Capitolo 18

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Author's Note

Inizio salutando e ringraziando tutti i lettori che hanno avuto la pazienza enorme di aspettarmi per tutto questo tempo. Sono davvero dispiaciuta per le lunghe attese a cui vi sottopongo, ormai troppo spesso per i miei gusti, ma purtroppo la scuola e il lavoro non mi lasciano tempo per fare quello che più mi piace, cioè scrivere, e nel pochissimo tempo libero che ho sono così stanca da non riuscire neanche a pensare, figuriamoci mettere per iscritto frasi intere. 

Purtroppo non posso assicurarvi che da qui in poi non ci saranno più attese e inizierò a pubblicare con regolarità, anche se ce la metterò tutta affinchè questo sia possibile. Una cosa però ve la posso assicurare: ci sarà sempre un nuovo capitolo fino a che la storia non sarà finita, non importa quanto tempo passerà tra un capitolo e l'altro, potrete stare sempre certi che prima o poi il capitolo successivo arriverà, perchè non ho nessunissima intenzione di abbandonare questa storia. Spero con tutto il cuore che non la abbandonerete neanche voi.

Grazie infinite per il vostro sostegno.   

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«Ho un'idea geniale!» esordì Lexy, lanciandosi di peso sul divano, dove mi ero accucciata sotto una caldissima e soffice coperta di lana a guardare un po' di televisione per cercare di distrarmi dal fatto che io ed Harry ancora non avessimo fatto pace e dall'idea che probabilmente quell'evento non si sarebbe mai verificato.

Stavo giusto cercando di convincermi -senza successo- a farmene una ragione, quando Lexy aveva deciso di interrompere la mia autocommiserazione con la sua presenza sempre esuberante.

Quella ragazza mi ricordava sempre di più quei coniglietti della Duracell, dotati di energia infinita. Non sembrava mai stanca o giù di morale, mentre io non facevo altro che deprimermi. Quanto la invidiavo. Mi sarebbe bastato anche solo un pizzico della sua carica, e invece niente.

«Terra chiama Callie» scherzò lei, schioccandomi le dita davanti alla faccia per richiamare la mia attenzione.

In risposta, mi limitai a mugugnare infastidita e a scacciare con un gesto della mano le sue dita che mi ostruivano la visuale da quella telenovela argentina a cui ormai mi ero appassionata. Gesù, quanto ero patetica. Mancava solo un barattolo di gelato da divorare e il clichè sarebbe stato completo.

«Ho capito, allora non ti interessa conoscere il mio piano diabolico per farti parlare con Harry. Tranquilla, capisco che la storia sordida di Maria e Ramòn sia più importante» blaterò Lexy, mentre lentamente prese ad alzarsi dal divano.

Al che, non riuscii più a trattenermi e con un sonoro sbuffo mi sporsi e la afferrai saldamente per un braccio, trascinandola di nuovo sul divano.

«Tu non vai da nessuna parte, signorinella» sentenziai, ignorando la faccia un po' troppo compiaciuta della mia amica, che, a quanto pareva, era pienamente riuscita nel suo intento.

«Forza, raccontami questo piano.»

* * *

«Non sono convinta che questa cosa funzionerà» obiettai sempre più scettica.

«Funzionerà, tranquilla. Harry non è proprio capace a dirmi di no» affermò Lexy.

«Non è quella la parte che mi preoccupa» dichiarai, sempre più agitata, «è quello che viene dopo. E se non volesse starmi a sentire? E se non volesse parlarmi? E se mi dicesse che è tutto finito? E se-»

«Smettila di torturarti in questo modo» mi interruppe la mia amica, scuotendomi per le spalle, in modo da farmi smettere di blaterare. «Non devi essere così nervosa, non ce n'è motivo. Sono sicura che andrà tutto bene.»

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