Capitolo 6

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Dopo che Madison se n'era andata, decisi di uscire in cortile per prendere una boccata d'aria. Non credevo di certo che mi avrebbe perdonata facilmente, però speravo che almeno avrebbe fatto un piccolo passo nei miei confronti.

Invece così non era stato.

Magari dovevo lasciarle solo un po' di tempo per rifletterci su. Forse, quando si sarebbe calmata, avrebbe visto le cose sotto un'altra prospettiva e avrebbe deciso di seppellire l'ascia di guerra una volta per tutte. Se non fosse andata in questo modo, me ne sarei dovuta semplicemente fare una ragione.

Avevo bisogno di un po' di solitudine in quel momento, non me la sentivo di parlare con nessuno. Volevo prendermi del tempo per me stessa, così da riordinare al meglio le idee. E avevo trovato proprio il posto perfetto per farlo.

Avevo individuato un dondolo di legno, posizionato all'ombra dei due alberi più grandi del cortile. Non avevo esitato neanche un secondo a sedermici sopra, aggiustando i cuscini che lo ornavano per trovare una posizione più comoda. Quando ci fui riuscita, mi spinsi leggermente con le gambe, per far iniziare a muovere lentamente il dondolo avanti e indietro.

Cullata da quel movimento, dalla leggera brezza che attenuava il calore del sole e faceva frusciare le foglie degli alberi che mi circondavano, dal cinguettio degli uccelli che svolazzavano allegramente da un ramo all'altro e dal profumo dei fiori che permeava l'aria tutt'intorno, mi rilassai completamente e riuscii finalmente a svuotare la mente dai pensieri che la opprimevano.

Mi mancava soltanto un bel libro e poi quel momento sarebbe stato assolutamente perfetto.

Per un attimo, mi sentii enormemente fiera di me stessa: soltanto qualche giorno prima sarei sicuramente ricorsa all'alcol per stordirmi ed evitare di pensare, ma adesso stavo seriamente provando ad essere una persona migliore e questo significava anche che dovevo imparare ad affrontare i miei problemi.

Sì, avevo tremendamente bisogno di bere qualcosa, un vero bisogno fisico, doloroso quasi, però stavo resistendo, non stavo cedendo, e questo era quello che più importava.

L'angolo di paradiso in cui mi trovavo mi stava decisamente dando una grande mano e avevo già deciso che quello sarebbe stato senza dubbio il mio posto preferito di tutta la casa.

Era davvero indescrivibile e decisamente sensazionale, il luogo ideale per stare un po' in tranquillità all'aria aperta, oppure, più semplicemente, per godersi qualche attimo di pace e di solitudine, quando le quattro mura della casa iniziavano ad essere soffocanti. Esattamente come lo erano diventate prima. Mi si erano strette sempre di più intorno e avevo avuto la sensazione che di lì a poco mi avrebbero schiacciata. Per questo motivo avevo sentito l'impellente necessità di fuggire e respirare aria fresca e pulita.

La spensieratezza, purtroppo, era durata davvero molto poco e la mia mente aveva ricominciato a lavorare a più non posso.

La cosa che più mi preoccupava in quel momento era quello che gli altri stessero pensando di me. Mi consideravano una persona orribile? Mi disprezzavano? Durante il mio racconto avevo tenuto tutto il tempo gli occhi bassi per non incrociare lo sguardo di nessuno, poi, quando avevo terminato di parlare con Madison, me n'ero andata così in fretta che non ero riuscita a cogliere alcun segnale che mi potesse svelare come gli altri avessero reagito al mio discorso.

«Ehi.»

Bastò quel saluto pronunciato da una voce profonda e roca a mettermi un'enorme agitazione. A quanto pareva, di lì a breve, avrei risolto ogni mio dubbio.

«Ehi» sussurrai in risposta.

«Posso?» chiese Harry, indicando il posto vuoto vicino a me, sul dondolo che stavo continuando imperterrita a far muovere.

Addicted to you [H.S.]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant