15-Di riflessioni da diabete

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James era sconvolto. Non poteva crederci. Il suo cuore batteva all'impazzata, non riusciva a respirare. Strinse forte la mano di Brooke nella propria, un silenzioso gesto che significava "Sono qui per te, e qui rimarrò. Sempre."
Brooke ricambiò la stretta.
Cos'era appena successo?
Semplice: uno dei momenti più belli della sua vita.
Erano lì, al buio, a guardarsi negli occhi, stretti in un abbraccio, le braccia di James avvolte intorno a Brooke come per proteggerla.
Si baciarono di nuovo, e James provò una sensazione indescrivibile. Si sentiva realizzato. Si sentiva amato. Si sentiva infinito. Una sola parola non bastava per descrivere ciò che si sentiva.
Intorno ai due ragazzi, aleggiava una nebbiolina misteriosa, creata artificialmente per migliorare l'atmosfera al Laser Game. Come colonna sonora, il rumore degli spari emessi dalle pistole giocattolo.
Anche se si trovavano al buio, James riusciva a distinguere i particolari del viso di Brooke, specialmente i suoi occhi. Erano meravigliosi. Spesso si dice che gli occhi sono le finestre dell'anima, e nel caso di Brooke era proprio vero: irradiavano felicità e energia, ed erano stupendi, proprio come lei.
James non sapeva dire con precisione quando si fosse innamorato di Brooke. Non poteva collocare l'avvenimento in una data precisa. Era semplicemente successo. Per citare John Green, "Mi sono innamorato così come ci si addormenta: piano piano, e poi tutto in una volta."
Però era sicuro di ciò che l'aveva fatto innamorare: Brooke era la persona più positiva e fantastica che conoscesse: ti illuminava con il suo ottimismo e ti contagiava con la sua risata, cercava sempre di aiutare gli altri, e aveva una parola buona per tutti. All'apparenza non si notava, ma era incredibilmente simile a James: entrambi cadevano a pezzi, avevano bisogno di aiuto, ma mettevano gli altri prima di sé stessi. Forse alla fine si erano innamorati perché sotto sotto entrambi avevano bisogno di qualcuno che li sostenesse, che li aggiustasse mentre si disintegravano per salvare qualcun'altro.
Forse la loro non era una storia complicata, che ti fa piangere e penare, piena di separazioni, gelosie e pianti. Forse la loro non era una storia triste e drammatica, non era una storia da soap opera, ma a loro andava bene così.
La loro storia era semplice, dolce, felice. Si completavano a vicenda, si aiutavano a superare le difficoltà. E nel suo piccolo, la loro storia era semplicemente perfetta.

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Mi dispiace se in questi giorni sono stata (e sarò inattiva) ma sto cercando di finire i compiti così da avere Settembre libero per un ripasso generale.
Sono consapevole di quanto faccia schifo questo capitolo (che è pure cortissimo) e mi dispiace, sto scrivendo i prossimi e vi prometto che non saranno così penosi.
Stay tuned
Loony

La speranza è la prima a morireWhere stories live. Discover now