Capitolo 17

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Quella mattina mi ero svegliata più scombussolata che mai e la sola ed unica ragione del mio disordine emotivo era Harry. Era sempre Harry, ultimamente. 

Anche il fatto che nell'ultimo periodo tutte le emozioni che provavo dipendessero esclusivamente da lui mi metteva parecchio in subbuglio.

Come avevo fatto a legarmi così tanto ad una persona che avevo appena conosciuto?

C'era quella scintilla tra di noi che faceva sì che ogni volta che lo vedessi quasi mi mancasse il respiro e ogni volta che mi stringesse tra le braccia mi sentissi a casa.

Sapevo che Harry era quello giusto. Non avevo la più pallida idea di come l'avessi capito, ma forse è proprio questo il punto: non è una cosa che capisci in qualche modo, è una cosa che sai e basta. E io lo sapevo.

Però ero terrorizzata dall'intensità dei sentimenti che ci attiravano l'uno all'altra. Era tutto così amplificato, travolgente, e, in questo caso, devastante.

Forse avevamo sbagliato ad avvicinarci così presto, ad assecondare subito quell'attrazione che ci chiamava, senza darci il tempo di costruire prima un rapporto solido che ci proteggesse le spalle. O forse avevamo fatto bene. Non ne ero più tanto certa. Non potevo esserlo, quando erano due giorni che Harry mi evitava totalmente.

L'impresa era piuttosto ardua, visto che vivevamo nella stessa casa, ma lui si stava davvero impegnando e ci stava riuscendo alla grande. Non pranzava e non cenava con noi, giustificandosi con scuse varie - una volta non si sentiva bene, una volta non aveva fame, una volta era stanco -, faceva colazione prestissimo o tardissimo, in modo da assicurarsi che non ci fosse nessun altro, se ne stava quasi sempre chiuso in camera sua ed ero convinta che avesse chiesto a Matt di non assegnargli turni oppure avesse fatto cambio con qualcuno dei ragazzi, perchè in quei due giorni non aveva mai avuto niente da fare.

Il primo giorno ero stata furiosa, furiosa al punto di vederci rosso dalla rabbia ed Harry era stato fortunato a non avermi incrociata neanche per sbaglio, perchè non avrei risposto di me. Sarei anche potuta ricorrere alla violenza fisica per quanto ero arrabbiata con lui e con il suo stupido comportamento immaturo. Non solo si era fatto film mentali, ingigantendo cose insignificanti e trasformandole in quello che non erano, ma non mi aveva neanche dato la possibilità di spiegare, ed in più ora rendeva anche impossibile ogni tentativo di chiarimento.

Non sopportavo questo suo atteggiamento. Come si può pretendere di far funzionare una relazione - o qualunque cosa fosse quello che c'era tra di noi - se ad ogni minimo problema o ad ogni difficoltà si abbandona tutto e si scappa? E questo mi portava a pormi altre domande, del tipo: se ci tenesse davvero a me, non dovrebbe cercare di risolvere la situazione, anzichè allontanarmi?

Inevitabilmente, il secondo giorno la rabbia era scemata, lasciando il posto alla delusione, alla tristezza e all'amarezza.

Forse lui non credeva abbastanza in noi, forse io ci credevo troppo, forse avevamo commesso un errore e avevamo affrettato le cose, forse non ci conoscevamo a sufficienza, forse non eravamo pronti o forse eravamo semplicemente troppo incasinati per poter anche solo sperare di costruire qualcosa di bello.

Non sapevo più che pensare ed Harry di certo non mi stava aiutando. 

La sera prima lo avevo incrociato nel corridoio, prima che si nascondesse per l'ennesima volta nella sua camera, e avevo provato a fermarlo, ma non c'era stato niente da fare, non si era nemmeno girato a guardarmi, aveva proseguito per la sua strada come se neanche esistessi.

Quella sì che era stata una bella botta per il mio povero piccolo cuore. Credevo che un giorno gli sarebbe stato sufficiente per sbollire e chiarirsi le idee, ma il fatto che dopo due giorni si rifiutasse anche solo di guardarmi mi stava facendo temere il peggio.

Addicted to you [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora