Capitolo 16

168 10 1
                                    


"Korghin" lo chiamò.

"Tony?! È bello rivederti in piedi" sorrise lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo.

"Già, ascolta, domani tu uscirai da qui!".

Il giovane socchiuse gli occhi perplesso.

"Tieni" riprese Tony estraendo dalla tasca dei guanti da saldatore, "me li sono fatti dare dai ragazzi che fanno laboratorio, domani sera ci sarà un nuovo incontro a cui parteciperò...".

"Ma è troppo..." non poté completare la frase che Tony lo zitti piazzandogli l'indice della mano davanti al viso ed il marine tacque nuovamente.

"Pare che domani ci sarà un pezzo grosso quindi tutta l'attenzione sarà su di lui, tu indossando questi guanti ti collocherai sotto la jeep adibita al nostro trasporto, non preoccuparti, il materiale con cui sono fatti i guanti eviteranno che ti ustioni le mani. Una volta fuori, approfitta del buio per sgattaiolare al primo semaforo rosso. Tutto chiaro?" spiegò Tony con estrema cura.

"E che ne sarà di te?" chiese infine il giovane marine.

"Sei più preoccupato tu di mio padre, questa cosa mi mette seriamente a disagio" mormorò accigliato. L'altro scoppiò a ridere: "Ok, messaggio recepito, non aggiungerò altro".

"Bravo" ammiccò l'agente dell'NCIS, "ora ascoltami bene, è molto importante! Una volta fuori di qui, corri all'NCIS e chiedi di parlare con Leroy Jethro Gibbs, raccontargli tutto, di lui puoi fidarti, ok?".

L'altro annuì con forza.

"Bene" gli sorrise, "ora torno in camera, domani si va in scena e devo essere sicuro di non stramazzare al primo scambio di colpi" concluse avviandosi verso il dormitorio.

******

Il tempo all'interno della sala degli interrogatori dell'NCIS sembrava essersi fermato, il colonnello Gilliam era impassibile nella sua posizione di assoluto silenzio, mentre Gibbs fu costretto ad andare nell'altra stanza per non mettergli le mani addosso.
"Gibbs non puoi costringerlo a parlare con la forza" lo stava ammonendo Vance, "capisco come ti senti, ma così ci mettiamo solo in un mare di guai".
"Continui ancora a preoccuparti della tua posizione Leon?" sbuffò Jethro passeggiando nervosamente da un punto all'altro della stanza.
"Sei troppo coinvolto, dovrei sollevarti dall'incarico, anzi dovrei sollevare l'intera squadra, affidare questo compito a voi è stato un errore" sospirò il direttore.
"Non azzardarti a farlo!" gli tuonò Gibbs con rabbia, "stiamo parlando di un mio uomo, io non abbandono i compagni".
"Stai esagerando! Finora sono stato paziente perché ho cercato di mettermi nei tuoi panni, ma esigo rispetto in quanto tuo superiore Gibbs" lo riprese Vance.
"Rispetto?" scrollò il capo ridendo, "non farmi ridere Leon perché non ne ho per niente voglia, tu hai usato Tony per tagliare le gambe a qualcuno su in alto e ora sei pronto ad abbandonarlo al suo destino".
"Questo non è vero e lo sai" si difese Vance, "io ho molta stima dell'agente DiNozzo, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà, quel video Gibbs è un addio" fece una pausa, "DiNozzo è...".
"Non dirlo!" scattò Gibbs, "Non....dirlo...intesi?" ripeté scandendo bene le parole.

I due uomini restarono a scrutarsi in silenzio, Gibbs era ingestibile e Vance non era disposto a dargli tregua, ma l'ingresso di Timoty smorzò la tensione: "Capo? Ah direttore c'è anche lei" si sorprese Tim.
"Cosa c'è McGee?" chiese Gibbs sfinito.
"C'è una persona che chiede di lei, dice di chiamarsi Korghin, l'ho fatto accomodare in sala conferenze" annunciò l'agente.
"Korghin? Dove l'ho già sentito?" borbottò Vance.

"E' quello con cui DiNozzo ha legato all'interno della base, andiamo!" rispose Gibbs spostando letteralmente di peso Tim dalla porta e dirigendosi in sala conferenze.


Fino all'Ultimo RespiroWhere stories live. Discover now