Capitolo 57

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"Jethro? Jethro?".

"Ducky, che ore sono?" rispose Gibbs mezzo addormentato.

"Sono le 7 e sei di nuovo venuto a dormire in sala autopsie, dovresti andare a casa di tanto in tanto, non credi?" sospirò il dottor Mallard accendendo le luci del locale.

"Hai ragione, ma qui si dorme bene" ironizzò Jethro stordito dal sonno.

"Effettivamente nessun dei miei pazienti si è mai lamentato" scherzò Ducky ed insieme sorrisero sommessamente.

"Vado a prendermi un caffé, ne vuoi uno?" chiese Gibbs indossando la giacca.

"No grazie Jethro, ma credo che a Abigail farebbe piacere".

"Abby è qui? Non è tornata a casa ieri?" chiese Gibbs con una smorfia.

"No, voleva a tutti i costi finire la sua analisi sulla foto che le ha portato Fornell, mi chiedo quando finirà questa storia" sospirò il dottore.

"Finché Tony non sarà al sicuro, non sarà possibile abbassare la guardia" rispose serio, "vado da Abby" annunciò lasciando il dottor Mallard da solo.

Prese l'ascensore diretto al laboratorio della scientifica dove la specialista forense si era preparata un angolino tutto suo per passare la notte ed usando il suo fedelissimo ippopotamo Berth come cuscino.

Gibbs si piegò su di lei passandole una maxi bicchierone di Caf-pow sotto il naso facendola svegliare all'istante: "Gibbs! Buongiorno" sorrise stiracchiandosi.

"Abby, apprezzo il tuo impegno, ma potevi anche tornare a casa, no?" le chiese.

"Non me ne vado a casa da sola! Tony non è ancora tornato a casa e io non sarò da meno!" ribatté fiera.

"Abby, per Tony potrebbero volerci mesi, pensi di dormire sul pavimento tutto questo tempo?" sorrise l'uomo divertito. Abby era una delle poche persone che riusciva sempre a strappargli un sorriso spontaneo e per lui era un vero toccasana. Era molto affezionato all'analista forense e apprezzava molto la sua compagnia.

"Cos'hai trovato?" le chiese.

"Allora, ho analizzato la foto di cattivo gusto che hanno lasciato sulla porta di Tony, tra l'altro mi chiedo quando gliel'abbiano scattata...mah! Comunque, sulla foto non ci sono nè impronte né traccia di DNA, ma..." iniziò Abby tutto d'un fiato, "ho trovato qualcosa sullo scotch che è stato usato per attaccare la foto sulla porta e più precisamente della saliva".

"E sappiamo di chi è questo campione di saliva?" chiese sorseggiando il suo caffé.

"Certo Gibbs, per chi mi hai presa?" scattò fingendosi ferita, "si tratta di Ramona Sanchez, ex sargente dei marine, è stata in Iraq ed ha partecipato alla guerra del Golfo, ma...".

"E' stata congedata con disonore quasi otto anni fa, si lo so".

"Come fai a... oh non importa!" fece spallucce Abby bevendo un gran sorso dal suo Caf-pow.

"Grazie Abby, sei stata grande!" sorrise Gibbs baciandole la guancia ed uscendo di corsa del laboratorio.

****

Il dottor Cale entrò nella stanza dove l'agente DiNozzo stava riposando, non aveva ripreso ancora coscienza e la febbre si abbassava giusto in concomitanza con la somministrazione dei farmaci per poi ritornare altissima.

"Buongiorno Anna" salutò l'infermiera che non si era allontanata un attimo dal capezzale del paziente.

"Dottore, ha visto la TAC?" chiese trafelata. Aveva passato l'intera notte in bianco a prendersi cura di Tony attraverso una lunga lotta disperata contro il tempo e le convulsioni che rischiavano di colpire l'uomo per la febbre troppo alta.

"Si, ho qui il risultato" disse mostrandole una cartelletta bianca.

Anna trattenne il fiato in attesa che il dottore riprendesse a parlare.

"Ora sappiamo per certo qual è la causa della sua cecità, è assurdo che nella prima lastra non fosse risultato nulla, ma la sua idea di sottoporlo ad una tempestiva TAC ci ha permesso di fare un punto saldo sulla situazione" iniziò il dottore guardando l'interno del fascicolo, "purtroppo questa non è comunque una bella notizia" sospirò.

Anna lo guardò con gli occhi sgranati ed il cuore in gola.

"Forse è meglio se fa venire qui suo padre, dobbiamo parlare urgentemente col signor DiNozzo e farci firmare l'autorizzazione a procedere" concluse.

"Dottor Cale, che cos'ha?" sussurrò appena.

"Un ematoma...un coagulo dietro il nervo ottico è quello che non gli permette di vedere, la cosa grave è che se non lo asportiamo in fretta continuerà ad far propagare l'infezione all'interno del corpo dell'agente DiNozzo, però c'è anche il rischio che non sopravviva all'operazione" fece una pausa, "i suoi valori sono bassi, la pressione è al minimo ed il suo cuore è troppo affaticato...".

"Lui ce la farà!" scattò la donna convinta, "Tony è forte, lui ce la farà!".

Il dottor Cale le sorrise dandole una pacca sulla spalla: "Vorrei avere la sua certezza, Anna, ma dobbiamo essere obiettivi, questo ragazzo è ancora troppo debole...".

"Lo... faccia..." mormorò Tony con voce strozzata.

Sia Anna che il dottor Cale, si voltarono a guardarlo.

"Tony?" lo chiamò Anna accarezzandogli la fronte sudata.

"Non... chieda nulla a... mio padre...,ha la mia... auto...autorizzazione" tossì ansimante, parlare era diventato difficile quanto respirare.

"Non so quanto ha sentito della nostra discussione, ma agente DiNozzo lei..." cercò di rispondere il dottore, ma Tony lo bloccò: "Mi ascolti bene! Se non mi toglie questo affare dalla testa muoio e se provo a toglierlo, rischio di morire sotto i ferri, quindi dove sarebbe la differenza?" fece diverse pause tra una parola e l'altra, "sono un DiNozzo e, se devo morire, lo farò combattendo!" concluse continuando a sudare e tremare come una foglia.

"Tony non sforzarti!" sussurrò Anna continuando ad asciugargli il volto. Lui sorrise debolmente: "Se devo vivere aspettando di morire, tanto vale morire nel tentativo di vivere!" concluse prendendole la mano ed intrecciando le dite. Alla ragazza stava per scoppiare il cuore dall'ansia ma anche dalla gioia di quelle parole, avrebbe voluto dar voce ai suoi sentimenti, ma non voleva far intendere al dottore cosa fosse successo tra lei ed il paziente. A malincuore liberò la mano per lavare la benda e riporla nuovamente sulla fronte dell'uomo che era rimasto col palmo aperto in attesa che lei gli riprendesse la mano.

"Dottore?" disse infine la donna senza voltarsi verso di lui, "se questa è la volontà del paziente, va rispettata, giusto? Lui vuole lottare, non possiamo non ascoltare le sue parole" continuò cedendo alla tentazione riprendendo la mano dell'amato e stringendola delicatamente.

"Ne è davvero certo signor DiNozzo? Ha davvero capito la gravità della sua situazione?" chiese il medico, "il suo attuale stato fisico è dovuto all'infezione propagata da questo ematoma e le sue dimensioni creano una pressione sul nervo ottico che gli procura la cecità. L'intervento sarà lungo e delicato, ma il suo cuore ha avuto tre collassi a distanza di poco tempo, c'è il serio pericolo che non sopravviva all'operazione e poi, sinceramente, non abbiamo neanche la certezza assoluta che alla fine recupererà la vista. Voglio essere chiaro con lei, non è mia intenzione darle false speranze".

"La ringrazio dottore, ma se non mi opero, morirò lo stesso o sbaglio?" ribatté Tony debolmente.

Il dottore lo guardò con compassione, quell'uomo gli faceva una gran pena: "No, non sbaglia." sospirò.

"Allora proceda" sorrise, "faccia tutti i preparativi del caso, io l'aspetto qui" concluse tossendo.

"Faccio preparare la sala operatoria, Anna lei lo prepari per l'intervento" annunciò il dottore lasciando la stanza.

"Si, dottore".

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora