro che è tutto ok?" chiese lei alzandogli la maglia del pigiama per controllargli le ferite.
"Sto bene".
"Sicuro? Ci metto un attimo".
"Ehi!" scattò Tony bloccandole i polsi, "ho detto che sto bene, piuttosto si può sapere cos'hai?".
La donna rimase attonita da quella reazione, non voleva dargli pene inutili, eppure non sapeva bene come affrontare l'argomento e la paura che l'attanagliava, ma non poteva lasciare che lui si facesse un'idea sbagliata di quello che le stava passando per la testa, soprattutto dopo il rifiuto netto che gli aveva riservato pochi istanti prima.
"Mi dispiace" sospirò con voce tremante.
"Ti dispiace per cosa?" indagò Tony addolcendo il tono della voce, "mi stai lasciando? E' questo?" le chiese con voce tremante.
"Oh no Tony, no!" scattò subito lei e lo vide tirare un respiro di sollievo che le spezzò il cuore. Si era davvero spaventato per il suo comportamento infantile, non poteva più tacere, doveva dirglielo.
"Ascoltami" disse accarezzandogli il viso, "il fatto è... che sono un po' in ansia per domani" mormorò agitata.
"Perché mai? I dottori sono sempre più convinti che riacquisterò la vista..." sorrise lui non comprendendo il nesso.
"Appunto..." lo interruppe, "non fraintendere! Sono felice all'idea che ti libererai di quelle bende e che potrai di nuovo vedere, ma..." sospirò cercando le parole giuste, "in questo periodo io ho sempre visto te e..." sorrise arrossendo, "santo cielo se mi è piaciuto quello che ho visto!".
Tony sorrise gongolante.
"Però tu non hai mai visto me..." si morse il labbro e finalmente Anthony iniziò a comprendere e ne fu sollevato.
"E questo che ti angoscia?" le chiese con un tono così dolce nella voce da far male al cuore, "hai paura di non piacermi?" le chiese prendendole il viso tra le mani. Lei annuì senza parlare e Tony sentì le lacrime tra le dita.
"Ascoltami tu ora..." rispose lui, "se c'è una cosa che mi dispiace in questo momento è che non posso guardarti negli occhi mentre ti dico questo cose, ma se servirà a farti stare tranquilla, te le ripeterò domani parola per parola: A me non importa come sei fatta fuori, a me piaci come sei dentro e per quello che sei non per quello che appari" fece una pausa asciugandole le lacrime col palmo della mano, "io ti amo Anna, non ti basta?".
"Oh Tony, mi spiace così tanto di averti fatto preoccupare, scusami" singhiozzò lei.
"Smettila!".
"Ti ho fatto preoccupare inutilmente".
"E' tutto ok".
"Però...".
"Anna!" la scosse dolcemente.
Lei non rispose.
"Posso baciarti?".
"Da quando chiedi il permesso?" sorrise lei. L'uomo non rispose ma la baciò dolcemente come due adolescenti al loro primo appuntamento, poi pian piano il bacio divenne più adulto e profondo. Le dischiuse le labbra con le sue, lentamente, facendosi strada con la lingua entrò in lei perlustrandola avidamente. Il contatto con le lingue era caldo e piacevole, non ne avevano mai abbastanza anche quando non erano più in grado di respirare. Si staccarono il tempo di prendere fiato mezzo secondo poi le loro labbra di riunirono cercandosi nel loro mondo fatto di sospiri e passione. Con una mano le teneva il viso, mentre l'altra iniziò a perlustrare sotto il camice, sfiorandola dolcemente, raggiunse i seni pieni e morbidi, giocò col capezzolo indurito e sentì la donna gemere tra le sue braccia. Staccò di nuovo le labbra e le ricongiunse cambiando la posizione della testa, lei continuava a gemere per il contatto fisico che le regalava emozioni uniche, mentre con le mani gli perlustrava la schiena ambia ed il petto villoso.
"Ti voglio" le sussurrò dandole dei piccoli baci sul collo.
"Non possiamo..." ansimò lei a pochi millimetri dalle sue labbra.
"Sicura?" sorrise dandole ripetuti baci sulle palpebre, sugli zigomi fino a scendere nuovamente sulle labbra dove si soffermava per dare un bacio più profondo.
"Tony... no, ti prego" ansimò lei al limite, sentiva il corpo fremere di passione, lo desiderava come nient'altro al mondo.
"Il tuo corpo sembra dirmi il contrario" sorrise eccitato dal modo in cui le mani della donna perlustravano ogni centimetro della sua pelle. Lei mugugnò quando le afferrò la nuca per avvicinarla di più a sé: "No...potrebbe entrare qualcuno..." sussurrò.
"Chi vuoi che venga?" chiese quando sentirono la porta aprirsi e saltarono sul letto tutti trafelati.
"Ciao Junior sono venuto a..." esclamò Senior entrando di soppiatto.
"Papà, che cavolo ci fai qui?" sbraitò Tony perplesso.
"Buona sera signor DiNozzo, venga si accomodi" sorrise imbarazzata la donna che aveva ancora parte del camice sbottonato ed i capelli tutti scompigliati.
L'anziano gli fissò entrambi: "Ho fosse interrotto qualcosa?" chiese.
Tony stava per rispondere, ma Anna gli piazzò una mano sulla bocca: "Assolutamente, vado a prenderle una sedia" annunciò alzandosi dal letto e sistemandosi.
"Se volete posso passare un'altra volta" propose Senior visibilmente divertito dalla situazione.
"Si" rispose lui.
"No" rispose lei.
"E' meglio che vada ora, si prenda tutto il tempo che vuole, io ho bisogno di bere qualcosa di fresco" fece una pausa, "molto fresco" aggiunse uscendo dalla stanza di corsa.
"Che fulmine!" commentò l'uomo più anziano, "allora ho davvero interrotto qualcosa, eh?".
"Secondo te?" sospirò il figlio sfiorandosi le labbra.
"Ma come? Non sei ancora arrivato fino infondo con lei?" chiese stranito.
"Non ho alcuna intenzione di rispondere a questa domanda!" si mise sulla difensiva.
L'uomo fissò il figlio perplesso: "Oh signore! Noi due dobbiamo fare un discorso Junior, ci sono delle cose che devo insegnarti".
"Papà!!".

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora