Capitolo 20.

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Evan's POV

"Gemendo siamo venuti al mondo. Quando si nasce si piange perché ci si ritrova in questo palcoscenico di matti"

Amleto è uno dei miei libri preferiti. Questa è la terza volta che lo leggo. Sono appassionato di Shakespeare da molto tempo e nessuno lo sa a parte Chanel dato che mi ha sentito pronunciare qualche sua frase celebre.

"Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere"

Ricordo la frase che ha detto Chanel quando abbiamo litigato. È una frase di Amleto e non pensavo che lei leggesse Shakespeare. Una tipa così strana.

Continuo a leggere il libro quando dalla finestra sento dei rumori. Lascio perdere e ripongo lo sguardo sulle pagine.

"Evan" sento chiamarmi e bussare alla porta di vetro che si affaccia al balcone.
"Santo cielo" mi alzo di botto e vado ad aprire a quella pazzoide di Chanel.

"Cosa diavolo ci fai qua? Sta piovendo!" Le prendo una coperta e gliela Poggio sulla spalla.
"Dovevo parlarti" dice sbattendo i denti,
"Ma stai congelando!"
"No ma dai! Sta piovendo a dirotto la fuori e io per risolvere con te ho scalato un balcone bagnandomi tutta"
"Vedo che il sarcasmo l'hai portato con te" faccio una leggera risata.

"Cosa dovev.."
"Scusa" mi dice senza farmi finire.
"Di cos.. aspetta tu mi hai chiesto scusa?"
"Si"
"Tu non chiedi mai scusa a nessuno, sbaglio?"
"Non sbagli, ritieniti fortunato plebeo" ridiamo leggermente.

"A cosa devo questo onore?" Mi avvicino a lei quasi sussurrandoglielo,
"Ai miei errori, ai miei sbagli, ai treni persi perché avevo paura di cambiare e di sbagliare un'altra volta"mi dice piano "e perché ho bisogno di te".

A questo punto non riesco più a trattenermi, le afferro il viso e faccio congiungere le mie labbra alle sue. 
Lei mette le braccia intorno al mio collo e io sposto le mie mani sui suoi fianchi.
Le nostra labbra danzano insieme beatamente.
Quanto tempo aspettavo questo momento, quanto tempo volevo che lei fosse mia.
La desideravo con tutto me stesso e ora siamo qui.

Ci stacchiamo continuando a guardarci negli occhi.
"Ti vado a prendere una tuta pulita" sussurro.
Apro l'armadio e trovo una tuta grigia, gliela passo, poi esco due minuti dalla stanza così da potersi cambiare.

Ci stendiamo sul mio letto uno accanto all'altro guardando il soffitto.
"Stavi leggendo Amleto?" Mi chiede afferrando il libro,
"Si, è la terza volta"
"Abbiamo un giocatore di Football un po' secchione"
"Non sono secchione! Mi piace leggere tutto qua" mi difendo,
"Sisi come dici tu" fa lei sarcastica.

"Non pensavo potesse mai succedere" dice ad un tratto guardando di nuovo il soffitto,
"Cosa?"
"Io qui con te, nel senso con un ragazzo"
"Perché?" Azzardo,
"Lunga storia" sospira,
"Io sono qui".

Riscaldami il cuoreWhere stories live. Discover now